Già… Gettàti in questo mondo, come un cane senza un osso (Into this world we’re thrown – Like a dog without a bone – click qui), e, un giorno dopo l’altro, la vita se ne va (click qui). Ovvio che l’augurio migliore possibile sia proprio “vivi a lungo, in prosperità” (click qui), detto proprio così: a lungo, sì, ma contemporaneamente in prosperità, cioè in salute e benessere, perché, altrimenti, un augurio di lunga vita potrebbe essere solo una condanna infame. Alcuni poeti della cultura popolare (musicisti, autori di serie tv, fumettisti e roba simile.) colgono l’essenza istintivamente e la trasformano in sutra (सूत्र), in aforismi di saggezza semplice. La vita se ne va… e ci si chiede, vanamente, se abbia un senso. Sai che cosa penso, che se non ha un senso, domani arriverà lo stesso (click qui). Eh, sì, la vita non ha bisogno di avere un senso, non ha bisogno che noi glielo si dia, non bisogno del nostro permesso per continuare: domani, arriverà lo stesso, in un modo o nell’altro. E, in fondo, la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia (click qui)… e, che sia un genio o un pazzo o la consueta altalenante via di mezzo, io sono quel che sono e questo è tutto quel che sono (I yam what I yam and tha’s all what I yam – click qui). E, naturale, tirerò le cuoia a un certo punto, ma nessuna tomba potrà trattenere il mio corpo (There ain’t no grave gonna hold my body down – click qui): le sue parti se ne andranno in ogni caso, prima o poi, tornando polvere. Di stelle, ma polvere, atomi nuovamente disponibili per nuove forme che la vita (qualunque cosa sia o non sia) prenderà. Lo so, Johnny aveva in mente altro, quando scrisse Ain’t no grave: era verso la fine della sua vita umana e credeva nella resurrezione della carne secondo quanto detto dalla sua chiesa. Ma la canzone è davvero bella e, in fondo, vale anche per me: la mia carne, le mie ossa, il mio cervello bacato torneranno a vivere in altre forme. Non posso sapere se la cosa riguarderà anche il mio “spirito” e, alla fine della fiera, non ha nessuna importanza.
Pensi che sia fuori di testa? Oh, lo sono stato, e sul serio e, senza la chimica, avrebbe potuto essere la fine della mia storia, certo. Ma ora sono solo una persona che pensa, ricorda, vive, e tutto passa per questo cervello. Tutto questo pensare e ricordare e sognare… come se il nostro cervello non potesse proprio farne a meno, come se, con questa sua attività costante, creasse ostacoli continui al vivere semplicemente momento per momento. Comprensibile che uno poi desideri di essere solo un gabbiano da scogliera, senza più niente da scordare, senza domande più da fare, con uno spazio da occupare (click qui)… Come il gatto Tommy, che non ha bisogno di Sapere, per Essere. Come in fondo eravamo, una volta, amebe, prima, semplici vermi dotati di tubo neurale, poi. Ed è fantastico, emozionante e bello persino, riflettere su questo nostro comune antenato, il co-26 (un verme protostomo, con il tubo neurale ventrale, che poi avrebbe originato un verme che nuotava sulla schiena), al Platynereis (verme cervellotico, diciamo così, visto che il suo sistema è alle origini del nostro, sopravvalutato, cervello). Per quanto ormai molto più complesso di quello dei nostri striscianti antenati, purtroppo il cervello non è un aggeggio perfetto: eh, no, proprio no. Ha un sacco di limiti e difetti e spesso funziona male. A volte molto, molto male. Ma oggidì ci sono ottime pastiglie che in molti casi aiutano a risolvere il problema. Da prendere seguìti da un neurologo, naturalmente. Quel che la razionalità non riesce a fare, può la chimica. E, comunque, il consiglio buono è sempre quello di Carosone: “pigliate ‘na pastiglia siente a mme” (click qui).
Live long and prosper, vecchio mio.