Il 27 maggio le edizioni Vents d’Ouest, che fanno parte del gruppo Glénat, pubblicheranno “Coney Island”, terzo e ultimo volume della serie “Kia Ora”. Come negli episodi precedenti i disegni sono firmati dal catalano Ricard Efa, mentre la sceneggiatura è dei coniugi Olivier Jonfray e Virginie Ollagnier. Questi ultimi fanno parte dell’Atelier KCS, un collettivo di fumettisti che ha sede a Lione. L’atelier collabora regolarmente con il festival che si tiene nella città francese dal 2006 (la prossima edizione si svolgerà dal 5 al 5 giugno). “Kia Ora” è ambientato in Nuova Zelanda. La protagonista è Nyree, una giovane maori che racconta la propria infanzia, segnata dalla discriminazione e dal razzismo. Nyree e la sua famiglia conoscono Hartmann, rappresentante di un’importante società commerciale, che convince gli indigeni a fare un viaggio intorno al mondo. Ma non sanno che l’uomo ha uno scopo tutt’altro che nobile: nel secondo volume (“Zoo humain”, 2008), infatti, la giovane maori e i suoi parenti vengono esposti allo zoo di Parigi come animali. E’ evidente il riferimento all’esposizione coloniale universale di Parigi (1931), dove una cosa così ripugnante accadde realmente. Non solo, ma non era neanche la prima volta: Saartjie Baartman, una giovane donna khoikhoi (ottentotta), era stata “esposta” in varie mostre europee fra il 1810 e il 1815 come “la Venere ottentotta”. Veniamo finalmente al nuovo albo, “Coney Island”. Il calvario della famiglia maori prosegue in un circo itinerante, dove i tre vengono esposti insieme a una donna con la barba e ad altri fenomeni bizzarri: insomma, trattati come mostri fra i mostri. Awhina, madre di Nyree, si mostra a sua volta intollerante verso i nuovi compagni circensi. Ma alla fine il suo atteggiamento cambia e la situazione si risolve positivamente, trasformando la storia in un’ode alla tolleranza e al rispetto del diverso. I testi sono curati e storicamente plausibili, i disegni espressivi e realistici. Infine, è il caso di sottolineare che negli ultimi anni sono usciti diversi albi, soprattutto in Francia, dove i popoli indigeni giocano un ruolo centrale. A titolo di esempio citiamo la serie “Aarib” (Vents d’Ouest, 2007 e 2009), ambientata fra i Tuareg, e la serie “Karennis” (La Fourmilière, 2008) dedicato alla tragedia dimenticata dei popoli indigeni della Birmania, che lottano da mezzo secolo contro la spietata dittatura militare. [Articolo di Alessandro Michelucci]