L’avventura continua

BABsWorld
BABs world – mio veeecchio disegno

Sdraiato al fresco su quella barella, in quel corridoio antistante la camera operatoria, in attesa del mio turno per quella operazione tumorale da 40 punti e due ferite in anestesia totale, il pensiero mi è andato spontaneamente alla morte.

Paura? Nessuna, e non è strano. Anzi, tranquillità, serenità rispetto alla vita vissuta. Consapevolezza che quelli potevano essere i miei ultimi momenti e un vago senso di impotenza rassegnata. Malinconia rispetto ai miei affetti, quello sì. La necessità interiore di affidarli a qualcosa di Grande che potesse seguirli, amarli, aiutarli al posto mio, nel caso quello fosse il mio ultimo viaggio in questa forma. La certezza che, se quella Grande Entità non c’è, o non è in grado di soddisfare le mie speranze per loro, le mie raccomandazioni avrebbero avuto solo il senso di consolare me, per qualche minuto, della mia impotenza nei loro confronti.

Semplice, in fondo, lineare. Naturale, direi. Da bestiola.

Poi qualche parola scherzosa, come mio solito, coi medici e l’anestesista, e la chimica fa il suo fulmineo effetto. Un attimo dopo (cioè un par d’ore dopo) parlo ancora come mio solito (cioè da babbeo) come non avessi smesso, ma la scena è cambiata. Ah, stavolta non sono morto? Ok. Go on. Questa avventura continua.

Insomma, in un certo senso sono morto per un’ora o due, perché non ne ho memoria. Potenza dell’anestesia. Ma non è la prima volta che muoio, dai. Stavolta però avevo messo in conto che potesse essere l’ultima, per questo corpo.

Sarà per un’altra volta. Non c’è nessuna fretta. C’è ancora molto amore da far girare, molta musica da suonare.

 

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