5 Agosto 2013 05:13

Alley Oop, viaggiatore preistorico

AlleyOop-kitchensinkCerto, i Flintstones di Hanna & Barbera, oppure BC di John Hart sono più popolari e famosi, ma Alley Oop – creato ottant’anni fa da Vincent T. Hamlin – ha sempre avuto, negli States e altrove, ampie schiere di lettori. Forse il personaggio che ha debuttato il 7 agosto 1933 come striscia quotidiana, e un anno dopo ha avuto anche la versione domenicale, non è del tutto originale, perché nella sua saga – arrivata fino ai giorni nostri, passando per vari autori – si ritrovano elementi legati in qualche modo a famosi miti letterari, da Tarzan a quello della macchina del tempo. Ma Alley Oop è diverso, è disincantato, pieno di curiosità, pronto a menar le mani, amico di tutti e sostanzialmente quasi sempre contento. Nelle prime storie non si muove da Muu, dove regnano re Guz e la regina Umpateedle, e dove vivono sia la fidanzata Oola che il dinosauro Dinny, fedele come un cane e utile come un cavallo. Poi quando, nel 1939, due bizzarri scienziati come il dottor Wonmung e Oscar Bloom lo intercettano con la loro macchina del tempo, tutto cambia, e Alley-Oop-Jungle-Game-Whitman-1936-2Alley Oop diventa un viaggiatore instancabile che passa da un’epoca all’altra, dall’era glaciale al West dei pionieri e degli indiani. Nei suoi salti temporali, spesso finisce nei pasticci, per la sua ingenuità e la cattiveria degli umani con cui si scontra. Hamlin è bravissimo, sia nel disegno che, soprattutto, nel descrivere i sentimenti degli uomini, del passato ovviamente, ma così simili a quelli di oggi. Ne escono storie ironiche, gustose, avvincenti, magari semplici e talora prevedibili, ma quasi sempre con un umorismo e una leggera critica agli usi e costumi del Novecento e dintorni, come nella breve vicenda del 1967 in cui Oop finisce nella Grecia dell’Olimpo insieme a una ricca signora americana pazza per Giove e compagnia. Di fronte un tempio, Oop pensa subito alla Casa Bianca, mentre lei fa salti di gioia. Tutto è bello, unico, quasi eccezionale, “come bere un caffè d’orzo” dice Oop, subito rimproverato dalla signora: “Niente orzo, qui, solo nettare e ambrosia” dice. Quasi in ogni alley_oop_figurinestriscia (queste e altre) si trova questo spirito, questa carica di ironia che rende il cavernicolo simpatico e fa apprezzare la bravura del suo autore, che lo ha disegnato fino al 1969 prima di passarlo al suo assistente Dave Grunz, un nome che sembra uscito dal mondo di Oop. (Carlo Scaringi). alley_oop30