8 Maggio 2014 09:13

Sciuscià

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Era appena finita la guerra, gli italiani tiravano le somme e, come si diceva a Napoli: “Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato; scordiamoci il passato”.

I superstiti tornavano a casa, le famiglie si ricomponevano, c’era speranza nel futuro. Cominciava la ricostruzione di una società disgregata da una terribile guerra ed i media riprendevano le pubblicazioni dopo un ventennio di censure. Anche l’editoria riservata ai ragazzi riprendeva ed oltre le testate storiche, come “il Corriere dei Piccoli” ne sorsero altre, alcune ispirate alle recenti vicende belliche.

Un fumetto in particolare colpì la mia fantasia di bambino: una piccola striscia orizzontale, con l’effige di un fanciullo a sinistra della copertina e “Sciuscià”per titolo. Il giornalino, pratico nel formato, catturò l’attenzione di noi ragazzini e attraverso il passaparola fu comprato da quasi tutti.

Il primo numero uscì nel 1949 e ricordo benissimo la circostanza e le vicende del piccolo protagonista alle prese con i nazisti che, pochi anni prima, occupavano le città del centro Italia. Nico e Fiammetta diventarono eroi di una generazione; le loro gesta rocambolesche colpirono l’immaginario collettivo e ricordo anche adulti che si appassionavano alle loro storie. Conservai quella collezione per molti anni, quando poi le inesorabili circostanze della vita, dissolsero quel “tesoro” cartaceo, la cui memoria però è rimasta indelebile.

Da adulto capii meglio le vicende descritte e quel titolo onomatopeico “Sciuscià”, che era stato mutuato dall’omonimo film di De Sica del 1946.

Shoe shine (scarpa-lustrare) si pronuncia “sciù-sciain”, volgarizzato in italiano per indicare il mestiere che facevano a Napoli i ragazzi per guadagnare qualche lira, ragazzi che parteciparono attivamente durante le famose quattro giornate per cacciare i tedeschi dalla città. Il fumetto, inventato ed editato da Tristano Torelli, fu pubblicato fino al 1955 con la matita di Ferdinando Tacconi, un giovane illustratore in seguito affermatosi in Inghilterra con numerose storie di vicende belliche. Tornato in Italia collaborò con “il Giornalino” ed il “Corriere dei Ragazzi”, sul quale con testo di Alfredo Castelli ha disegnato la famosissima serie de “gli Aristocratici”, tradotta in tutto il mondo.

Ora le strisce di “Sciuscià” sono contese nel mercato dei collezionisti di fumetti ed hanno raggiunto quotazioni da amatore.

Angelo Libranti

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