18 Giugno 2010 09:12

L’eroe (di carta) non deve morire!

Mary Gold di Sidney Smith è accreditata come il primo protagonista di serie a fumetti che muore nel corso della storia. La “uccise” il suo creatore nel lontanissimo 1929 e il Tribune (il giornale che ospitava la striscia) dovette assumere del personale aggiuntivo per far fronte alla valanga di telefonate e lettere (vedete qui accanto l’autore e le lettere di cui parliamo) che arrivarono dagli esterrefatti lettori. Anche Milton Caniff “assassinò” Raven Sherman, nel 1941. Ma, nonostante gli illustri predecessori nell’arte dell’omicidio cartaceo, ci sono voluti molti anni davvero, perché gli autori contemporanei potessero trovarsi nella fortunata situazione di avere a disposizione la libertà assoluta nella narrazione a fumetti e il diritto di raccontare secondo il proprio estro creativo. E, forse, molti autori d’oggidì nemmeno se ne rendono conto e danno per scontati diritti e libertà. Ma le libertà e i diritti non sono mai ne’ scontati, ne’ per sempre: se i padri li conquistano (a fatica, e spesso col sangue) tocca poi a figli e nipoti lottare giorno per giorno per conservali e, se possibile, aumentarli. Di ciò tratta oggi Thierry Groensteen nel suo blog all’interno del sito del Centro Nazionale del Fumetto francese (citebd) nel suo intervento intitolato Ian McDonald est vengé. Buona lettura (click qui, invece, per l’approssimativa traduzione di Google Translate).