LUIGI MAIO
THE STRANGE CASE OF ARCH. MUSICATTORE® AND MISTER DISEGNATTORE®
Sabato prossimo, 5 Ottobre, il poliedrico mattatore torna finalmente a Torino con «Pierino e il Lupo»
Attore, autore, cantante, musicista e scenografo, Luigi Maio ha condensato il suo eclettismo in una sola parola: Musicattore®! Questo il suo marchio registrato, ben conosciuto dal pubblico che, sempre più vasto, trasversale ed entusiasta, lo segue nelle sue applaudite peregrinazioni dalla Scala di Milano all’Argentina di Roma. Firma scene e locandine degli spettacoli di cui è autore di musiche e testi. Antonio Todde gli dedica un intero capitolo nel suo libro «Il Varietà», accanto ai grandi nomi di Petrolini, Totò, Chiari e Sordi!
Sapete bene, cari affezionati lettori, che noi dell’Anonima Fumetti e di afNews, adoriamo l’Arte del fumetto, anche e soprattutto quando “invade”, contamina, infetta e purifica insieme, le altre forme d’arte e Luigi Maio è uno straordinario virus intelligente!
Il prossimo Sabato, i torinesi avranno finalmente l’occasione di rivedere il poliedrico artista genovese presso il Conservatorio «G. Verdi», alle ore 20,30 dove, accompagnato dall’Antidogma Chamber Orchestra diretta dal M° Antonmario Semolini, interpreterà camaleonticamente tutti i personaggi della disneyana favola di «Pierino e il Lupo» divenendo una sorta di fumetto vivente…
Già, perché Maio, come il Dottor Jekyll, non contento della sua molteplice personalità artistica, ha pure una ‘doppia personalità’: è anche il Disegnattore®!
Questo neologismo da te coniato e registrato si affianca a quello di Musicattore®: il fumetto ha condizionato la tua vita di attore/musicista?
Moltissimo: essere Disegnattore® ti aiuta a visualizzare in scena mimica e atteggiamenti con maggiore incisività, come se fossi perennemente allo specchio; viceversa, essere Musicattore® facilita la creazione sulla carta di nuovi personaggi, a cui conferisco una certa teatralità che non guasta mai, ingrediente spesso necessario al fumetto quanto al cinema e alla tivù… è nella dimensione teatrale che interagiscono tra loro gli attori e i cartoons di «Roger Rabbit», «Mary Poppins», «Pomi d’ottone», «Allegro non troppo» o «Volere volare»…
Gli effetti speciali di cinema e tivù consentono tale interazione… e nel tuo teatro?
Il mio «Teatro da camera & sinfonico» è il luogo deputato per ogni ibridazione: in veste di Musicattore® m’impegno a intrecciare note e parole, dialogando coi musicisti in scena coinvolgendoli anche in guisa di attori; talvolta, come Disegnattore®, divengo io stesso un cartoon, in omaggio alle trasformazioni «cartoonsomatiche» di Nichetti in «Volere volare» o in «Allegro non troppo» di Bozzetto.
Nichetti però si mutava in cartoon sullo schermo… come riesci a farlo sul palco?
È sufficiente un pannello nero su cui dipingo il personaggio: al posto del viso ho praticato un foro da cui sporgo col volto come nelle foto ricordo al Luna Park… se poi il fondale scenico è anch’esso nero, l’effetto s’accresce! Il resto lo fa la mimica e la voce, coadiuvate dalla musica eseguita rigorosamente dal vivo! Che nel caso specifico è quella di Mozart: in «Un piccolo flauto magico», interpreto un povero impresario squattrinato alle prese col capolavoro di Amadeus… i cantanti gli danno buca a inizio spettacolo e lui è costretto a interpretare tutti i personaggi dello «Zauberflöte» innanzi al pubblico sorpreso e divertito.
Compresa la Regina della Notte?
Certamente: e canto l’intera aria in falsetto! È una scena talmente buffa che rischio io stesso d’interrompere i ‘gorgheggi’ scoppiando a ridere in scena! Si tratta di uno scherzo mozartiano ispirato alle parodie improvvisate dal librettista e direttore teatrale Schikaneder per divertire l’amico Amadeus in persona! Un spettacolo con cui avvicino anche i «non addetti ai lavori» al mondo dell’opera, avvalendomi del linguaggio teatrale, musicale e, naturalmente, fumettistico.
Non a caso «Un piccolo flauto magico» è andato in scena anche alla 33° edizione di Rapalloonia!
Ricordo la bella recensione di Michele Coralli sulla rivista Amadeus: parlò di «un irresistibile stile fumettistico», mostrando quanto il fumetto – se inserito adeguatamente – possa giocare un ruolo importante anche nell’ambito della cultura cosiddetta «alta»!
E in opere come «L’Histoire du Soldat», con cui debuttasti proprio al Piccolo Regio di Torino nel 1993 e ora persino alla Scala di Milano, ricorri ad effetti analoghi?
Innanzi a un paravento dipinto (a metà tra Disney e Alexandre Benois), mi sdoppio repentinamente, passando da Soldato a Mefistofele grazie a un pastrano double face da me disegnato: anche in questo caso la mimica facciale gioca un ruolo primario…
Del resto, il ruolo del Mefistofele è un tuo cavallo di battaglia: con «L’Histoire» ti ha fatto perfino vincere il «Premio della critica teatrale».
E il fumetto c’entra ancora una volta: per il ghigno diabolico mi sono ispirato non solo a quello di storici interpreti come Gründgens, Siepi, Ghiaurov, etc., ma ho preso spunto anche dalla mimica del Mefistofele di Chendi/Bottaro! È grazie a due grandi fumettisti italiani se un illustre personaggio goethiano è ora anche un protagonista disneyano! Ricordo che da piccolo mi entusiasmai per le smorfie del Tchernobog di Fantasia, debitrici più della mimica dell’animatore Bill Tytla, che a quella dell’attore Bela Lugosi…lì la musica era di Mussorgskij, altro grande compositore russo!
Pannelli, paraventi, pastrani fiammeggianti, semplici espedienti che mettono in risalto il tuo virtuosismo ma che rendono anche snello il tuo teatro, che molti giustamente definiscono «anticrisi»!
Focalizzo i miei allestimenti sull’effetto speciale per antonomasia: l’interprete. Ecco perchè, in tempi così duri, riesco a lavorare tanto. E devo ringraziare il pubblico e i critici che, col loro entusiasmo, mi sostengono contribuendo all’aumento delle richieste!
Col tuo teatro hai dettato una vera tendenza, anche tra i giovanissimi: sono moltissimi i bambini che ti seguono; per questo sei divenuto Testimonial dell’UNICEF! La tua Divina Commedia (che il Professor Mosetti Casaretto, medievista dell’Università di Torino, ha definito il primo «Dante in 3D») è stata apprezzata persino dagli studenti delle elementari!
È sempre un gran piacere lavorare per i più piccini: nel caso della «Commedia da Camera», oltre a un uso trasformistico della voce per restituire a tutto tondo i personaggi danteschi, utilizzo vere e proprie tavole illustrate da cui emergono i volti del Conte Ugolino e dei Malebranche alla maniera dei vecchi cantastorie… Ciò accade anche con «Vespe d’Artificio – il Futurismo da Stravinskij a Petrolini», dove alla mimica e alla voce petroliniana fa eco la caricatura del grande comico romano.
Per quell’interpretazione ricevesti il «Premio Arte e Cultura Ettore Petrolini». Se non sbaglio interpretavi il suo celebre Fortunello, ispirato all’Happy Hooligan creato da Frederick Burr Opper nel 1899.
Caro Nico, non ti sfugge proprio nulla! Era tra i personaggi fumettistici più in voga allora,e apparve in Italia nel 1910 sul mitico «Corriere dei Piccoli»: allampanatoe dagli occhi a palla come il moderno Homer Simpson! Una faticaccia muovermi a scatti sciorinando velocissimi scioglilingua, sotto il ritmo incalzante del piano, sbarrando gli occhi vitrei e roteandoli come uno «yoyo»!
Il tuo legame con le arti figurative e le avanguardie pittoriche del novecento è rafforzato anche dalla tua competenza d’Architetto.
Temendo di finire sotto i ponti facendo il Musicattore®, son divenuto architetto per costruirmeli comodi e su misura: avrei fatto invidia a Happy Hooligan! Scherzi a parte, lo studio accademico mi fornì il metodo umanistico/scientifico per amalgamare le varie competenze, creando così l’inedita figura specialistica del Kammespiele, il teatro appunto «da camera» in quanto il protagonista è affiancato da un ensemble cameristico.
È quindi grazie alla tua natura grafico pittorica che sei divenuto anche artista della «Fondazione Antonio Mazzotta».
È grazie ad essa se ho realizzato opere come «Vespe d’Artificio» (riscuotendo grandissimo successo al Piccolo di Milano nell’anno del Futurismo), rappresentando «L’Histoire du Soldat» in concomitanza con la mostra Mazzotta dedicata a Paul Klee o allestendo alla Triennale milanese un’opera ispirata al «Maestro e Margherita» (accanto ai lavori di Dorfles, Warhol, Fontana, etc.) per la mostra «Pelle di Donna». In quell’occasione Martina Mazzotta definì il lavoro «un’opera da recitare», avendo integrato le immagini a un testo in rima, sostituendo così il copione al balloon!
È un onore collaborare con la storica istituzione milanese, che per me è come una famiglia…
Il vantaggio del mio mestiere è che hai l’occasione di collaborare con grandi personaggi, intessendo con loro legami che vanno aldilà del mero rapporto professionale: come nel caso della grande famiglia di «Rapalloonia»!
Per la quale hai creato il marchio…anche con Torino hai un legame speciale: il tuo primo debutto fu proprio al Piccolo Regio, e con la nostra città hai anche legami di parentela…
I torinesi questo lo sentono, e hanno ancora nostalgia della tua «Histoire», del tuo «Don Giovanni» e della «Camera di Erich Zann»: Stravinskij, Mozart e Lovecraft, tre autori così diversi e tutti accomunati dallo stesso successo al Piccolo Regio! Cosa regalerai al pubblico questo Sabato al Conservatorio?
Un doppio spettacolo, per dirla con Davide Caci: la prima parte della serata sarà la favola musicale «Il Principe Felice», tratta da Oscar Wilde su testo di Antonmario Semolini e musiche di Enrico Correggia, grande compositore col quale avevo già collaborato nella stesura della musica per l’Horror Comedy lovecraftiano «La camera di Erich Zann», da cui sto ricavando la versione a fumetti. La seconda mi vedrà calato contemporaneamente nei panni di Pierino e del Lupo, nella mia versione italiana del capolavoro di Prokofiev.
Ho saputo del successo scaligero del tuo «Pierino e il Lupo» dove, oltre a recitare e a danzare, dirigevi anche l’orchestra…
È stata una bella soddisfazione… ma anche una faticaccia! L’edizione di Sabato, organizzata dal Rotary, sarà in un certo qual modo più rilassante per me, potendomi avvalere della magica bacchetta di Antonmario Semolini alla direzione dell’Antidogma Chamber Orchestra! Fermo restando che interpretare mimica, voci e gesti di tutti i personaggi, interagendo con l’intera orchestra, richiede comunque un grande impegno! Pensa che per l’occasione, Ugo Nespolo ha creato un’opera che verrà messa all’asta la sera stessa, il cui ricavato, insieme all’incasso dello spettacolo, sarà devoluto a favore del Microcredito!
[Intervista di Nico Vassallo]