Nel nuovo Romanzo Bonelli, in edicola da qualche giorno (Sul pianeta perduto), Antonio Serra ci propone un’avvincente storia proiettata in un mondo futuribile che in qualche modo si avvicina allo scenario in cui, da anni ormai, sono collocate le imprese di Nathan Never e dell’Agenzia Alfa. L’inizio si ricollega un po’ alle atmosfere della più classica fantascienza, con un gruppo di ardimentosi terrestri che finisce su un pianeta sconosciuto, ma poi la vicenda si arricchisce di elementi nuovi, inquietanti, misteriosi, con creature aliene e una tecnologia forse anche troppo avanzata. Il disegno di Paolo Bacilieri, qua e là spigoloso ma sempre efficace ed espressivo, arricchisce l’albo che potrebbe essere uno degli ultimi scritti da Serra, autore che da oltre vent’anni racconta – insieme a Michele Medda e Bepi Vigna, ma anche altri – le storie di Nathan Never. Come ha anticipato lo stesso Serra nell’albo numero 257 della collana, è giunto il tempo di assumere nuovi compiti all’interno delle edizioni Bonelli, per cui dal numero 258 in uscita a metà novembre la serie sarà curata da Glauco Guardigli, apprezzato sceneggiatore cresciuto accanto e non all’ombra di Antonio Serra, il cui contributo comunque non mancherà in futuro. Serra, ricordando che il tempo passa per tutti, rievoca, forse con nostalgia, gli ultimi anni Ottanta quando, insieme a Medda e Vigna, proposero a Sergio Bonelli il personaggio di Nathan Never, allora quasi un alieno per un editore che aveva sempre puntato sul western e sull’avventura classica. Ma Bonelli era molto attento e sensibile alle novità, per cui nell’estate del 1991 Nathan Never divenne una realtà, protagonista, insieme ad altri personaggi, di una collana che ha ormai moltiplicato le uscite in edicola. Da allora molti soggettisti, oltre ai tre storici "padri", hanno raccontato queste vicende apparentemente lontane nel tempo e nello spazio, ma pur sempre vicine allo spirito, ai sentimenti, alle aspettative degli uomini di oggi, per cui – come si dice nel mondo del circo – "lo spettacolo continua". (Carlo Scaringi).