6 Settembre 2011 01:32

I primi 25 anni di Dylan Dog

DYLAN-DOG-N.1-LALBA-DEI-MORTI-VIVENTIL’unica data sicura è l’anno: 1986. Ma quando è "nato" Dylan Dog? Il primo numero – il mitico e prezioso "L’alba dei morti viventi" (Sclavi-Stano) – è apparso alla fine di settembre di 25 anni fa, ma con la data di ottobre. In questi giorni è nelle edicole l’albo numero 300, ovviamente a colori secondo la tradizione di casa Bonelli, che segna il traguardo dello storico anniversario. Il soggetto è di Pasquale Ruju e i disegni di Angelo Stano che 25 anni fa realizzò il primo per poi diventare copertinista. Ma questi, in fondo, sono dati che possono interessare ai collezionisti o agli statistici. La realtà è ben più concreta e testimonia un successo lungo ormai un quarto di secolo, che va ben oltre i trecento episodi della collana mensile: a questi infatti vanno aggiunti almeno un DDpartitamortecentinaio, o meglio ancora 150 e forse più episodi apparsi nelle varie collane che da anni ormai affiancano il mensile: almanacchi, speciali, maxi, colorfest, albi giganti e così via che hanno contribuito a fare di Dylan Dog uno dei personaggi più amati dal pubblico, soprattutto quello giovanile che sin dai primi anni si è spesso ritrovato nel mondo del celebre indagatore dell’incubo ideato da Tiziano Sclavi, che ha sceneggiato dozzine di episodi e continua a seguirlo con la cura che un padre dedica ai suoi figli. Dopo un genitore come Sclavi, schivo, riservato, nemico della pubblicità e delle mostre, il nostro eroe ha trovato un’infinità di fratelli che con la loro professionalità lo hanno aiutato a crescere. E’ impossibile citarli tutti, sceneggiatori e disegnatori, che ricordiamo alla rinfusa: Chiaverotti, dd_66_copRuju, Paola Barbato, Manfredi, Roi, Freghieri, Cossu, Montanari-Grassani, Ambrosini, Brindisi, e via elencando. Ciascuno ha arricchito Dylan Dog con elementi personali, pur nel rispetto dello schema che prevede alcune situazioni e alcuni personaggi fissi, dal clarinetto a Groucho, dal galeone da costruire all’ispettore Bloch, alle tante, belle ragazze che invariabilmente si rivolgono a questo singolare cacciatore di incubi perché le rassicuri e le tranquillizzi. I mostri, gli incubi, i fantasmi contro cui combatte Dylan Dog sono quasi sempre proiezioni negative delle più tangibili paure del nostro tempo. I veri cattivi, i veri mostri contro cui combatte questo detective dal volto alla Rupert Everett e dal look un po’ trasandato come un tenente Colombo qualsiasi, i veri mostri, dicevamo, sono altri: sono quelli umani che escono ogni giorno dalla cronaca nera, sono sadici assassini, folli violenti, spietati criminali che negli albi di Dylan Dog ci ricordano che la realtà, inquietante e drammatica, è sempre dietro l’angolo, e spesso è anche peggiore della fantasia. Questo, forse, il vero motivo del suo successo: perché, in fondo, è un fumetto tranquillizzante, molto meno "nero" del mondo in cui viviamo. (Articolo di Carlo Scaringi).