Da qualche tempo i lettori di romanzi polizieschi vanno matti per i gialli venuti dal freddo, come – quasi in omaggio a un antico libro di Le Carrè – vengono chiamate quelle storie di autori scandinavi, soprattutto svedesi, che all’originalità (ma non troppa) dell’intreccio uniscono scenari, personaggi e atmosfere caratteristici di un’Europa solo in apparenza diversa dal resto del continente. Nel corso della sua storia, il mondo “giallo” ha proposto, in tempi diversi, enigmi e investigatori spesso profondamente differenti. C’è stato il momento degli autori americani o inglesi, poi quello del “noir” francese, quindi – con un ritardo abissale – quello del giallo italiano, che ha trovato il periodo migliore con le indagini di Sarti Antonio della Mobile bolognese e del commissario Montalbano, siciliano dalla testa ai piedi. Tra i tanti autori che nell’arco di almeno un secolo e mezzo hanno fatto grande il romanzo poliziesco, merita un’attenzione particolare il francese Leo Malet, vissuto a lungo nel bel mezzo del Novecento. E’ un autore insolito, originale, isolato, quasi un “cane sciolto”, perennemente controcorrente. Anarchico, surrealista, malinconico, anche un po’ cinico, simile all’investigatore protagonista di molti suoi romanzi, quasi tutti ambientati nei diversi quartieri parigini, quel Nestor Burma, così chiamato perché a Malet era piaciuto il nome inglese dell’allora Birmania. Non molto diverso dallo scrittore è Jacques Tardi, un maestro del fumetto francese, autore di storie lunghe, intriganti, profondamente francesi, ma soprattutto parigine, come Adèle Blanc-Sec e altre egualmente riuscite e suggestive. Ma forse Tardi si è superato nella trasposizione a fumetti di alcuni romanzi di Malet, quelli apparsi mezzo secolo fa o poco meno nei Gialli Mondadori, che forse sottovalutarono la carica letteraria e sociale di questo autore solo da poco riscoperto dall’editoria di qualità. Nelle mani di Jacques Tardi i protagonisti e gli ambienti delle sue storie hanno acquistato nuova vita, grazie al suo originale disegno dove dominano il bianco e il nero e molte sfumature di grigio, con i volti dei personaggi ben incisi e resi spesso in maniera caricaturale, quasi sfuggenti. Nestor Burma – sigaro fra i denti, pistola in mano, sguardo cinico – ci appare come il classico investigatore di molti romanzi d’annata, che risolve con facilità intricati misteri, siano essi ambientati in un luna-park o nel nebbione sul ponte di Tolbiac, come accade nei due romanzi che la BUR Rizzoli propone due anni dopo la pubblicazione di 120 Rue de la Gare, altro celebre romanzo di Malet, magistralmente trasferito da Jacques Tardi, come gli altri due, in una graphic-novel di qualità. (Articolo di Carlo Scaringi). In italiano la serie è edita da Hazard Edizioni – NdR.