9 Gennaio 2012 01:40

Le avventure di un romano in Cina

shdevil3Agli autori italiani non piacciono i personaggi di casa nostra. Basta scorrere, per esempio, l’ampia gamma delle collane bonelliane, per scoprire che anche una casa editrice come quella di Sergio Bonelli, pur utilizzando massicciamente sceneggiatori e disegnatori italiani, non ha quasi mai ospitato (tranne in qualche albo dei "Romanzi Bonelli") storie con protagonisti di casa nostra. E’ quindi con grande piacere che abbiamo accolto, tempo fa, la miniserie di "Volto nascosto" e con maggiore soddisfazione e grande attesa stiamo seguendo quella da poco iniziata, "Shangai devil", in cui si ritrova Ugo, già in un ruolo importante nel ciclo precedente. Le due serie sono sceneggiate da Gianfranco Manfredi, scrittore abile sia nella costruzione di trame intriganti e avvincenti che nel rispetto della realtà storica. La prima era ambientata nell’Africa orientale alla fine dell’Ottocento, nel clima delle prime conquiste coloniali dell’Italietta. La seconda, ora al quarto numero (in uscita l’11 gennaio, con un episodio stimolante, "I ribelli del Fiume Giallo"), si svolge nella Cina sulla soglia del Novecento, e vi ritroviamo ancora Ugo, un personaggio che sta crescendo di spessore e con una grande autonomia narrativa. Nella prima serie era andato in Africa al seguito del padre che voleva avviarlo sulla strada del commercio (e forse dei traffici al limite della legalità). Ma Ugo era, e lo resterà anche in Cina, un giovane idealista che non vede di buon’occhio le manovre politiche e commerciali contro le popolazioni locali. In Africa diventa amico di un capo ribelle che si nasconde dietro una shdevil4maschera d’argento e cerca di difenderlo contro militari e affaristi. Qualche anno dopo il padre di Ugo, seguendo il vento degli affari, sbarca in Cina, ovviamente insieme al figlio, più maturo e indipendente. Come abbiamo visto nei primi, movimentati episodi, Ugo preferisce l’amicizia con i giovani cinesi (un attore in cerca di fortuna, una ragazza prostituta suo malgrado, ecc.) ai rapporti d’affari degli occidentali, peraltro non sempre leciti (fanno capolino anche l’oppio, le armi, e altro). Vuole favorire lo sviluppo dei primi fermenti nazionalisti, magari impegnandosi direttamente, nascosto dietro la famosa maschera del suo amico africano. Nasce così la leggenda del "diavolo di Shangai" (lo Shangai devil che dà il titolo alla miniserie), ed è facile attendersi altri significativi sviluppi, tanto più che Ugo – un ragazzo ormai cresciuto, che conserva i legami con le sue radici anche attraverso battute in dialetto romano, ma che insegue pure l’amicizia con i cinesi – sembra maturare episodio dopo episodio, e sarebbe un errore perderlo al termine di questa seconda miniserie. La storia del Novecento è talmente piena di guerre, intrighi, complotti, figure ambigue e inquietanti che sarebbe un peccato far svanire nel nulla questo Ugo che sta rivelandosi un ottimo personaggio del fumetto italiano. (Articolo di Carlo Scaringi).