“… un quarto atto, intitolato Les Sauvages, era stato aggiunto, permettendo a Rameau di riutilizzare la famosa aria dei Selvaggi che egli aveva scritto nel 1725 in occasione di una visita a Parigi di alcuni capi indiani americani e che era poi stata inclusa nelle Nouvelles Suites de pièces de clavecin (1728)…” [Leggi la descrizione completa su Wikipedia: click qui]
Mi sa che siamo finiti nella musica barocca, o sbaglio? Acchiappa, però, eh?… Forse bisognerebbero immaginarselo all’epoca (siamo nel 1700 e il politicamente corretto era fantascienza, oltre alla difficoltà di trovare decenti approfondimenti sulle culture non europee), con l’Autore che resta colpito dalle danze e dalle sonorità di popoli lontani e le incorpora, a modo suo (non senza una certa ingenuità, si potrebbe pensare, riproposta para para in questa versione teatrale che direi rende bene l’idea di quel che avrebbe dovuto essere all’epoca), in una di quelle opere buffe intese solo a dare divertimento, allegria e ritmo al pubblico. Insomma, va decisamente contestualizzato (oltre che tradotto il testo e considerato il tutto nell’insieme dell’opera completa), altrimenti a qualcuno potrebbe sembrare solo una presa in giro.
La musica, naturalmente, la si può ascoltare decisamente a lungo a ciclo continuo senza stancarsi e a me piace l’inserimento dei rumori di scena, dall’uso del tamburo e dei sonagli a quelli della coreografia.