Tra un maestro della narrativa d’avventura come Emilio Salgari e uno dell’avventura disegnata come Gianluigi Bonelli, da molti considerato il suo erede, c’è almeno un punto di contatto, al di là della sterminata produzione che hanno lasciato. Entrambi, infatti, non hanno mai visto i luoghi esotici dove hanno ambientato le loro storie. Salgari, ma forse è una leggenda, è salito solo una volta su una nave per un viaggio da Venezia a Brindisi, mentre papà Bonelli ha visitato i luoghi della Frontiera e del West solo nel 1988, a ottant’anni, quando ormai era andato in pensione. Entrambi comunque hanno raccontato a milioni di lettori straordinarie avventure con pellerossa, pirati, cow boys, predoni, esploratori e condottieri impegnati nei più lontani e allora quasi inesplorati territori del mondo. Salgari è morto un secolo fa, il 25 aprile 1911, ma le sue storie e i suoi personaggi continuano a vivere in decine di fumetti e film. Gianluigi Bonelli è scomparso dieci anni fa il 12 gennaio 2001, lasciando decine di personaggi forse oggi dimenticati da molti lettori di fumetti, ma anche un eroe che gode ottima salute e grande popolarità da oltre sessant’anni, ovvero Tex Willer, il ranger ideato da Bonelli nel 1948, le cui avventure sono state sceneggiate da Bonelli e disegnate da Aurelio Galleppini per decine di anni. Quando papà Bonelli ideò Tex aveva 40 anni, un avvenire dinanzi e già una dozzina di anni e di successi alle spalle. Era entrato nel mondo dei fumetti a metà degli anni Trenta dopo un lungo girovagare per l’Europa, impegnato in lavori umili e magari insoliti (fece anche lo sparring-partner di pugili, e fu tentato di salire sul ring). Ma voleva scrivere e narrare – con un linguaggio secco e scarno, privo di fronzoli – quel mondo avventuroso che aveva scoperto sui romanzi dei grandi scrittori dell’avventura, da Stevenson a Conrad, da Jack London a Zane Grey. Scrisse tre romanzi, Le tigri dell’Atlantico, I fratelli del silenzio e Il crociato nero, seguiti anni dopo, dal Massacro di Goldena, inserito anche nella collana di Tex. Ma preferiva decisamente la sintesi e l’immediatezza che solo un racconto a fumetti, per quanto lungo, gli permetteva. Ecco allora le decine di storie e di personaggi destinati per lo più all’Audace e al Vittorioso (che diresse anche per qualche tempo). Erano fumetti avventurosi, con i protagonisti che attraversavano anche territori esotici ed epoche storiche diverse. Spesso erano italiani e magari giovani, impegnati in imprese che potevano ricordare quelle di alcuni eroi americani messi al bando dal regime, oppure in indagini poliziesche, a Londra e dintorni, sulle tracce del giallo classico. La fantasia di Gianluigi Bonelli non aveva limiti, al pari della sua intraprendenza che lo portò, praticamente alla vigilia della guerra, ad acquistare l’Audace, un settimanale di Lotario Vecchi allora molto popolare, trasformandolo in “albogiornale” con storie autoconclusive. Il primo personaggio di questo nuovo ciclo fu Furio Almirante, un pugile italo-americano, quasi una copia del più celebre Dick Fulmine. Fu anche il primo eroe della casa editrice, quella attuale, che da qualche anno ha assunto, dopo essere passata attraverso varie denominazioni, il nome di “Sergio Bonelli editore”. Il mondo del West all’inizio era quasi estraneo agli interessi bonelliani, perché lo sceneggiatore preferiva l’avventura più classica, come quella di “cappa e spada” dei romanzi di Dumas. Poi l’orizzonte si ampliò, magari con la complicità dei capolavori del cinema western americano, ed ecco allora una serie quasi infinita di protagonisti della Frontiera, da Kociss a Yuma Kid, dai Tre Bill a Big Davy e così via, fino a Tex, che è ormai entrato nella storia del fumetto mondiale. In mezzo a questi le storie quasi fantascientifiche di Ipnos, quelle poliziesche della Pattuglia dei Senza Paura, scritte da B. O’Nelly, e il quasi fiasco di Occhio Cupo, un fumetto forse troppo bello, anche per merito dei disegni di Galleppini, per l’epoca. (Articolo di Carlo Scaringi).