Il prossimo 13 giugno – come ci ha informati Luca Boschi (un saluto, ciao) – si concluderà la lunga avventura di Little Orphan Annie, l’eterna orfanella con gli occhi senza pupille, creata il 5 agosto 1924 da Harold Gray. E’ un personaggio famoso, forse poco popolare in Italia, che per oltre 80 anni ha proposto, con brevi intervalli, il ritratto di un’America conservatrice, attraverso crisi, depressioni, guerre, tensioni sociali e razziali. Annie è passata indenne in mezzo a questo mare di disgrazie, appoggiandosi fiduciosa al suo padre adottivo, Oliver Warbucks, un riccone che con atteggiamento paternalistico, si destreggia in un mondo economico dove nuotano gli squali del capitalismo. Le storie di Annie, rimasta immutata malgrado il passar degli anni e dei disegnatori, sono a tratti perfino noiose, almeno per i lettori più smaliziati, ma si sono sempre rivolte a quella “maggioranza silenziosa” della provincia americana che in decenni recenti ha trovato i suoi punti di forza in Reagan e nei Bush, padre e figlio. Adesso, con Obama, il clima è cambiato e i lettori sono scesi sotto il livello di guardia. Era fatale, quindi, che la povera Annie togliesse il disturbo, con qualche rimpianto per gli amanti del vecchio fumetto d’autore. In questa società cinica e spietata, c’è sempre meno spazio per le orfanelle povere e ingenue come Annie. La loro stagione migliore è stata quella degli anni prebellici: non è un caso infatti che risalgano agli anni Venti altre due orfanelle, dalla vita più breve di Annie, ma altrettanto famose, come Ella Cinders (Ella Parella in Italia) che Charlie Plumb ha creato nel 1925 rivisitando la storia di Cenerentola, e Little Annie Rooney di Nicholas Afonsky e altri autori, nata nel 1930 sulla scia di un film del 1925 con Mary Pickford. Ma nessuna delle due aveva lo spessore umano, e forse propagandistico, di Little Orphan Annie, celebrata in tre film (due negli anni Trenta, il terzo nel 1981 diretto da John Huston) e parodiata nel 1962 in un fumetto di Harvey Kurtzman (uno dei padri di “Mad”, irriverente periodico satirico) che in Little Fanny Annie ne ha fatto una bella ragazza piena di curve. (Articolo di Carlo Scaringi).