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Per lungo tempo, la preistoria è rimasta inesplorata: la nascita del mondo era di esclusivo dominio delle religioni. Ma nel XIX secolo, gli scienziati si sono liberati da questo tabù e, in seguito a importanti scoperte, una nuova scienza, la preistoria, ha spalancato le porte ai 10 milioni di anni che hanno plasmato l’umanità. La nostra avventura inizia nelle vaste distese del continente africano, quando il nostro antenato più lontano si è separato dal suo cugino, il bonobo. Da questa prima linea preumana sarebbe disceso, milioni di anni dopo, l’Homo habilis, che iniziò a fabbricare utensili semplici, a stare in posizione eretta e ad assimilare grandi quantità di proteine. Poi venne l’Homo erectus, che inventò l’ascia e addomestica il fuoco. E infine, l’uomo di Neanderthal, il primo a usare un linguaggio articolato, che gli consentiva di comunicare. In questa brulicante massa di specie Homo, solo una sarebbe sopravvissuta alle leggi dell’evoluzione: il Sapiens, apparso relativamente tardi nella culla africana, circa 300.000 anni fa. Grazie al suo (grande) cervello e soprattutto al numero di connessioni neurali, il Sapiens si diffuse su tutto il pianeta, si stabilì e sviluppò l’agricoltura e l’allevamento su larga scala. Viveva in famiglie, pregava gli dei, dipingeva, proteggeva i più deboli del gruppo, si sottometteva a un capo e combatteva. Era una specie allo stesso tempo invasiva e conquistatrice, inventiva e spirituale. Siamo noi…


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