Con l’approssimarsi della data di uscita in sala del nuovo film targato Marvel, Captain America: il Soldato d’Inverno, una rilettura della splendida miniserie dedicata proprio al “Winter Soldier” è più che mai consigliabile.
Pubblicata in Italia da Panini Comics, tra maggio 2013 e gennaio 2014, la (mini) serie può contare, per buona parte, sui testi di uno straordinario Ed Brubaker, un fuoriclasse che è da qualche anno al centro dell’attenzione di pubblico e critica.
Il Soldato d’Inverno racconta i momenti più bui del passato di quel James “Bucky” Barnes, prima e storica spalla di Capitan America (o, come si dice oggi, “Captain” America).
Nato dalla penna di Joe Simon e dal pennino di Jack Kirby (che, non a caso, viene ricordato da tutti come “the King”, il Re) nel 1941, Bucky diventa, con il passare degli anni, una delle tante dimostrazioni che anche un personaggio nato come gregario, come “spalla” dell’eroe – e se non è un eroe Cap, allora, chi lo è? – possa invece vivere di vita propria, e sviluppare una personalità a tutto tondo, anche in archi narrativi complessi.
Effettivamente, il lavoro di Brubaker sul “Soldato d’Inverno” ci riporta proprio a questo: il corpo di Bucky viene ritrovato nel Canale della Manica nel 1945. I Sovietici, che lo recuperano, sperano di trovare nel suo sangue tracce del siero del super-soldato (quello che fa diventare Capitan America il soldato semplice Steve Rogers). Pur fallendo nella loro missione, i russi si rendono conto che Bucky è ancora vivo, pur in preda a una totale amnesia.
Quello che era il miglior alleato di Capitan America diventa così, suo malgrado, un perfetto soldato russo, compiendo azioni atroci, delitti, e quant’altro.
In un crescendo, che sarebbe delittuoso raccontare in una recensione, di colpi di scena, la miniserie si conclude con una nuova ondata di “scheletri nell’armadio” del personaggio.
È raro trovare “run” (ovvero cicli di storie nel fumetto americano) di così grande impatto e qualità: grazie anche a uno staff artistico di grandissimo pregio, Il soldato d’inverno è una lettura consigliatissima, che ben introduce alla visione del film. Con una realtà che ci sta pian piano precipitando nuovamente in un clima da Guerra Fredda, una sana boccata di fantasia non può che far bene. In una parola? Imperdibile!
[Recensione di Giampiero Leo]