“Oplà: Il/la "graphic novel" porterà infine al duello (fioretto, sciabola, o pistola?) Pellitteri (spalleggiato dall’Accademia della Crusca) e Siviero (spalleggiato da Barbieri)? Questo blog oserà prendere posizione a favore dell’uno piuttosto che dell’altro? Si opterà definitivamente (tagliando la testa al povero toro) per il termine italianissimo "fumetto", o, al più, "romanzo grafico" o per immagini o quel che l’è? La vexata questio sarà oggetto di una puntata di Porta a Porta? Dilemma! Suspense! Inquietudine! Prossimamente su tutti gli schermi.” Così scherzosamente abbiamo commentato su ComicsBlog la questione apparsa, nella zona commenti, in coda all’articolo che potete leggere facendo click qui, con un intervento di Marco Pellitteri, seguito da uno di Luigi Siviero. Certo, questa del “nome” da dare ai libri a fumetti “di un certo spessore” è cosa che probabilmente non interessa un fico secco ai lettori normali, i quali, se mai, vogliono solo scoprire, leggendo, di aver speso bene i propri soldi. Ma attribuire il “nome adeguato” a qualcosa che riguarda il settore di cui ci occupiamo sembra essere stata sempre una cosa difficile. Già il termine “fumetto” (cui siamo tanto affezionati), oltre a non essere esaustivo, è di per sé fortemente limitativo, nel descrivere quel di cui si parla. Figuriamoci poi quando ci si addentra nei dettagli, nelle varianti, nelle forme ecc. Per non parlare degli usi impropri del tipo “sono andato al cinema a vedere il fumetto di Bugs Bunny”, o “ho letto il cartone di Corto Maltese”. E non ci mettiamo nemmeno a ipotizzare come dovrebbe chiamarsi tutto ciò in lombardo, in piemontese, in sardo, in calabrese, in ladino ecc. il giorno che, non si sa mai, invece del “federalismo”, si passasse alla secessione. I lettori continueranno a non farci proprio caso, a quale debba mai essere “il nome corretto”, purché quel che leggono valga la pena d’esser letto. Tuttavia, a noi che di queste cose ci occupiamo non solo per il piacere di leggerle, resta la (sia pur piccola) curiosità di vedere come andrà a finire “il duello” fra i due termini… o se, magari, salterà fuori un felice terzo incomodo a battere i due litiganti.
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