14 Ottobre 2013 01:40

VIEW FESTIVAL 2013, l’animazione digitale torna a Torino.

 

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Anche per quest’anno si sono svolte a Torino presso il cinema Massino le proiezioni del “View festival” l’evento internazionale dedicato al cinema d’animazione digitale in tutte le sue forme. In questa parte pubblica dell’evento si uniscono retrospettive su festival internazionali analoghi (come l’australiano “Pause Fest” e il “Siggraph”, il più importante di tutti, fatto in località sempre diverse del nord America) a proiezioni di film e selezioni di cortometraggi.

L’edizione di quest’anno ha presentato in anteprima nazionale il cortometraggio “I Puffi, la leggenda di Smurfy Hollow”, recentissima produzione della Sony Pictures Animation fatta partendo dai personaggi in 3D realizzati per i recenti lungometraggi, ma questa è solo l’introduzione; Infatti la leggenda raccontata è stata interamente disegnata in tradizionale animazione 2D con lo stile simile a quello delle serie che tutti ricordiamo (e che attualmente vengono riproposte in televisione).

Per chi fosse rimasto stranito dal film sarà gratificante vedere un cortometraggio in cui lo spirito dei personaggi ideati da Peyo non subisce variazioni esagerate nonostante si scontri con la ben nota leggenda statunitense del cavaliere senza testa che lancia zucche infuocate.

Altra anteprima nazionale è stata quella del nuovo lungometraggio della Sony Pictures Animation  “Piovono polpette 2, la rivincita degli avanzi”. Visione su invito preceduta da perquisizione e imbustatura di telefonini e fotocamere per evitare che qualcuno potesse rendere pubbliche parti del film prima dell’uscita.

Sulla trama del film chi scrive rimanda a commenti di altri perché non è in grado  di esprimersi. Basti sapere che all’uscita dalla sala si respirava un clima di perplessità generale da parte del pubblico di ogni età.

Ha ottenuto molto successo la proiezione del film “Monster University” con il regista Dan Scalon presente in sala. Alla fine della proiezione il nostro ha parlato del film e risposto alle domande del pubblico oltre a firmare autografi fatti sulla locandina del film distribuita per l’occasione a chiunque la desiderasse.

Interessante come sempre “Italianmix”, la selezioni di cortometraggi fatti in Italia con cortometraggi di autori noti come Massimo Carrier Ragazzi, che con il suo studio “Maga” ha realizzato “La vera storia di Brigale Rosa e mago nocciolo”, una simpatica favola dove la finalità pubblicitaria non guasta la storia.

Altri corti sono di debuttanti pieni di idee come “Diari della terza era”, di Claudio Ripalti e Daniela Cancellieri, che con un budget ristretto (1500 euro) l’autoproduzione di armature, la ricerca di luoghi adatti nella propria regione, una buona colonna sonora, degli effetti speciali niente male e l’aiuto di amici, parenti e appassionati hanno portato sullo schermo una piccola parte dell’universo fantastico di J.R.R Tolkien con risultati decisamente sorprendenti.

Per rendere omaggio alla creatività indipendente sono stati proiettati i lavori dell’artista e professore d’animazione all’università dell’Iowa Peter Chanthanakone. Opere dalle storie controverse realizzate in un 3D decisamente personale, lontano dalle “leccature” a cui la grande industria ci ha viziato e che un bel numero di indipendenti sta volutamente attaccando da qualche anno per questioni di libertà creativa.

Sempre in questo discorso rientra “Animation Tag Attack”, un corto diviso in dodici parti realizzati da studi diversi senza che ci fosse una storia o un unico stile (anche se i personaggi dovevano essere noti a tutti di sicuro) ma continuando il frammento precedente, visto solo per pochi secondi, seguendo la tradizione surrealista del “Cadavere squisito”. Il risultato è talmente valido da far venire voglia di vedere più esperimenti di questo tipo.

Tra i lungometraggi proiettati era presente “O Apostolo” di Fernando Cortizo, meraviglioso film a pupazzi animati già vincitore del premio del pubblico al festival di Annecy. Disgraziatamente sembra che questo film si potrà vedere solo ai festival, quindi se avete l’occasione non fatevela scappare.

Tra i documentari che fanno venire salutari dubbi a chi li vede si colloca “Google and the world brain” di Ben Lewis. Appassionante ricostruzione della vicenda che vide la multinazionale americana tentare di costruire la biblioteca virtuale universale con il risultato di far sollevare contro di se un enorme numero di autori di tutto il mondo che non avevano apprezzato di trovare i propri libri disponibili a tutti senza che gli avessero chiesto almeno il parere. Il documentario non prende posizioni pro o contro Google, si limita a riportare i fatti dando allo spettatore il diritto di decidere per la buona fede della multinazionale o per le accuse di tentato monopolio del mercato degli ebooks e di essere diventata l’unica ad avere i diritti dei libri fuori catalogo.

La selezione di lavori dal “Pause Fest” comprendeva corti da tutto il mondo. Il livello era altissimo, ma spesso troppo vicino all’esercizio di stile fine a se stesso da rischiare di diventare noioso per chi non sia molto appassionato al genere. Di tutt’altro avviso è stata quella del SIGGRAPH, presentata dal direttore/regista dell’evento Jason Smith. La selezione comprendeva animazioni realizzate per  film, pubblicità e videogiochi e sintetizzava il meglio di quella presentata durante il festival. Alla fine della proiezione Jason Smith ha risposto a varie domande relative al metodo di selezione. Questa è affidata a due giurie che scelgono i film vedendone un numero altissimo (il festival si svolge ad agosto e sono stati già inviati all’incirca cinquecento corti per la prossima edizione) e decidendo chi accettare in otto giorni di discussione continuata.

Non c’è distinzione tra animazione fatta per un medium o per l’altro. Ma, purtroppo, la natura tecnica del festival tende a considerare più importante la qualità dell’animazione piuttosto che la storia. Fortunatamente la crescente qualità (tecnica) dei lavori ha tolto la distinzione tra professionisti e studenti mettendo tutti sullo stesso piano nella possibilità di vincere.

Vengono mostrati i corti in concorso per il View Award di quest’anno. Tutti lavori di altissimo livello tecnico di cui un bel numero è costituito da corti fatti da studenti come film di diploma. Nonostante questo significhi spesso (chi scrive non è mai riuscito a trovare una spiegazione decente) “cortometraggi  che guardano il mondo da un punto di vista decisamente negativo con storie non proprio originali” sono presenti anche corti divertenti che usano i colori in modo interessante o stravolgono scenari classici con situazioni paradossali godibilissime. Una cosa che si nota subito è che questi corti provengano quasi solamente dalla Francia. Chi scrive adora da sempre l’animazione francese e non può che dirsi ammirato dall’abilità delle loro scuole, ma non si spiega come mai ci siano così poche presenze dal resto del mondo, eppure si tratta di un festival prestigioso a livello mondiale, possibile che solo loro e un corto argentino vadano bene?

Per concludere gli eventi c’è stata la proiezione “Tributo a Mirada”, lo studio fondato da Guillermo Del Toro, Javier Jimenez e Guillermo Navarro nel 2010 e che si è da subito collocato tra i più importanti e innovativi della California e del mondo. La selezione comprende pubblicità, videoclip musicali e scene di film realizzati. Nonostante un montaggio esageratamente sensazionalistico (perfettamente in linea con lo stile dello studio) il livello è davvero altissimo sia tecnicamente che creativamente parlando. L’unico problema è stato costituito dal fatto che il materiale sia stato inviato via web poche ore prima della proiezione e non avendolo potuto provare ha presentato dei disturbi minimi, ma niente che potesse rendere spiacevole la visione

E questo, in sintesi, è stata la View fest 2013, ma il bello deve ancora avvivare con la View Conference. Da lunedì al centro Torino Incontra; non preoccupatevi, non mancheranno articoli.