Altro che “crisi del fumetto”. La crisi, quella vera, è sulla pelle della gente da un bel po’, e, alla faccia di promesse da marinai, balle varie e “facciamo finta di niente, siamo ottimisti” (tutte cose che si possono permettere di dire solo i ricchi, ma che possono essere “bevute” anche da chi non è ancora diventato abbastanza povero da capire di essere stato preso in giro), pare ci farà compagnia ancora per un altro bel po’, visto che non è stato fatto nulla in grado di cambiare la situazione che, anzi, si direbbe, promette (e queste promesse, in genere, vengono mantenute, purtroppo) qualche peggioramento, se possibile. In questo panorama si inseriscono le sofferenze del settore fumetto, che già non se la passava esattamente da dio, nonostante la voglia di fare degli operatori professionali. E nella vicina Francia? Una presentazione dettagliata della situazione l’ha fatta, come ogni anno, Gilles Ratier per l’ACBD (click qui) e se ne parla su ActuaBD (click qui). Dati da leggere e valutare con molta attenzione, perché il mercato europeo è il nostro.