2 Aprile 2009 21:40

Reportage da Rapallo: giorno 1

Il nuovo corso di Cartoons on the Bay sembra promettere bene. Sin dalla conferenza di apertura, il direttore artistico Roberto Genovesi e i vari giurati (tra cui Enzo D’Alò e Vincenzo Cerami) hanno ribadito l’attenzione particolare centrata sulle potenzialità pedagogiche dell’animazione nonchè l’importanza dei nuovi linguaggi multimediali per entrare in contatto con le nuove generazioni. A tal proposito questa prima edizione ligure del festival apre per la prima volta il concorso ai videogames (presentato il videgioco tutto italiano ispirato alle avventure di Diabolik), peraltro ormai legati all’animazione in modo sempre più stretto. Ma un futuro solido ha radici forti solo nella tradizione: un esempio emblematico di questa regola la si trova nella produzione di Cuba, premiato come Paese ospite. L’Istituto cubano del Arte e Industria cinematografica (ICAIC) è nato il 24 marzo 1959, insieme alla Revoluciòn castrista, e da allora ha svolto un ruolo fondamentale nel preservare l’identità dell’isola; soprattutto dopo l’embargo, che ha sì limitato drasticamente le risorse degli animatori, ma proprio per questo ne ha esaltato la versatilità, arrivando a fabbricare in proprio tutto il materiale tecnico. Istituzioni nazionali come Juan Padròn, creatore del pasionario Elpidio Valdès, hanno catalizzato solidi gruppi di lavoro negli anni e poi aiutato generazioni di ragazzi a formarsi nel solco di una poetica espressiva che, come ribadisce la direttrice generale dell’ICAIC, Esther Hirzel Galarza, non rinnega mai le sue tre componenti fondamentali: “… colore, ritmo, musica“. L’Istituto, così come la Scuola nata in un secondo momento, sono da sempre finanziate dallo Stato che crede ciecamente nelle potenzialità educative dell’animazione. Non c’è da stupirsene: storicamente nei Paesi sottoposti a restrizioni di tipo politico e sociale l’animazione ha costituito un veicolo privilegiato per trasmettere la propria voce. La signora Hirzel Galarza ha spiegato come a Cuba il cinema di animazione sia profondamente radicato nella cultura popolare, grazie anche ad una produzione diversificata, ma soprattutto grazie alla sedimentazione progressiva nella mentalità delle persone: la gente la considera ormai parte integrante della propria identità, una ricchezza che purtoppo in Italia abbiamo spesso trascurato. Dopo quella caraibica, si è cambiato musica con la presentazione dello Studio dell’Anno, ovvero Musicartoon autore tra l’altro della nuova sigla del Festival su musiche klezmer di Moni Ovadia. Tra i progetti che speriamo riescano a realizzare, anche un adattamento della celebre “Compagnia della Forca” di Magnus. Oltre a loro ha riscosso successo anche l’abbinamento stop-motion/ombre cinesi proposto da La Casa dei Conigli, i cui brevi corti con materiale riciclato hanno riscosso il plauso di Carlo Chendi, reduce con Luca Raffaelli, da un tuffo nel mare dei ricordi sulla scia di Claude Moliterni, il fondatore del Festival di Angouleme che pose le basi della sua creatura anche grazie alla sua lunga esperienza italiana. Un interessante libro curato da Matilde Tortona ha permesso di ripercorrere l’evoluzione dell’animazione e soprattutto dei suo fruitori (“Viaggi nell’animazione: interventi e testimonianze sul mondo animato da Emile Reynaud a Second Life“), quindi dopo aver salutato zio Walt con l’esperto disneiano Nunziante Valoroso, si è passati al making of del film 2D/3D “00″, la cui successiva visione si è rivelata una gradevolissima sorpresa. La storia di come il superamento delle paure infantili possa condurre poi un adulto letteralmente “tra le stelle” è gestita efficacemente dal punto di vista narrativo e registico (salvo qualche caduta di tono qua e là) riscattando la grafica poco accattivante fino a toccare un apice emozionale notevole nel bellissimo finale sulle note di un Baglioni d’annata. E’ un’opera imperfetta ma sincera e toccante, capace di entrare nel cuore dello spettatore se le verrà dato il tempo di essere assimilata. Chiudiamo con il dibattito sul diritto d’autore coordinato da Ivo Milazzo: oltre alle parole alate del filosofo Giulio Giorello a ricordarci quanta interconnessione passi tra fumetto, animazione e ogni campo dello scibile, il punto fondamentale della questione è risultato essere anche stavolta la necessità di riconoscersi e farsi riconoscere come professionisti, superando l’individualismo e la diffidenza che per troppo tempo hanno condizionato i lavoratori del settore.