17 Settembre 2009 08:58

Il grande salto di Geronimo Stilton

L’universo dei disegni animati si è arricchito in questi giorni di un nuovo personaggio, un simpatico topo come topi sono stati molti dei protagonisti del passato. Si chiama Geronimo Stilton e, malgrado il nome che ricorda un famoso formaggio inglese, è italianissimo. E’ scaturito dalla fantasia di Elisabetta Dami e del suo socio Pietro Marietti e dall’inizio del millennio passa da un successo all’altro, protagonista di decine di storie edite dalla Piemme e pubblicate in oltre 35 milioni di copie tradotte in almeno 37 lingue e diffuse in tutto il mondo. In Italia il suo successo sfiora i 20 milioni di copie e certamente aumenterà ora che Stilton è sbarcato in televisione, su Raidue, in una serie di 26 episodi di mezz’ora, coprodotti con gruppi francesi e americani. Geronimo si distacca notevolmente dai suoi confratelli dell’animazione, anche perché, in fondo, è il più umano di tutti. Fa il giornalista, edita e dirige “L’eco del Roditore” e si trova spesso immerso in rocambolesche avventure che non intaccano il suo sangue freddo e il suo aplomb di topo elegante, in completo verdolino, panciotto e occhialini sulla punta del naso, un abbigliamento quasi fuori moda, che nella versione animata è stato semplificato e modernizzato: via gli occhiali, il panciotto e soprattutto un portamento più giovanile e un aspetto più snello. Le storie televisive ricalcano un po’ quelle narrate e illustrate nei molti libri riccamente disegnati, soprattutto in quelli destinati ai lettori più piccoli. Il passaggio dalla staticità del libro al movimento dell’animazione ha forse migliorato sia il personaggio che le sue avventure, anche perché l’animazione è stata realizzata secondo i canoni classici, con milioni di tavole disegnate da centinaia di professionisti. Nell’era del computer e dei manga, questa serie sembra quasi un balzo indietro nel tempo, certamente non negativo. Il successo ottenuto in varie manifestazioni internazionali ne ha permesso la vendita già in una dozzina di Paesi e ha spinto i realizzatori a tentare un’impresa impossibile, o quasi, come quella di sfidare la Walt Disney in casa propria. Certo il confronto tra lo storico Topolino e il giovane Geronimo è impari, ma in ogni caso servirà a dimostrare che l’animazione italiana non ha solo Bruno Bozzetto, il gruppo Alcuni, Enzo D’Alò e qualche bravo e isolato artigiano, ma può contare su una ricca riserva di talenti. Gli Stati Uniti sono la patria del topo Ignazio (quello che prende a mattonate Krazy Kat), di Jerry, il classico nemico di Tom, o del velocissimo Speedy Gonzales e altri, con una lunga tradizione di topolini animati. Tra questi, curiosamente, mancano i miseri topini che un artista come Art Spiegelman ha usato per narrare la tragica vicenda degli ebrei, polacchi ed europei in genere, perseguitati da perfidi gattacci in divisa nazista. In un momento in cui il cinema d’animazione sta offrendo prodotti di qualità e d’impegno civile, come dimostrano alcuni film israeliani o lo stesso Persepolis tratto dai fumetti dell’iraniana Satrapi, forse sarebbe tempo di pensare ai topolini di Maus. (Articolo di Carlo Scaringi).