Charles Schulz è scomparso nel febbraio del 2000, all’inizio del nuovo secolo, portandosi via i suoi cari bambini ( l ‘ultima tavola è apparsa alla vigilia della sua morte), che per mezzo secolo avevano divertito grandi e piccoli di mezzo mondo. Charlie Brown e compagni, raggruppati sotto il simpatico nome di Peanuts, come dire noccioline di saggezza e di ironia, erano apparsi per la prima volta cinquant’anni prima, il 2 ottobre del 1950, e nei primi tempi non apparivano così divertenti e convincenti, come li abbiamo poi conosciuti. La compagnia era piuttosto ristretta: c’erano già Charlie Brown, Lucy, Schroeder e Snoopy, disegnati quasi tutti in modo infantile: Charlie Brown già con la testa rotonda come l’O di Giotto ma visto quasi sempre di profilo, Lucy già dispettosa, indisponente e magari un po’ arrogante, Snoopy un po’ spigoloso e col naso appuntito, Schroeder, già pazzo per il pianoforte, tanto che Charlie Brown rivolto a Lucy una volta disse: “Hai già sentito Bach, Brahms, Beethoven, vero? Adesso dovrai sentire Schumann, Schubert, Schroeder”. Col passar del tempo, e delle strisce, i piccoli protagonisti assumeranno contorni più rotondi (la faccia di Charlie Brown diverrà “facciosa”) e altri faranno la loro comparsa. Il facile umorismo si arricchirà di riflessioni più o meno profonde e su Charlie Brown calerà ogni tanto la nube nera di un cosmico pessimismo leopardiano. Il nostro eroe è un perdente nato, non vincerà mai una partita di baseball, né riuscirà a far volare l’aquilone, (“nessuno mi ama e tutti mi odiano” dirà una volta) ma si consola con poco: “Cosa si può chiedere di più? Il sole caldo sulla faccia e il tuo cane in grembo. La felicità ti aspetta”. Lucy invece si diverte a tiranneggiare: “Quello è mio fratello, ma a volte mi chiedo se c’è stato uno scambio all’ospedale il giorno della mia nascita”. In questo piccolo mondo dove le eterne sconfitte di Charlie Brown si alternano con le cattiverie di Lucy, è cresciuto, diventando spesso il protagonista principale, Snoopy, che è solo un cane e non si pone interrogativi esistenziali (si preoccupa solo quando Charlie Brown tarda a dargli la cena, salvo poi esclamare: “Il solito cibo per cani”). Supera sempre i piccoli drammi (le sconfitte per colpa del Barone Rosso, l’incendio della cuccia, la petulanza di Woodstock, ecc.) con un sorriso sotto i baffi e senza ricorrere a Lucy, improvvisata psicanalista che dietro un traballante banchetto elargisce preziosi consigli, a pagamento, a Charlie Brown e Linus. (Articolo di Carlo Scaringi)