20 Luglio 2011 01:16

In mostra l’”Itaglia” di Forattini

Con ottant’anni, ben portati, sulle spalle e almeno una quarantennio di attività professionale, Giorgio Forattini non è solo il migliore vignettista satirico, ma è stato, e resta, un testimone importante di quasi un terzo della storia dell’Italia unita, da lui vissuta e raccontata in prima persona e in migliaia di vignette. Nessuno meglio di lui, quindi, può riproporre la storia italiana, con fatti e misfatti, politici da ricordare (pochi) e da dimenticare (quasi tutti). La sua non è l’Italia ufficiale, retorica, soddisfatta di sé (di cosa, poi?), bensì è un’Italia minore, anzi è un’”Itaglia”, come dice il titolo di una mostra aperta a Roma, dentro Villa Borghese, fino a metà settembre. Praticamente dalla famosa vignetta col tappo Fanfani scagliato via dallo spumante del divorzio (forse quella più riuscita per immediatezza e cattiveria) alle ultime, nella sale della mostra è possibile ripercorrere interi decenni della nostra storia, facendo anche qualche passo indietro, con i ritratti caricaturali e non sempre bonari dei padri della Patria dll’Ottocento. Forattini ha raccontato la storia italiana, senza tralasciare quella mondiale, in una visione satirica sempre puntuale e pungente. E’ ovvio che i bersagli preferiti siano i politici italiani, spesso raffigurati – con un’intuizione forse non del tutto originale – come gli abitanti di uno zoo in eterno subbuglio. Se all’inizio Berlusconi era visto come un Paperone e Prodi come un curato di campagna, altri politici erano chiaramente degli animali, più o meno simpatici, dal bruco Veltroni al rospo Dini, dall’orango Buttiglione al topolino Amato, e così via. Altri indossano invece abiti, o meglio divise, caratteristici, dalla kefiah di Andreotti all’uniforme nazista di D’Alema, agli stivaloni di Craxi, quasi un irriverente accostamento al duce fascista. Ogni tanto Forattini scivolava nel demenziale, come nella vignetta in cui un De Michelis, ovviamente spettinato, telefona a Bettino per dirgli di avere un diavolo per capello, mentre altre volte si fa prendere dalla commozione, perché basta il guscio vuoto di una tartaruga per salutare la scomparsa del rugoso Ugo La Malfa o il pianto di un impotente Mazinga davanti al pozzo di Vermicino per esprimere il dolore dell’Italia per la tragica morte di Alfredino. Nello zoo di Forattini c’è spesso anche un coccodrillo con la coppola: di solito si divora mezza Sicilia e piange per purificarsi dei delitti mafiosi che ha commesso. Ma i mandanti non compaiono quasi mai, e magari stanno ancora ridendo delle loro malefatte, al sicuro anche dalle denunce di Forattini. (Articolo di Carlo Scaringi).