3 Dicembre 2012 01:49

Jacovitti, quindici anni dopo

QUADRO DI BENITO JACOVITTISono trascorsi 15 anni dal 3 dicembre 1997 quando è scomparso Jacovitti (poche ore dopo sarebbe morta anche sua moglie, compagna di una vita, uccisa dal dolore), e se ne sente ancora la mancanza, anche se il fumetto umoristico gode buona salute con Lupo Alberto, le storie disneiane e qualche sconfinamento nella satira, a tratti volgare. Ma Jacovitti era unico, straordinario, geniale, fantasioso, spesso demenziale, con quei personaggi solo in apparenza assurdi, che ha disegnato per oltre mezzo secolo sui giornali e periodici di tutt’Italia. Nato nel 1923 a Termoli, quasi al confine tra Molise e Abruzzo, Jacovitti è vissuto ZORRY DI BENITO JACOVITTIall’inizio a Firenze e poi stabilmente a Roma. Ha cominciato a disegnare a 16 anni con le prime storie sul Vittorioso, il settimanale cattolico cui rimase sempre legato. Ha debuttato nel 1940  con una storia venata di propaganda, Pippo e gli inglesi, ma poi la sua fantasia ha preso il sopravvento e Jac, o Lisca di pesce come si firmava perché era magrissimo, si è sbizzarrito. Ha ideato centinaia di storie e di personaggi, quasi sempre chiaramente umoristici seppure qua e là con qualche venatura satirica. Dotato di straordinario e brioso senso creativo, Jacovitti mescolava abilmente comicità e paradosso, soprattutto in quei grandi paginoni, zeppi fino Benito Jacovittiall’inverosimile di mariti piccoli così e di mogli gigantesche, di animali, maiali soprattutto, e prodotti vari, come salami, pesci e ortaggi. Non sopportava gli spazi bianchi, diceva, per cui riempiva le tavole di immagini, magari inutili, ma divertenti, al pari delle battute, altrettanto assurde, Pinocchio Jacovitti 1che uscivano dalla sua mente creativa. Ma il suo nome e la sua fama restano legati, giustamente, a Cocco Bill, una chiara satira dei cow boys cinematografici, che sembra quasi anticipare la stagione del western spaghetti. Il nostro eroe beve camomilla, non ama la violenza, tranne quando ci vuole, cavalca Trottalemme, un ronzino nato stanco, e vorrebbe vivere in pace con i pellerossa, con cui è difficile mettersi d’accordo perché parlano una lingua incomprensibile che sembra napoletana, Ogni avventura è ricca di sorprese, di trovate, di battute che trasformano questa saga in una miniera di umorismo, al pari, ovviamente, delle tante altre storie di Jac, dalle indagini dei 3 P, ovvero Pippo, Pertica e Palla del primo Vittorioso, a Tom Ficcanaso, da Gionni Galassia a Zorrykid, dalla Signora Carlomagno a Zagar, una sorta di imprendibile Macchia Nera disneiana rivisitata da un disegnatore che resta unico nel panorama del fumetto mondiale. (Carlo Scaringi).