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Le persone possono cambiare?

Il dottor House sosteneva di no, ma non era del tutto vero nemmeno nella nota serie, in fondo…
Perché ti senti, per fare un esempio, “fascista”? Forse perché lo erano i tuoi. Forse perché sei stato umiliato e ferito da bulli di estrema sinistra? Forse perché ti senti debole e insicuro e cerchi un gruppo violento in cui essere accettato e difeso? Forse perché non hai le idee ben chiare? Forse perché non sai bene cosa sia il fascismo? O per uno dei mille altri motivi per cui un tuo simile ha fatto una scelta opposta e speculare diventando un estremista di sinistra, o un feroce radicalizzato di qualunque tipo? Che ne so. Forse non lo sai nemmeno tu.
Tuttavia si può cambiare nella vita. Si dice, per quel che vale un detto ripetuto a pappagallo, che solo gli stupidi non cambiano idea.
In effetti, di fronte alle esperienze concrete della vita, alle dimostrazioni razionali, a volte davanti a forti emozioni, anche le idee più radicate possono essere abbandonate a favore di nuove (per te) e più umane.
Sì, anche idee scolpite dentro come quelle religiose, inculcate fin dall’infanzia e quindi difficilissime da sradicare, o come l’appartenenza a gruppi fanatici molto compatti, tipo complottisti di vario genere, o quelli di solito tenuti insieme da un sistema violento come gli stalinisti, i nazi-fascisti, i terroristi, i mafiosi et similia.
Nel cambiamento il primo passo forse potrebbe essere quello di riuscire ad ammettere di aver sbagliato a dare entusiastica fiducia a idee errate. Non è facile, perché di solito ci si sente stupidi a farlo, si teme di dove ammettere di essersi fatti turlupinare (magari da gente in buona fede).
Ma bisogna avere molto coraggio e forza di volontà, per saper ammettere di aver seguito una strada sbagliata con convinzione e fede cieca. Ma il solo fatto di ammetterlo vuol dire che non sei stupido, tutt’altro.

Chissà, forse ti eri comportato da stupido, magari eri stato un facile boccalone, peraltro a chi non capita di essere fregato almeno una volta? Riconoscerlo è segno di intelligenza e di cuore e di forza. Poi puoi continuare la tua vita e cercare una strada più umana da seguire e non avrai più paura di ammettere che avevi commesso, in buona fede e con tanta sincera convinzione, degli errori. Quello è il passato. Il futuro lo costruirai tu.
E i “valori umani” in fondo sono semplici, potresti riassumerli nell’antichissima “regola d’oro” (precedente probabilmente a filosofie e religioni strutturate): non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te, fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te. Se non sei psicopatico o sociopatico (cioè se non sei malato) la puoi applicare nella vita quotidiana senza un enorme sforzo (anche se siamo tutti un po’ buoni e un po’ stronzi), evitando l’enorme difetto del fanatismo e facilitando così la convivenza civile in una società umana.
Come molti di noi, avrai imparato una grande lezione: si può sbagliare e imparare dagli errori e crescere. E poi sbagliare ancora e ancora e imparare ancora e ancora. E’ umano… dicono. Il problema, si dice, è solo preservare nell’errore. 😉
IMVHO, ovviamente.

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Introduzione al libro:

“Consideriamo questo periodo della vita artistica di Jacovitti come un contributo importante alla conoscenza di un’epoca e dei suoi passaggi, tra fascismo e democrazia, tra monarchia e repubblica, tra pensiero unico e pensiero plurimo, e dei suoi effetti sulla parte del popolo italiano che la guerra prima e la democrazia poi hanno travolto e sconvolto, rendendole difficile saper vedere e capire. La ‘zona grigia’ diventò col tempo una ‘maggioranza silenziosa’ fortemente condizionabile, ma negli anni che ci interessano fu essa a subire l’aggressione di cento tensioni, a essere la destinataria di cento messaggi contrastanti. La satira proposta da Jacovitti del sistema dei tanti partiti, con le loro varianti e sovrapposizioni, è tra le più spassose che l’arrivo rintronante della democrazia abbia prodotto nell’Italia del dopoguerra, e lì davvero ce n’è per tutti. Jacovitti non si tira indietro, non si crede diverso e superiore rispetto ai suoi personaggi, si fa, come mai più dopo, protagonista egli stesso, rischia, si mette in gioco, si confessa, e apprezza o detesta da perfetto rappresentante e specchio di un’epoca unica e irripetibile, ma soprattutto immensamente vitale. Della quale, sì, è possibile oggi avere qualche nostalgia. Non è il più grave dei peccati di oggi condividere anche noi, per una volta, il luogo comune secondo il quale ‘si stava meglio (culturalmente, democraticamente) quando si stava peggio (economicamente)’.” (G. Fofi)


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