8 Dicembre 2011 01:32

Graphic novel, il nuovo corso del fumetto

Texone26Molti anni fa Hugo Pratt definì i suoi lavori, e quelli di molti suoi colleghi "fumettari" (altro termine coniato dal Maestro) come una forma di "letteratura disegnata". Definizione quanto mai precisa perché in fondo metteva sullo stesso piano il lavoro degli sceneggiatori e quello dei disegnatori. Se il successo di una storia è spesso merito soprattutto dei suggestivi disegni, è tuttavia innegabile che il racconto, l’intreccio, la psicologia dei personaggi sono frutto della bravura dell’autore del testo, quasi un romanziere in piccolo. La definizione di Pratt è rimasta confinata in un’area ristretta, perché la massa dei lettori non si pone questi problemi, diciamo così, intellettuali, e chiede al fumetto una lettura distensiva, divertente, rasserenante, soprattutto in questi tempi. Da un po’ la vecchia definizione di Pratt ha trovato una sorta di rilancio, soprattutto nell’ambito anglo-americano, col nome di graphic novel, utilizzato ormai in modo massiccio per indicare qualsiasi storia, lunga centinaia di tavole e raccolta in albi di grosso spessore, quasi una risposta del mondo delle nuvolette a quei polpettoni ricchi di vampiri, magie, amori e sangue che l’industria editoriale impone sul mercato. All’ultima Lucca c’è stata una vera esplosione di questo nuovo modo di fare fumetti, con volumi di indubbio valore come "Asterios Polyp" di David Mazzucchelli (Coconino Press-Fandango), che è un vero e proprio romanzo con figure, oppure come "Habibi"di Craig Thompson (Rizzoli-Lizard), un viaggio di circa 700 pagine nell’universo fiabesco e reale delle Mille e una notte, o anche in quello del francese Baru (Gli anni dello Sputnik), edito ancora da Coconico, che rievoca una difficile stagione nella Francia dell’immigrazione post-bellica. E potremmo proseguire, citando, per esempio, anche l’originale "Adriano Olivetti" di Marco Peroni con disegni di Riccardo Cecchetti (Becco giallo ed.), tema insolito per il fumetto ma forse non "impossibile" per una graphic novel. Probabilmente è proprio questa diversità di tematiche a scavare un solco, non incolmabile comunque, fra il fumetto popolare e la graphic novel, una diversità che, per esempio, ha sempre impedito a Sergio Bonelli di elevare al rango di graphic novel molti ottimi albi, dai classici "balenotteri" (i Maxi-Tex, Zagor, ecc.) ai tradizionali Texoni, (quelli di Magnus e Buzzelli su tutti) agli altri, compreso il più recente, Le iene di Lamont, di Ernesto Garcia Seijas, un disegnatore che i lettori di Lanciostory ben conoscono. Al di là del valore dell’albo, questo Texone va ricordato perché contiene l’ultimo scritto di Sergio Bonelli, l’introduzione precisa come sempre a questa avventura sceneggiata da Claudio Nizzi che non sfigurerebbe nel mondo della graphic novel. (Articolo di Carlo Scaringi).