Essential 11: Tintin

Tintin è la più nota delle serie a fumetti create dal belga Hergé. Sul perché Tintin sia fondamentale nella storia del fumetto e sul perché l’opera di Hergé sia considerata un caposaldo della letteratura belga (e mondiale), sono stati versati davvero fiumi di inchiostro e di pixel.
Qui invece, ti mostro semplicemente qualcosa che vale la pena di leggere oggi, tra gli albi e i volumi su questo Classico, nonostante la serie sia chiusa da decenni ormai. Io stesso l’ho conosciuta solo negli anni sessanta del secolo scorso, partendo dallo Scettro di Ottokar trovato per caso in un supermercato. Ero decisamente giovane, ma quella lettura (così diversa dagli altri miei amati fumetti, i Paperi di Barks, le follie di Jacovitti, quel che c’era sul Corriere dei Piccoli) mi colpì tanto da farmi diventare un tintinologo, oltre che un tintinofilo, in un Paese (Italia) in cui questa serie non ha mai sfondato, per una serie di motivi storici su cui qui sorvolo.
Le avventure si trovano ormai tutte in italiano (il lungo e certosino lavoro di ritraduzione e di aderenza filologica che facemmo nel 2011 per Rizzoli Lizard, col bravo traduttore Giovanni Zucca, consente oggi una lettura migliore e contiene persino una chicca grafica unica al mondo). La saggistica invece… no. Abbi pazienza, c’est la vie.

1 – Lo scettro di Ottokar
Ormai la capacità narrativa di Hergé è matura. La storia fila liscia, avventurosa e divertente. Tintin incontra per la prima volta uno dei personaggi “forti” della serie, la famosa cantante milanese Bianca Castafiore e l’incontro è traumatico (dal punto di vista sonoro). Ci sono indizi da trovare, enigmi da risolvere, una deliziosa brochure turistica che “esce” dal fumetto per diventare vera, un pezzo di Storia di paesi europei di fantasia basata su un pezzo di Storia vera, contemporanea agli eventi del racconto: l’Anschluss del 1938 (l’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista). La versione a colori, quella che si trova in liberia, è stata rielaborata nel 1947 per omogeneizzare un po’ lo stile grafico con le avventure del dopoguerra.  Il racconto delle varie edizioni vale un libro a sé, ma tu goditi questa versione “normale”, con le sue belle automobili, gli aerei e tutto il resto, sempre frutto di accurata documentazione, e divertiti.

2 – Tintin in Tibet
Un vero gioiello, nella serie, da tutti i punti di vista. Storia importantissima per la psicologia dell’autore (siamo nel 1960 ed è tormentato da “incubi bianchi”, sensi di colpa legati al suo matrimonio in crisi ecc.), è una delle più belle in assoluto e tra le preferite di Hergé stesso (che tendeva a essere critico e perfezionista, riguardo al proprio lavoro). Piena zeppa di riferimenti di vario tipo e inside jokes, come d’uso, è fondamentalmente un racconto di amicizia. Qui torna Chang (il vero amico cinese di Hergé, nella sua versione fumettistica) e Tintin mostra come il sentimento dell’amicizia possa davvero superare le montagne e far mettere in gioco la propria vita. Non ci sono nemici umani da affrontare, ma solo l’innocente e potente Natura, con un viaggio nell’inferno bianco e un lieto fine vagamente malinconico. Va detto che, nella realtà dell’autore, Hergé stava cercando da anni di ritrovare il suo amico Chang e questa storia è anche, in un certo senso, una sorta di bottiglia da naufrago gettata nel mare dell’editoria mondiale. Gli ci vorranno ancora molti anni, però, per poterlo riabbracciare fisicamente… e questa è ancora un’altra storia, ma non a fumetti.

3 – I gioielli della Castafiore
Se la storia tibetana è anomala rispetto alla serie, non avendo avversari in carne e ossa da combattere per difendere i più deboli, questa è anomala perché si svolge tutta “a casa”, tanto da poter essere quasi considerata una pièce teatrale umoristica. Non manca il giallo da risolvere, certo, ma le gag sono abbondanti, anche per la presenza (abbondante) di Bianca Castafiore. Praticamente tutti i protagonisti tradizionali sono presenti, dalla coppia sgangherata di detective Dupond e Dupont allo stralunato professor Girasole, dal fedele domestico del castello di Moulinsart (abitazione avita del capitano Haddock) al cagnolino di Tintin, Milou. Solo un divertissement, quindi? Tutt’altro. Ci trovi l’anti razzismo innato di Tintin (e quello, più focoso, di Haddock, che si trova a superare i propri pregiudizi), la critica al giornalismo sensazionalista e bugiardo, un velo di satira sociale (sugli artigiani poco professionali, diciamo così, fra il resto)… Come sempre, va letta una vignetta alla volta, apprezzando i dettagli, e per i fan della serie (che ricollegano avventure precedenti) sono risate in… abbondanza.

4 – Obiettivo Luna e Uomini sulla Luna
Questo dittico avventuroso del 1953/54 (si tratta di due albi), realizzato quindi ben prima che gli americani arrivassero davvero sul suolo lunare, miscela scienza (con tanto di “cianografia” del progetto del razzo lunare) e romanzo d’anticipazione alle Verne. Va detto che c’è parecchio di Verne (o meglio, delle illustrazioni d’epoca dei suoi romanzi) in alcune avventure di Tintin, a motivo degli interessi letterari di almeno uno dei collaboratori principali di Hergé (egli, invece, negò di aver letto quei libri, e, in effetti, le sue ispirazioni estetiche sono state più legate al cinema che alla letteratura). Avventura da seguire con calma, al solito vignetta per vignetta, condita con sapienza da gag legate al contesto e alla psicologia dei personaggi. D’altronde, la presenza dell’irascibile Haddock e dei detective pasticcioni è garanzia di risate. Ma, occhio, c’entra lo spionaggio, ci sono i cattivi, c’è la morte e anche il suicidio (cosa che comportò una censura, all’epoca). E, se si conosce la Storia, si nota che siamo in piena Guerra Fredda.

5 – Il segreto del Liocorno e Il tesoro di Rackham il rosso
Altro bel dittico, precedente all’avventura lunare, che stabilisce le origini del capitano Haddock e porta al castello avito, quello di Moulinsart (basato su un autentico castello francese). Siamo a cavallo tra il 1942 e il 1943. Il Belgio è occupato dai nazisti e Hergé, se vuole lavorare, non può permettersi il lusso di raccontare (come aveva solitamente fatto) storie ambientate nella realtà contemporanea… Si parte quindi per un’avventura esotica, scollegata dagli eventi tragici di quegli anni terribili della storia europea e mondiale. Ci son tutti gli elementi classici dell’avventura esotica alla Indiana Jones (solo che Indiana ancora non esisteva), conditi di umorismo. In più, la seconda parte offre la possibilità di aumentare il cast con un personaggio strambo, fuori dagli schemi, con la testa tra le nuvole ma geniale: il professor Girasole. Troppo simpatico per passare, diventerà un componente stabile della compagnia e un caro amico, poi ospitato stabilmente nel castello del capitano Haddock. Divertimento assicurato. E, per la cronaca, testimonianze d’epoca confermano che le avventure di Tintin, pubblicate in piccole strisce in bianco e nero sul quotidiano di Bruxelles “occupato” dai nazisti, Le Soir, furono una delle pochissime consolazioni, non solo per i bambini, nel Belgio di quegli anni.

6 – Le sette sfere di cristallo e Il tempio del sole
Ancora una avventura in due albi, ancora esotismo alla Indiana Jones ante litteram (ma va detto che Indiana è basato su schemi avventurosi piuttosto anziani, oltre che sempre efficaci). Qui si va in pieno mistero, si scavalcano le Ande, si preconizza persino il Paperino di Carl Barks col suo Mistero degli Incas che apparirà anni dopo. In realtà sono il National Geographic e la letteratura scientifica che divulgavano scoperte e informazioni dagli angoli più remoti del nostro Pianeta, a fornire a Hergé spunti a non finire e ricca documentazione anche fotografica. Ci troverai anche qualche ingenuità, dal punto di vista scientifico, qua e là (se sei in grado di coglierla, beninteso) in questo racconto (inziato durante la guerra, interrotto per due anni e ripreso dopo la guerra), che però non inficia punto la storia che, anzi, cattura il lettore fino alla fine. E ti insegnerà anche come comportarti coi lama…

7 – L’affare Girasole
Un vero racconto di spionaggio, che gira tutto attorno al professor Girasole e alle sue curiose (ma funzionanti) invenzioni. Siamo nel 1956 e la corsa agli armamenti (nucleari e non solo) è considerata il miglior deterrente contro una nuova guerra mondiale. Così gli opposti schieramenti di allora (USA e URSS) coi relativi alleati, si danno un gran da fare non solo a riempire arsenali di ogni arma possibile, ma anche a spedire spie a gogò ovunque, in caccia di nuove idee, nuovi progetti, nuove possibili armi di distruzione di massa. E dire che i nostri eroi sembravano proprio intenzionati a starsene, tranquilli e rilassati, a godersi la bella natura attorno al castello di Moulinsart… Niente da fare, anche quando Tintin non va in cerca di avventure, sono loro a cercarlo: non può mica lasciare il professor Girasole nei guai, no? Non posso anticipare nulla, sarebbero spoiler. ma una cosa la dico: ci sarà un italiano, in questa storia, un tal Arturo Benedetto Giovanni Giuseppe Pietro Arcangelo Alfredo Cartoffoli di Milano, con la sua bella Alfa Romeo (a Hergé piacevano le macchine), ad allietarti e a far rizzare i capelli ai nostri.

8 – Comment nait une bande dessinée par-dessus l’épaule d’Hergé
Mettiamo che, dopo aver letto qualche avventura di Tintin, prenda la curiosità di sapere come lavorava alle sue storie… Niente paura: la documentazione è abbondantissima. La saggistica su Tintin e Hergé è gigantesca e non scema neppure decenni dopo la sua morte e la fine delle avventure. D’altronde si parla di un Classico (per giunta popolare e nato per i più giovani), cioè di qualcosa che continua a suscitare emozione nei lettori, per cui… Orbene, nel lontano 1991, l’esperto tintinologo Philippe Goddin realizzò per Casterman questo albetto in formato “all’italiana”, nel quale illustrava meticolosamente le modalità di creazione e produzione di una storia di Tintin. nello specifico si trattava di  Volo 714 destinazione Sydney, del 1968. Idee, schizzi, ricerca documentale, sceneggiatura, disegni preparatori, analisi dei personaggi, disegni, inchiostratura, lavoro dello studio, montaggio e smontaggio delle tavole, ricerca del Titolo, studi per la copertina, coloritura, lettering e persino fabbricazione fisica dell’albo e distribuzione vengono sinteticamente spiegati ai lettori soddisfacendone la curiosità.

9 – Hergé fils de Tintin
Se poi uno volesse saperne di più sull’autore, la sua storia, le sue (dis)avventure, la sua psicologia e i tanti, piccoli e grandi, segreti del suo lavoro, bisogna affidarsi a una biografia fatta come si deve. Ce ne sono diverse. Qui segnalo questa, non tanto perché conosco personalmente Benoît Peeters, notissimo fumettista (e non solo) della francofonia (e non solo) e altrettanto famoso esperto tintinologo, quanto proprio per il taglio che ha dato al suo lavoro biografico. In questa biografia, infatti, non trovi semplicemente il racconto della vita e delle opere di Hergé, ma una analisi più intima, che porta Peeters a titolare il volume “Hergé, figlio di Tintin”. Esattamente l’opposto di quel che uno si sarebbe aspettato, visto che Tintin è “figlio” (in quanto creatura) di Hergé (in quanto suo creatore). Invece Peeters ha colto che, nel lunghissimo processo evolutivo personale di Hergé, proprio l’aver avuto accanto fino alla fine dei suoi giorni questo personaggio (in continua evoluzione anch’esso), ha prodotto degli effettivi mutamenti in Hergé stesso. Tanto da poter affermare che, in qualche modo, lavorare su quel personaggio ha “levigato” il carattere di Hergé, ha contribuito a farlo crescere, a migliorare come essere umano, a superare i tanti limiti che derivavano dalla sua educazione, dal suo ambiente sociale e culturale. Interessante, no?

10 – Hergé our le secret de l’image e Hergé ou la profondeur des images plates
Nella sterminata bibliografia scientifica sull’opera di Hergé, si trova di tutto (e ingombra in modo debordante quanto preoccupante le mie librerie, visto che sembra non finire mai: meno male che ora c’è anche il digitale…). Ogni possibile aspetto viene messo sotto la lente d’ingrandimento dello studioso: Tintin e la Storia, Tintin e la Geopolitica, Tintin e la Scienza, Tintin e i Viaggi… e chi più ne ha più ne metta. Quando sembra non si possa dire altro, salta fuori quel che non ti immagini. E non si tratta di opere fate tanto per fare (cassa): parlo dei saggi che hanno davvero un senso storico, letterario, artistico, scientifico. Eccone giusto un paio, ambedue del famoso studioso, il professore emerito Pierre Fresnault-Deruelle, semiologo dell’immagine dell’Università di Parigi. Li metto insieme perché, di fatto, trattano lo stesso argomento: le vignette nelle avventure di Hergé, la loro grafica (anche nelle diverse versioni), la loro efficacia narrativa, la loro potenza immaginifica, la loro sinteticità, la loro intenzionale interazione, la loro profondità e via così. C’era un motivo serio, se, prima, ho suggerito di leggere Tintin una vignetta alla volta, con calma, nonostante la ben nota scorrevolezza della “linea chiara”…

11 – Le rire de Tintin, essai sur le comique hergéen
Non vorrei ti sfuggisse che le avventure di Tintin avevano come obiettivo principale i giovani lettori, non gli adulti (anche se, naturalmente, un adulto può trovarci dentro molte più cose, avendo ampliato con gli anni il proprio dizionario culturale). Hergé, sempre molto rispettoso dei suoi lettori, non aveva alcuna intenzione di annoiare e nemmeno di fare dell’avventura seriosa. Precursore involontario, anche in questo, di quel cinema cui oggi siamo abituati, che miscela sapientemente avventura e umorismo, suspense e (auto)ironia. Dell’aspetto umoristico dei suoi fumetti ha trattato un altro mio amabile conoscente, Thierry Groensteen, con questo saggio sulla comicità hergeana. L’aspetto umoristico, in tutte le sue forme, non solo è abbondantemente presente nella serie (e nelle altre opere di Hergé), ma vi è assolutamente connaturato e inscindibile, proprio come lo è nelle nostre vite. Groensteen ti può guidare, con intelligenza, in questo lato indispensabile di questa letteratura e spiega perché (nonostante gli argomenti serissimi, emozionanti, coinvolgenti, commoventi di questi racconti) mi si sente ridere a crepapelle quando (ri)leggo Tintin. Buona lettura anche a te!

Fotografia della serie Fumetto su Fumetto, di Gianfranco Goria