Per oltre mezzo secolo – senza contare il periodo, diciamo così, artigianale, dal dopoguerra alla fine anni Cinquanta – Sergio Bonelli e la sua casa editrice hanno proposto a milioni di lettori decine di collane, centinaia di personaggi entrati ormai nella storia del fumetto, migliaia di albi e infinite avventure, quasi sempre western o poliziesche. Ma negli anni Ottanta, forse sulla scia del successo della collana "Un uomo un’avventura" con personaggi reali inseriti in vicende fantastiche, c’è stata una prima svolta, con Martin Mystère, Dylan Dog e Nathan Never protagonisti di storie mysteriose, horror o proiettate nel futuro. Da qualche tempo questa scelta si è accentuata, grazie soprattutto a Gianfranco Manfredi che in due miniserie (Volto nascosto e Shangai Devil, ora al secondo numero) ha affrontato temi storici, evocando il colonialismo italiano fine Ottocento e i primi fermenti nazionalisti nella Cina dello stesso periodo. Temi storici sono presenti anche nell’originale collana di romanzi a fumetti che periodicamente presenta lunghe storie, con personaggi e situazioni legati ad alcuni aspetti storici e sociali, come nei racconti di Gigi Simeoni (Gli occhi e il buio, e Stria) o nell’albo appena uscito, "Linea di sangue". Ne sono autori Tito Faraci, eclettico sceneggiatore, capace di passare dal mondo disneyano agli incubi di Dylan Dog e non solo, compresi i supereroi, e Roberto Diso, disegnatore romano (80 anni nel 2012, come Sergio Toppi e Quino), una vita immersa nell’avventura, prima quella bellica con la Fleetway inglese, e poi in casa Bonelli, soprattutto con Mister No, disegnato per anni. Entrambe queste esperienze si ritrovano in questo lungo romanzo ambientato tra la New York della mafia irlandese e italiana e Montecassino dove nel 1944 le truppe alleate sostennero una lunga battaglia prima di sconfiggere i reparti tedeschi. Le immagini della guerra sono presenti in molte tavole suggestive e drammatiche, con il protagonista che a tratti ricorda Mister No, ma il nucleo centrale ruota intorno agli scontri di potere che oppongono le diverse famiglie, o etnie, mafiose, con ripercussioni sul fronte della guerra. La vicenda è ben congegnata, con ricatti, vendette, drammi privati, forse complicità politiche e interessi economici, in un intreccio che coinvolge e tenta di distruggere affetti personali e antiche amicizie. La storia, quella vera, resta un po’ in secondo piano, oscurata dalla guerra dei sentimenti e delle ambizioni di potere. I soldati – eroici, coraggiosi, paurosi anche – sono le pedine di un gioco più grande di loro, costato migliaia di vite e combattuto soprattutto tra americani e tedeschi. Nelle forze alleate c’erano anche reparti di mezzo mondo, in primo luogo polacchi e alcuni gruppi del rinato esercito italiano, che hanno pagato anche un caro prezzo di vite. Forse non era essenziale ricordarlo nel fumetto, ma Gianmaria Contro poteva farne un cenno nella sua interessante e documentata introduzione. Lo facciamo ora, solo per completezza dell’informazione. (Articolo di Carlo Scaringi).