Gianni Brunoro una ventina di anni fa sottolineava in un articolo una singolare coincidenza tra la morte di Dino Battaglia avvenuta il 4 ottobre (del 1983) e il giorno che il calendario dedica a San Francesco. Tra il grande disegnatore e il santo d’Assisi esiste infatti un sottile filo rosso, perchè Battaglia ha realizzato uno dei suoi capolavori narrandone la vita e le opere con suggestive immagini nelle quali si avverte l’influenza dei film della Cavani e di Zeffirelli nonchè di molti grandi della nostra pittura di un passato ormai lontano. Il San Francesco di Battaglia è apparso a metà degli anni Settanta sul Messaggero dei Ragazzi, in un periodo di intenso lavoro del disegnatore veneziano a lungo vissuto a Milano. Come in altri lavori alla sceneggiatura ha collaborato la moglie Laura Battaglia, che ha spesso colorato molte altre storie. Nel lungo cammino artistico di questo grande del fumetto italiano, si possono individuare vari momenti o filoni o mondi. Nato come autore di storie avventurose (con Junglemen apparso sullo storico Asso di Picche nell’immediato dopoguerra), Battaglia ha saputo diversificare il suo percorso, passando dal filone religioso, con racconti ispirati a Sant’Antonio, San Cristoforo, San Giorgio, Padre Kolbe e perfino l’Innominato manzoniano, a quello più realistico con biografie di esploratori, scienziati e condottieri. In mezzo il mondo militare, soprattutto quello dell’Ottocento, con poveri soldati coraggiosi e impauriti e tanti ufficiali, panciuti, con grandi baffi, impettiti e boriosi, a tratti quasi curvi per il peso di medaglie immeritate. Ma forse il Battaglia migliore si ritrova nei suoi molti lavori tratti o ispirati alla grande letteratura dell’Ottocento (ancora quel secolo tanto amato), da Maupassant a Poe, da Moby Dick a Woyzeck, ecc. Qui Battaglia ha dato corpo – con un disegno che spesso sfumava in un apparentemente anonimo grigio – ai sentimenti, alle passioni, alle tensioni, alle battaglie interiori, alle paure dei personaggi, visti con l’attenzione dello psicologo e la passione del grande lettore. Forse aveva presenti queste opere Vincenzo Mollica quando definì Dino Battaglia “un artista fra i più riservati e inquietanti del mondo dei fumetti”. Ma sapeva navigare con eguale bravura anche nelle acque dell’avventura (con L’Uomo della Legione) o dell’incubo (con L’Uomo del New England), in cui rivisitava la vita e il mondo di Lovecraft, altro autore da lui molto amato. (Carlo Scaringi).