22 Novembre 2009 10:52

Festival e Museo bastano a fare una vera “Città del Fumetto”?

Angouleme 1998Il (pesante) dibattito sul Festival di Angoulême, e sul Museo del Fumetto di quella città, e sul resto, lungi dall’essere terminato (un comunicato comune del Sindaco di Angoulême e dell’organizzazione del Festival sembrava aver chiuso la faccenda, almeno per ora), sta facendo venire alla luce, sollecitato dall’intervento duro del famoso autore Philippe Druillet, una quantità di sgradevolezze che gli operatori del settore conoscono (o dovrebbero conoscere) bene, ma di solito evitano di raccontare in pubblico per “amor patrio”. Che La Città del Fumetto sia tale, di fatto, solo nei quattro-cinque giorni della manifestazione è cosa nota: il resto dell’anno (nonostante tutto) del fumetto in città non gliene importa più Angouleme 2001 tettiniente a nessuno, non essendoci più affari da fare (alloggi da affittare, cibi da vendere ecc.). Tanti anni fa, un direttore di museo del fumetto ci disse “non andate a metter in piedi un museo del fumetto in una piccola città: tolta la settimana del festival, il resto dell’anno è la morte civile – da suicidio”. Non gli demmo retta e oggi, sia pure non con il nostro progetto, quel museo c’è ed è in una piccola città che, però, ha caratteristiche diverse dalla città preminentemente agricola e fredda che è Angoulême. Ma resta il fatto che se un centro culturale non può esprimere attività vivace durante tutto l’anno, ed è legato mani e piedi alle motivazioni commerciali di un festival (che vivacizza il territorio solo una settimana l’anno), i rischi di implodere, ovviamente, ci sono. Se poi entrano in gioco poteri locali (e non), politici in carriera (e non), interessi non ben definiti e varie amenità del genere, P1270358il gioco è fatto. Non si può essere la “Città del Fumetto” qualche giorno l’anno: bisogna esserlo tutto l’anno, altrimenti si diventa la “Città che ospita il fine settimana del fumetto”, come tante altre e le altisonanti frasi che riempiono la bocca di politici e organizzatori diventano aria fritta. Angoulême sta vivendo sulla propria pelle tutto ciò. Altre città stanno per farsi avanti per raccogliere Festival, Museo ecc., promettendo una partecipazione continua? Si vedrà. Intanto ci sono argomenti per riflettere, come potete leggere nell’articolo di Didier Pasamonik qui di seguito.

“Alors que le Festival et le Maire ont enterré la hache de guerre, Charlie Hebdo publie cette semaine un virulent réquisitoire de Philippe Druillet contre la Ville d’Angoulême, son maire et sa Cité Internationale de l’Image…” Full article: click here.