16 Gennaio 2013 01:24

Quando il successo comincia dal nome

us_goldkey_beagleboysSpesso un nome indovinato fa la fortuna di un personaggio o di un fumetto, al di là della bravura degli autori, sceneggiatori e disegnatori. E’ accaduto spesso nell’Italia del dopoguerra, quando gli editori dovevano (ri)conquistare i lettori, e allora idearono tanti piccoli eroi, poco più che adolescenti, per sollecitare i ragazzi a emularli. Ecco allora arrivare Capitan Miki e gli scugnizzi di Sciuscià, insieme a tanti piccoli sceriffi, piccoli ranger e altri ragazzi nel West. Passata la moda, e cresciuti i lettori, ecco arrivare gli eroi con nomi americani, anche quando erano figli di autori italiani. Nella seconda metà del Novecento le edizioni Bonelli hanno lanciato decine di collane con personaggi chiaramente americani, da Tex a Zagor, da Martin Mystère a Julia, da Nathan Never a Dylan Dog, che comunque è inglese. In mezzo a questi spicca anche un italiano, Ugo Pastore, protagonista di due miniserie ambientate una in Africa l’altra in Cina, ma il suo nome non compare nei titoli delle collane, forse perché quasi anonimo e di scarso richiamo.  Se dai giorni nostri passiamo all’inizio del Novecento, quando nacque statue_beagleil fumetto italiano, scopriamo che sul Corriere dei Piccoli accanto alle storie di Mussino e Rubino comparivano molte tavole americane, con personaggi dai nomi quasi impronunciabili per lettori che parlavano in dialetto, leggevano poco e male e non conoscevano le lingue. Ma la bravura dei traduttori e dei redattori trasformò nomi ostici come quelli di Katzenjammer Kids, di Happy Hooligan o di Jiggs e Maggie nei più familiari Bibì e Bibò (con contorno di Tordella e Cocoricò), Fortunello o negli ottocenteschi Arcibaldo e Petronilla. Gli esempi sono numerosi, come altrettanto numerosi sono stati i nomi affibbiati ai tanti personaggi del mondo disneyano. Qui la fantasia dei traduttori è stata veramente geniale, ideando nomi che risultano quasi sempre più divertenti e azzeccati di quelli originali, e che ormai sono entrati nel linguaggio comune, come Paperone o la Banda Bassotti, senz’altro più pungente dell’americano  Beagle Boys, che indica ormai i politici o gli affaristi corrotti. Ma forse la traduzione più indovinata è stata quella dei nomi dei nipotini di Paperino, ovvero Qui, Quo e Qua, senz’altro più facile e divertente di Huey, Dewey e Louie. (Carlo Scaringi)