In televisione accade spesso: quando un personaggio dello spettacolo o della cronaca ha successo, subito diventa protagonista di un’infinità di trasmissioni. Lo stesso avviene, in proporzione, nell’editoria dei fumetti, nel senso che un personaggio di successo viene poi ripresentato in infinite ristampe. Sergio Bonelli, per esempio, accanto alle collane mensili ripropone vecchi albi, spesso riveduti e a colori, delle avventure di Tex o Dylan Dog. La Disney affianca al mitico Topolino settimanale infinite storie d’annata, rilette con nostalgia dai più anziani o scoperte dai più giovani. Allo stesso modo si comporta l’Eura Editoriale che da qualche tempo sta sfruttando – sia detto senza cattiveria – la straordinaria prolificità di uno sceneggiatore infaticabile come Robin Wood, un vero mago dell’immaginario per la facilità con cui sa narrare storie di personaggi antichi e recenti, da Nippur a Savarese, da Martin Hel ad Amanda, dal Cosacco a Dago, che è decisamente il suo eroe più riuscito e amato dai lettori. E’ quasi un quarto di secolo che Dago compare su Lanciostory o su Skorpio, protagonista di avventure iniziate nella Venezia del primo Cinquecento e, per il momento, giunte all’epoca di Martin Lutero. La vicenda ha portato Dago a fare un piccolo giro del mondo, dal Mediterraneo all’Europa, con puntate nell’America Latina e in Africa. Dago – ideato da Robin Wood e disegnato prima da Alberto Salinas e ora da Carlos Gomez – è il superstite di una famiglia veneziana sterminata dai Saraceni, ma soprattutto tradita da altri nobili della città. Dago è finito schiavo dei Saraceni, è sopravvissuto a mille angherie ed è infine diventato un prezioso collaboratore dei potenti di Costantinopoli e dintorni. Personaggio aspro, di poche parole, solitario, ogni tanto nei testi di Robin Wood si sfoga e mette a nudo il suo carattere. Come Corto Maltese, ha una gran nostalgia di Venezia, dove vuole ritornare per completare la sua vendetta. Nel mio ricordo – dice – “Venezia è una città grigia, in mezzo all’acqua, ma troppo lontana. Ricordo ogni canale, ogni casa, ogni voce, ogni profumo. La mia vita si è interrotta quando l’ho persa, e io riprenderò a vivere solo quando vi tornerò“. Forte, robusto e astuto, Dago ha superato tutte le prove più difficili in un ambiente ostile, ha conquistato la fiducia degli Arabi e la stima degli europei, con i quali si è scontrato più volte. Il suo carattere si è forgiato nelle battaglie e non può vivere senza combattere. Ma non è felice perché, dice, “sono un uomo col sangue sulle mani, e in me l’odio ha sostituito l’amore. Sono anni che la gente predice la mia morte, ma sono ancora vivo. Anni di schiavitù fra i Turchi cambiano un uomo. Ho conosciuto il remo, il deserto, la frusta e il fuoco. Ho conosciuto miserie e orrori, sono stato degradato, schiacciato, ucciso e resuscitato mille volte. Ma ho una vendetta da compiere e mi serve solo il tempo per farla“. La saga avventurosa di Dago si mescola con vicende e personaggi storici che Robin Wood racconta con grande fedeltà. Il successo di questo ciclo ha spinto l’Eura ha iniziare, sulle pagine di Skorpio, una nuova ristampa, in inserti estraibili dal settimanale, degli episodi di qualche anno fa, mentre dalla fine di aprile è stata avviata la pubblicazione – in dodici volumi cartonati e a colori – della fase iniziale di questa storia, dal primo episodio al Sacco di Roma, che gli autori presentano con precisione grafica e narrativa. Su Lanciostory, infine, continua la serie regolare, con puntate ambientate a Locarno e dintorni, all’epoca delle lotte di religione. Un altro momento coinvolgente di questa fortunata serie, che gli autori propongono con un taglio quasi cinematografico. [Carlo Scaringi]