Un nuovo anno… Ma cosa c’è di “nuovo” se siamo sempre i soliti umani del piffero?
La novità ci sarebbe solo se il nostro cervello funzionasse meglio. Invece sono migliaia di anni che siamo sempre gli stessi. Geniali e idioti. Buoni e schifosamente malvagi fino all’orrore assoluto.
Una volta non avevamo una gran memoria degli errori commessi nel passato. Ora di memoria ce ne sarebbe da vendere, ma ancora troppo pochi fanno il confronto tra gli errori del passato (ampiamente documentati) e i nostri comportamenti attuali. Così si continua a fare schifo in abbondanza, giusto con tecnologie sempre più avanzate.
Per esempio, di fascismi (compenetrati di odio, violenza, sopraffazione, autoritarismo, antidemocrazia, nazionalismo, xenofobia, totalitarismo, aggressione, guerra, discriminazione, complessi di superiorità, ipocrisia, falsità, pretesa di essere considerati onorevoli e rispettabili mentre si manca di rispetto alla persona umana e non umana -la sua dignità, la sua integrità, la sua semplice esistenza così com’è- ecc. ecc. ecc.) non se ne parlerebbe più nella cronaca. Sarebbe giusto utile memoria storica, se si imparasse, si capisse, si confrontassero ogni giorno, “ora e sempre”, la Storia e l’Attualità. Non facendolo, scorrono il sangue, l’orrore, l’ignoranza e la stupidità.
Orrori che la pratica costante e convinta del Rispetto aiuterebbe ad allontanare. Rispetto per l’altro (sempre che anche l’altro pratichi il Rispetto per l’altro – per dire, ovviamente i fascismi non meritano rispetto, perché, com’è evidente, la loro base di pensiero non è il rispetto per gli altri).
Rispetto. Da apprendere da bambini, in famiglia, e poi a scuola, da praticare con naturalezza e spontaneamente. Che non è il “rispetto dell’autorità”, che troppo spesso si accompagna proprio a fascismi di vario tipo, che esigono rispetto ma non rispettano. No, è a monte, è il Rispetto per chiunque, che sia una “autorità” o un bambino, un presidente o un contadino, una persona della specie umana o di qualsiasi altra specie, una pianta, un sasso, o un panorama…
Dovrebbe essere così semplice. Invece dev’essere piuttosto difficile, per gli umani, se frasi come “Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te. Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.” vengono disperatamente e testardamente ripetute da pochi sporadici saggi coraggiosi, da migliaia di anni prima di Cristo, in ogni parte del globo, in ogni tipo di società, talora prima di venire ammazzati da altri umani, chiaramente irrispettosi e a cui non interessa per niente una società umana… Umana.
La Democrazia è un sistema di governo della società che punta al miglioramento della convivenza fra le persone. Ma può funzionare solo se i tre pilastri (Libertà-Uguaglianza-Solidarietà) sono tutti e tre attivi allo stesso modo e contemporaneamente. E vanno accuditi ogni singolo giorno, perché nulla è mai conquistato per sempre.
Immagina un tavolino con tre gambe: basta che una sia più corta (o manchi del tutto) e, hop!, tutto casca giù e tanti saluti. Ok, allora chi è che deve occuparsi ogni giorno delle tre gambe della Democrazia? Tu.
Tu che stai leggendo qui. Non è un compito che si può delegare ad altri: siamo noi tutti, singolarmente e insieme, che col nostro comportamento ne decretiamo la tenuta o il tracollo. Grossa responsabilità, vero? Se te ne rendi conto, può farti tremare i polsi…
Peraltro se non ci assumiamo queste responsabilità, che ci stiamo a fare in una società? Non siamo qui per essere schiavi, per produrre, o come carne da cannone. Stiamo tutti solo cercando scintille di felicità e lampi di bellezza lungo il percorso della nostra (breve) vita. Al momento di fatto imprigionati sulla sottile superficie di questo affascinante quanto piccolo pianeta, alla periferia di una delle innumerevoli galassie di questo universo. Momentaneamente ancora indegni di esserne ospiti, a giudicare dal nostro comportamento. Io non posso sapere se arriveremo a esserne degni prima di estinguerci (magari per nostra stessa responsabilità, per mancanza di Umanità – ironico, eh?, che l’umanità manchi ancora tanto di Umanità).
Di fronte al dolore, alla malattia, alla morte, all’estinzione, possiamo inventarci (e abbiamo inventato) qualunque tipo di consolazione fantasiosa, individuale e/o collettiva, possiamo inventarci più o meno benevole divinità che in realtà sono solo un alter ego del Caso, del Fato, della Sorte (che dà le carte: la Luna Nera, zanzanzan!): “Che il Caso mi aiuti!”, “Ce l’ho fatta, grazie al Caso!”, “Ascoltami, oh Fato, ho bisogno di questo e questo!…”, “Che la Sorte ti sia favorevole!”, “Che la Sorte ti maledica!”, “Il Fato è con noi!” ecc. ecc. ecc.
Ma la realtà non cambia in base alle credenze. Le credenze, semmai, cambiano il modo di vedere la realtà, la filtrano, la nascondono, l’annebbiano, la travestono. Ma non la possono cambiare.
Come forse (ma solo forse) sei passato dalla superstizione alle credenze, puoi anche passare dalla credenza alla fede che smuove le montagne, ma le montagne restano dove sono, in realtà – ci devi proprio andare tu, sulla montagna (o al mare, se preferisci). Già, perché, che piaccia o meno, la Realtà è la sola Verità.
A un certo punto dovremo toglierceli, gli occhiali deformanti delle nostre superstizioni, delle nostre credenze, persino delle nostre fedi assolute. Inesorabilmente. Forse gioverebbe alla nostra sopravvivenza (e alla nostra salute mentale) se avessimo il coraggio di cominciare a farlo, qui e ora, e ci abituassimo, anche se alcuni fanno molta fatica all’inizio, ad accettare la realtà così com’è, a cercare la verità nella realtà, a rinunciare alla comodità di superstizioni, credenze e fedi, e a fare la fatica altamente remunerativa di scoprire il mondo in cui viviamo, con metodo scientifico, sapendo in partenza che più scopriamo e meno sappiamo, perché il nostro mondo si allarga sempre di più, a ogni nuova scoperta. E lo scopriamo sempre più affascinante e paradossalmente più “misterioso” e la Scoperta ci appare così, a ogni nuovo passo, senza limiti di tempo e di spazio, infinita ed eterna.
Abbiamo a disposizione un universo affascinante da scoprire. Siamo già, naturalmente, parte di qualcosa di enormemente più grande di ciascuno di noi.
Perché passare il nostro breve tempo a fare del male agli altri (e quindi anche a noi stessi) e al nostro mondo (e quindi anche a noi stessi)? Siamo davvero fatti così male? Possiamo essere “riparati” e goderci tutti insieme in pace la Vita con le sue meraviglie? Ai posteri l’ardua sentenza, se non ci si lavora adesso (e i posteri potrebbero rapidamente non essere più la specie umana e sarebbe giusto così).
Tutto ciò detto, qui e ora, per te che leggi, IMVHO.
Ah, dimenticavo: Buon Anno! 🙂