23 Marzo 2013 22:35

ASIFA presenta l’animazione italiana al Massimo.

Igor  ImhoffSeguendo la tradizione del cinema Massimo di Torino nel proporre un appuntamento mensile dedicata ai cortometraggi, si è svolta venerdì 22 Marzo una serata dedicata alla produzione di corti animati italiani.  Organizzata da Emiliano Fasano per ASIFA Italia, la serata ha offerto le possibilità di vedere cortometraggi prodotti in questi ultimi anni e di dare un commento riguardo allo stato di salute della produzione nazionale, cosa che ha portato a risultati davvero sorprendenti.

Presentano la serata il già citato Emiliano Fasano e il musicista-tecnico del suono e storico del cinema (nonché coraggioso sostenitore del cinema d’animazione) Andrea Martignoni. Con loro sul palco l’ospite d’onore della serata, l’animatore e regista Igor Imhoff autore di cortometraggi suggestivi realizzati con una tecnica molto raffinata, che fonde animazione 2D con 3D  insieme a una struggente musica di sottofondo.

Pezzo forte della serata è la proiezione dei sei corti noti di Igor Imhoff e del settimo, ‘Planets’, mostrato in anteprima. L’autore racconta come l’idea iniziale per i suoi film sia nata dallo studio delle pitture rupestri che furono non solo le prime rappresentazioni prodotte dall’umanità, ma anche il primo tentativo di inventare una simbologia per rappresentare avvenimenti e riti a noi incomprensibili e che tentiamo di spiegare interpretandole secondo il nostro pensiero. Cercando uno stile che stimolasse la fantasia della gente, la coinvolgesse emotivamente e fosse sintetico in modo da rendere più importante le azioni compiute nella scena, l’autore ha iniziato a disegnare in quello stile rupestre delle scene curiose dove le azioni compiute sembrano dei riti crudeli. Dove personaggi ricorrenti nei vari corti ripetono gli stessi gesti o ne subiscono altri. Dove si alternano scene di battaglie antiche o moderne a giochi di bambini, raffigurando situazioni rituali dove  la gente, sia antica che moderna, possa avere reazioni simili, indipendentemente dal loro grado di civilizzazione, in un continuo, inesorabile, procedere della macchina da presa che zoomma continuamente entrando (o, come nel caso dell’ultimo corto, uscendo) in scene contenute in altre scene.

Tra i tanti aspetti interessanti di questi corti  è molto forte quello musicale. Le melodie sono sintetizzate dall’autore stesso partendo da dei rumori comuni che registra e modifica per poi assemblarli in un’armonia che riesca ad affascinarlo. Sostiene, infatti, che senza una base musicale ben fatta non riuscirebbe a immaginarsi le scene che poi rappresenta. Per quanto riguarda l’animazione, invece, utilizza tutti i software che può sia per il disegno che per il montaggio, senza un vero ordine se non la necessità di avere l’effetto voluto.

Ai corti di Imhoff fanno seguito sei corti di diversi autori selezionati da Andrea Martignoni. Gli stili sono differenti l’uno dall’altro e vanno dal disegno animato “classico”di “Aritmetique” di Giovanni Munari e Dalila Rovazzani a “Le fobie del guardrail” di Marco Capellacci, passando per la stop motion con pupazzi animati di “Imago” di Beatrice Pucci, fino a concludere con le  sperimentazioni più ardite di “Dieci cadute” di Nicola Console, “The journey of the Birdboy” di Chiara Ambrosio e “Ci sono gli spiriti” di Alvise Renzini.

Durante il dibattito che precede le proiezioni  è stato tentato di fare il punto sull’animazione italiana attuale e su come questa venga percepita all’estero. L’influenza dominante è costituita dalla produzione dell’est europeo (ciò appare chiaramente nei corti visti), sia per temi “difficili” che per la molteplicità delle tecniche strettamente personali e tipiche di ogni autore. L’influenza francese è minima e quella statunitense sembra legata più alle sperimentazioni degli anni cinquanta/sessanta che alle attuali. Una delle spiegazioni che vengono date è che l’inesistente possibilità di un confronto tra autori o l’assenza di un qualsiasi ente che sostenga la produzione di corti spinga gli artisti che si cimentano nell’animazione ( rigorosamente autoprodotta) a essere completamente indipendenti e a cercare un’estetica fortemente personale. Questa  ricerca è anche una delle caratteristiche dell’animazione est europea, così da far nascere un’affinità  che ha portato molti riconoscimenti nei vari festival russi (basta citare l’apprezzamento dimostrato al festival Kronk verso il nostro Simone Massi), polacchi e cechi, paesi dove la varietà di tecniche è enorme.

Insomma, nonostante la scarsità di occasioni nelle quali si ha la possibilità di vedere proiettati questi corti, la poca (sigh) gente in sala e il confronto tra le sei scuole d’animazione presenti nel piccolo Belgio contro le tre del nostro più grosso “bel paese”; nonostante la difficoltà nel diffondere i dvd con i cortometraggi prodotti in questi anni, a causa della mancanza di un distributore serio (sono due, sono editi dalla Vivacomix/OTTOmani, si intitolano “Animazioni” e “Animazioni2” e li potrete trovare sul sito della “Modo Infoshop”); nonostante nessuno sostenga (nel senso materiale di pagare) gli artisti per permettergi di realizzare le loro opere, l’impressione che si ricava dalla serata è che il cinema d’animazione italiano sia vitale e interessante come e più di dieci anni fa. Tocca a noi fare in modo che abbia la visibilità che merita interessandoci ad esso.

2 risposte a “ASIFA presenta l’animazione italiana al Massimo.”

  1. Temo di no. Io non ho filmato niente e non ho visto nessuno farlo. Effettivamente è un peccato.

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