21 Gennaio 2010 01:26

Perché non si insegna (più) educazione sessuale nelle scuole?

Irripetibili - Luca Boschi - Coniglio editore - 2007 Perché non si insegna (più) educazione sessuale nelle scuole italiane? Per quale, clamoroso per quanto graduale, arretramento culturale si è tornati a ragionare in modalità-medioevo, come la madre di un lettore del Corriere dei Ragazzi anni settanta? E’ solo una delle sconsolate considerazioni provocate dalla (ri)lettura di Irripetibili – le grandi stagioni del fumetto italiano di Luca Boschi per Coniglio Editore. A pagina 48 c’è la copia di una pagina del citato Corriere dei Ragazzi, diretto con mano felice dal direttore Francesconi, in cui una tale signora Giulia Molteni di Modena (click l’immagine a sinistra) scarica le proprie frustrazioni (o la propria ignoranza, chissà, o il proprio condizionamento chiesastico di quei tempi) assalendo violentemente il direttore per aver consentito l’indecente pubblicazione di una storia di Hermann e Greg, della Valentina mela verde di Grazia Nidasio, delle gag di Bonvi. Lo sfondo evidente dello sfogo della signora è l’idea, rozzissima, che ci sono “cose che i fanciulli devono scoprire da soli”. Una idiozia talmente mostruosamente nociva per la crescita sana e normale degli esseri umani che dovrebbe far rabbrividire qualunque persona di buon senso. Ma la storia mostra che non è andata così. Ai miei tempi l’educazione sessuale (seria, scientifica, adeguata) era approdata momentaneamente nelle Irripetibili - Luca Boschi - Coniglio editore - 2007 - pag 48scuole grazie ai postumi del ‘68. La rivista per ragazzini citata aveva colto questo, come altri suggerimenti positivi del fermento culturale dell’epoca e proponeva, nei suoi redazionali intelligenti, come nei fumetti di livello altissimo (cosa incredibile oggi, purtroppo), quanto di meglio possibile per far crescere nuove generazioni, più evolute, con maggiore senso critico e consapevolezza delle precedenti. Ma qualcosa è andato storto. Anzi, molte cose devono essere andate storte se, oggi, siamo punto e capo. Coi diritti delle persone, con la cultura, con l’educazione sessuale, col mondo del lavoro, con la coscienza di sé delle donne, col rispetto per uomini, donne e bambini, con… Insomma, cosa si può pensare, se una rivista per ragazzini dell’inizio degli anni settanta era anni luce più avanti persino della scuola italiana degli anni duemila? Alcune ipotesi emergono proprio nel libro di Boschi, che è un testo di storia del fumetto, sì, ma anche di storia moderna tout court (quasi inevitabile, considerando che il fumetto è parte integrante della cultura popolare italiana), e dovrebbero farci riflettere parecchio. Ma anche molto rapidamente, perché, come si è visto, si va assai più velocemente indietro che avanti.