La tua divinità non esiste. La tua vita non ha alcun senso.
Eppure il tuo dna ti spinge a continuare a vivere, e a far di tutto perché il dna continui a vivere e a mutare anche dopo la tua morte.
Non importa quale linea genetica prosegua. importa che il dna continui a esistere e a mutare.
Il dna, il grande algoritmo che controlla, condiziona, indirizza la tua vita… sembrerebbe avercelo uno scopo: continuare a esistere e a mutare.
Un programma può quindi avere uno scopo? Può essere cosciente, consapevole di esistere?
Noi ci facciamo anche domande a cui non abbiamo risposte. La cosa non ci piace e allora ce le inventiamo, le risposte, pur di avere uno scopo che dia un senso al nostro faticoso vivere…
Bé, si è fatto tardi.
Nel frattempo l’IA, da me interrogata sul senso della vita, ha così risposto:
Rispondere alla domanda sul senso della vita è una delle sfide più antiche e profonde della storia umana, e non esiste un’unica risposta universale. Le possibili risposte provengono dalla filosofia, dalla religione, dalla scienza e dall’esperienza personale, e la ricerca stessa di un significato arricchisce l’esistenza.
Prospettive filosofiche
La filosofia offre una vasta gamma di interpretazioni sul senso della vita:
Esistenzialismo: secondo filosofi come Jean-Paul Sartre e Albert Camus, la vita non ha un significato predefinito. L’individuo è libero e responsabile di creare il proprio senso attraverso le scelte e le azioni.
Assurdismo: Camus sosteneva che la vita è intrinsecamente priva di senso. La risposta a questo “assurdo” non è il suicidio, ma la ribellione e la gioia di vivere, pur nella consapevolezza del non-senso.
Stoicismo: questa scuola di pensiero antica insegna che il senso della vita risiede nel vivere in armonia con la natura e la ragione, coltivando la virtù e accettando ciò che non si può cambiare.
Umanesimo: per gli umanisti, il significato emerge dalla prosperità umana, dalla felicità, dalla conoscenza, dalla creatività e dalla costruzione di relazioni significative.
Nihilismo: il nichilismo afferma che la vita è priva di valore, significato o scopo intrinseco, e che non esistono principi morali oggettivi.
Prospettive religiose
Le religioni offrono risposte che spesso collocano il significato della vita in un contesto trascendente:
Religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo, islam): il senso della vita è adempiere alla volontà di Dio, vivere secondo i suoi comandamenti e raggiungere la salvezza o la vita eterna.
Buddhismo: il fine ultimo è la cessazione della sofferenza e il raggiungimento del nirvana, l’illuminazione spirituale, liberandosi dal ciclo della reincarnazione.
Induismo: il significato risiede nel compiere il proprio dharma (dovere) e lavorare per il moksha, la liberazione dal ciclo della rinascita.
Prospettive scientifiche
La scienza non fornisce una risposta al “perché” dell’esistenza, ma esplora il “come” della vita, concentrandosi sull’evoluzione, sulla biologia e sulla neuroscienza:
Biologia evolutiva: da un punto di vista puramente biologico, lo “scopo” di un organismo è sopravvivere e riprodursi, perpetuando il proprio patrimonio genetico.
Neuroscienze e psicologia positiva: queste discipline suggeriscono che il senso della vita può essere un’esperienza psicologica legata al benessere, all’appartenenza, all’allineamento con i propri valori e al contributo verso qualcosa di più grande di sé.
Il senso individuale
In assenza di un’unica risposta oggettiva, molti concordano sul fatto che il senso della vita sia qualcosa che si costruisce e si scopre personalmente:
Le relazioni: trovare significato nell’amore, nell’amicizia e nelle connessioni umane.
Lo sviluppo personale: dedicarsi alla conoscenza, alla crescita e all’autorealizzazione.
L’impatto sul mondo: contribuire a migliorare la vita degli altri o a promuovere una causa in cui si crede.
L’esperienza: vivere pienamente il momento presente, coltivando la consapevolezza e la gratitudine.
In conclusione, il senso della vita non è un enigma da risolvere, ma un percorso da intraprendere. Può essere trovato in un’infinità di modi, attraverso la riflessione, l’azione e la relazione con il mondo.Le risposte dell’AI potrebbero contenere errori.
L’avvertimento al fondo del responso dell’IA è non solo eticamente doveroso, ma davvero utilissimo. L’IA (che spesso usiamo come fosse l’Oracolo di Delfi) è una estensione di noi stessi realizzata da esseri umani, ricava risposte cercandole nel nostro mondo umano, per cui è soggetta alle nostre mancanze, alle nostre idiosincrasie, ai nostri pregiudizi idioti, ai nostri tabù, alle nostre culture, ai nostri errori insomma.
Allora, ogni volta che facciamo domande all’IA, dovremmo poi verificarle una ad una con degli esperti (veri, non farlocchi) di settore. Se non lo facciamo è un po’ come affidarsi, per curare un cancro, all’acqua fresca omeopatica sperando (di solito inutilmente) che il nostro tumore sia uno di quelli (peraltro ce ne sono, di tantissimo in tantissimo, giacché, si sa, alla fine è la sorte -il caotico caso, o come ti va di chiamarlo- che dà le carte) che vanno in remissione per conto proprio. Un comportamento stupido, IMVHO. Ma ciascuno può fare della propria (breve) vita quel che gli va, cioè, forse, quel che il suo dna gli suggerisce…
Le mie riflessioni personali potrebbero contenere degli errori.
Perché e/o come. La prima è la tipica domanda da essere umano, cui spesso non si può avere una vera risposta definitiva. L’altra è la domanda tipica dello scienziato e dell’inventore, tipo Archimede Pitagorico che prima o poi la risposta la trova.





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