25 Marzo 2011 07:01

Il cinema scopre Igort

igort_05Igor Tuveri, universalmente conosciuto come Igort, sta per approdare nel cinema, perché uno dei suoi più noti racconti, vero esempio di letteratura disegnata, è stato scelto dal regista Johnnie To per diventare un film. “La storia – ha detto – mi ricorda Hong Kong”, la sua città di origine e di lavoro. In verità, Napoli forse è anche peggio, ma non c’è dubbio che alcune delle atmosfere evocate da Igort nel suo fumetto “5 è il numero perfetto”, pubblicato in una quindicina di Paesi, si possono trovare anche nella metropoli cinese. La storia disegnata da Igort nel 2002 è una tipica vicenda della mala napoletana, a forti tinte, come la cronaca di questi anni ci ha spesso dimostrato, superando la fantasia. Il protagonista è Peppino Lo Cicero, un malavitoso ormai in pensione per motivi anagrafici. Ma un brutto giorno gli uccidono il figlio Nino, già ben avviato sulla strada del padre. E’ la classica vendetta camorrista, che non può restare senza risposta, e così Peppino abbandona la canna da pesca che gli dava qualche momento di distrazione, e torna in campo, ma in una città e in un ambiente che non sono più quelli che aveva conosciuto. La Napoli dei vicoli e del disordine urbanistico può ricordare Hong Kong, e anche il clima è lo stesso, con inseguimenti, agguati, vendette e un’atmosfera di violenza diffusa che si ritrova anche in molti film di questo regista. Il fumetto di Igort lo ha interessato, anche perché ha già un chiaro taglio cinematografico, nella sequenza delle tavole o delle singole vignette, disegnate quasi come inquadrature, e con un preciso uso del bianco e nero, alternato con sfondi d’un azzurro più o meno squillante. Non è la prima volta che il racconto di Igort ha stuzzicato la fantasia dei cineasti. Ci aveva già pensato Egidio Eronico che aveva scelto Toni Servillo. Adesso è il turno di Johnnie To che sembra voler preferire Robert De Niro, che 5igortconsidera perfetto per interpretare il vecchio gangster stanco e deluso. In un periodo in cui il cinema, americano ovviamente, saccheggia il mondo dei supereroi, non sarebbe male che qualcuno scoprisse anche il fumetto italiano. Certo, Dylan Dog è diventato un film, nemmeno tanto eccezionale, ma il fumetto italiano può offrire altri temi e altri personaggi, che però – come l’indagatore dell’incubo ideato da Tiziano Sclavi – hanno un’origine straniera, da Julia a Martin Mystère, oltre al classico Tex (e non solo). Ma lo stesso Igort può offrire altre suggestioni al mondo del cinema: basta rileggere la sua ricca produzione di storie più o meno lunghe, ma quasi sempre coinvolgenti, che ha disegnato nel suo eterno vagabondare tra Bologna (dove è cresciuto negli anni Ottanta insieme a tanti altri autori come Liberatore, Tamburini, Palumbo, lo stesso Pazienza, ecc.) al Giappone dove ha lavorato a lungo, da Parigi (la “terra promessa” del fumetto italiano) alla Russia post-sovietica di cui ci ha dato amare e spesso drammatiche storie, per esempio nei recenti Quaderni ucraini, senza contare l’originale ricostruzione del mondo del giallo americano e dello spigoloso volto dello scrittore nel volume “Parola di Chandler”, edito come altri da Coconico Press. (Articolo di Carlo Scaringi).