8 Gennaio 2009 01:12

Tintin: gossip hollywoodiano?

Tintin au pays des SovietsTintin gay? Se questa ennesima trovata artata non l’avesse pubblicata il Times (che potete leggere di seguito), nessun giornale se ne sarebbe occupato. Invece ora (complice il film di Spielberg in preparazione, con protagonista il giovanissimo reporter creato da Hergé, e l’ennesimo anniversario) la "notizia" (meglio, il gossip, manco si parlasse di esseri in carne e ossa, e non di personaggi dei fumetti) fa il giro della carta stampata e arriva tranquillamente anche in Italia, che, pure, Tintin lo frequenta davvero poco (per motivi storici su cui non staremo a dissertare qui, oggi). Come fu per Batman e Robin, per Blake e Mortimer e altri personaggi di carta. Stessa cosa avrebbe potuto dirsi per tutti i Tintin au Congopersonaggi dei fumetti italiani, nati prima della guerra o poco dopo, quando i giornali per bambini evitavano accuratamente di mettere donne nelle storie (di solito d’avventura) e non solo i periodici confessionali (cattolici, nello specifico italiano). Questa è nuova, a dire il vero, ma di trovate del genere su Tintin ne escono con regolarità, da quando Spielberg ha detto che avrebbe fatto ben tre film con Tintin. E tre sono le avventure di Tintin che, fin troppo naturalmente inserite nel complesso contesto storico di quegli anni, hanno prestato il fianco ad accuse di vario genere, sia pure moltissimi anni dopo: (Tintin nel paese dei Soviet, stampato in albo nel 1930, Tintin è Tintin en Amériqueanticomunista; Tintin in Congo, in albo nel 1931, Tintin è colonialista; Tintin in America, in albo nel 1932, Tintin è antiamericano, anzi, meglio, anticapitalista). Non a caso sono le tre avventure realizzate quando Hergé era solo un ragazzotto, e lavorava sotto la direzione e l’influenza diretta dell’Abate Wallez (esponente importante, in Belgio, di un cattolicesimo ultra-conservatore, a voler essere gentili con gli aggettivi), il cui scopo dichiarato era proprio quello di indottrinare i giovanissimi lettori de Le Petit Vingtième e di farlo attraverso i disegni accattivanti del giovane ex boy scout Georges Remi (in arte Hergé). Non appena Hergé riesce a Tintin au Tibetliberarsi dell’ingombrante influenza dell’Abate, le storie cambiamo radicalmente tono, come ben sanno tutti i suoi lettori nella francofonia, e iniziano a esprimere i valori personali di Hergé (oltre che una ben maggiore verve narrativa). Valori che si evolvono, logicamente, insieme all’autore, nel corso degli anni, fino ad arrivare ad abbandonare completamente l’influenza cattolica per portarsi decisamente altrove, mantendo inalterati quelli dell’amicizia, del rispetto, della doverosa lotta contro l’ingiustizia ecc. Ma resta un certo elemento narrativo (identico, come si diceva, a quello dei coevi fumetti italiani e non solo) che non prevedeva, nelle storie d’avventura per bambini, Tintin et l'Alp Artpresenze femminili di rilievo. Oggi le cose vanno diversamente, e anche Hergé, se avesse potuto continuare la sua opera, avrebbe sicuramente fatto evolvere anche la serie, con naturalezza, come già si intravide nell’ultima avventura, incompiuta, Tintin et l’Alph Art. Tutto il resto, compresa questa ultima, sono solo "trovate" che non hanno nulla a che vedere con una seria analisi dell’opera di Hergé, e, anzi, hanno di solito motivazioni molto più banalmente "mediatiche". Da far scorrere con un sorriso e via, come potremmo immaginare avrebbe fatto, sportivamente, Tintin.

"Of course Tintin’s gay. Ask Snowy His adventures have sold more than 200 million copies and been translated into 50 languages, and this weekend he celebrates his 80th birthday. But how well do we really know Tintin? One thing’s for certain… " Full article: Timesonline.