afNews 3 Marzo 2023 08:00

Syldavia: dov’è? Voilà!

In occasione dei 40 anni dalla morte di Hergé, oggi vi parlo della Syldavia…

Il paese balcanico inventato da Hergé (come altri nei suoi fumetti) per collocarvi l’avventura di Tintin Lo Scettro di Ottokar (quella in cui si parla, semplificando molto, di dittatori che vogliono annettere paesi confinanti, per intenderci, proprio come stavano facendo esattamente in quel periodo l’Italia fascista e la Germania nazista) è la Syldavia, monarchia costituzionale il cui vicino, la Borduria (anch’essa di fantasia) è una dittatura autocratica con tendenze espansionistiche, imperialistiche e assai malevole.

© Hergé / Tintinimaginatio – 2023

Questa avventura si trova qui, in francese e in italiano – è la prima che io ho letto della serie, in gioventù, e la consiglio vivamente:

E’ prassi comune, per gli autori, inventarsi paesi ad hoc per le loro storie. In questo periodo, per dire, è famoso il Wakanda, regno africano con ambasciate qua e là.

Ma dov’è esattamente la Syldavia (che, come sai, conta molti consoli sparsi per il mondo)? La collocazione balcanica è dichiarata apertamente, ma altre caratteristiche disseminate nelle storie che la vedono come ambientazione protagonista contribuiscono alle ricerche.
Naturalmente Hergé, il creatore della serie classica Tintin, non si pose tante domande, a suo tempo (siamo nel 1938). Miscelando ad arte luoghi, usi e costumi, lingue e tutto il resto, ispirandosi alla cronaca geopolitica e a libri, film ecc., mise in piedi una nazione molto caratteristica, adatta alla storia da raccontare ai suoi giovani lettori. Che si trattasse di puntare il dito contro l’Italia di Mussolini che voleva assorbire l’Albania, o la Germania di Hitler che complottava per annettere l’Austria (tanto per cominciare) e invadere il Belgio, in fondo non faceva molta differenza: il concetto era lo stesso (e andrebbe bene anche oggi per le attuali guerre di invasione/annessione/espansione/imperialismo che la Russia di Putin perpetra nei confronti di Ucraina, Crimea e poi, chissà, Moldavia ecc. Insomma, gli anni passano, ma avidità, malvagità e idiozia umana resistono ancora.

Ma tornando al mondo della fantasia, siamo riusciti a collocare adeguatamente la Syldavia, almeno quanto è stato fatto per Paperopoli e Topolinia?

In diversi ci hanno provato seriamente (spero senza prendersi troppo sul serio) e qui ti mostro qualcosa.


Cominciamo con la bella carta realizzata da Sophie Pauchet per la nota rivista geografica francofona GEO, pubblicata anche sul volume speciale Tintin, les arts et les civilisations vus par le héros d’Hergé del 2015:

In questo caso gli esperti di GEO hanno preso in esame i diversi elementi, presenti nelle avventure di Tintin. Hanno sviluppato varie teorie riguardanti paesi possibili: la Romania, il Montenegro, Albania Serbia e Croazia, la Repubblica Ceca, la Polonia, L’Austro-Ungheria, senza dimenticare una sorta di “pista” anglo-belga, per quindi attestarsi sulla cartina pubblicata qui sopra.

La Syldavia secondo GEO – Da Dbrnouk, la città portuale, all’imponente monte Zstopnohle, ecco quello che potrebbe essere il paese di Sua Maestà Ottokar…
Individuare la Syldavia è una vera sfida? Mapparlo è ancora un’altra. Per cercare di riprodurre il paese descritto da Hergé, i tintinofili di GEO si sono basati sui dettagli disseminati negli album.
Ne Lo Scettro di Ottokar, l’opuscolo turistico consultato da Tintin (tavola 19) fornisce importanti indicazioni geografiche: la capitale, Klow, è alla confluenza dei fiumi Wladir e Moltus; Kragoniedin è una località termale; la città di Dbrnouk si trova sulla costa meridionale, quella di Niedzdrow, nella valle di Wladir. Poi, Tintin viene arrestato dalla gendarmeria di Zlip (tavola 28) e va al castello di Kropow (tavola 41). Più avanti, un cartello stradale indica la distanza tra Istow e Klow (Tavola 57) poi il giornalista parte dal porto di Douma (Tavola 61). Nella stessa tavola, un riquadro rivela il piano di invasione del paese da parte di Borduria, a ovest della Syldavia.
In Obiettivo Luna, un’altra vignetta (tavola 4) ci permette di localizzare Tesznik e scopriamo il centro di ricerca di Sbrodj, nel massiccio Zmyhlpathes (tavola 9) dove si trova il monte Zstopnohle (tavola 51). Quanto al lago borduro-syldaviano di Flachijzhaf, covo di Rastapopoulos, appare nel film Le Lac aux Requins (1972), l’ultima avventura syldaviana del nostro reporter.
Un elemento in più che ci riporta alla regione balcanica, a lungo sotto la dominazione ottomana: è il caso di questa scena di battaglia ispirata a una miniatura orientale (a sinistra) che Hergé ha trasposto nell’opuscolo (a destra) che Tintin ha consultato al suo arrivo in Syldavia.”

Materiale iconografico tratto dal volume citato di cui consiglio l’acquisto (è in francese):


Nel 2018 tocca a PisseGuri82 pubblicare su Reddit (non ho al momento altri dati per identificare l’utente e chiarire chi sia l’autore delle mappe che seguono, ma credo sia norvegese) queste due mappe che dovrebbero portare la ricerca a una conclusione tanto tranchant quanto ovvia:

2018 u/PisseGuri82 – Informatzionsamt Koenixtoriik Syldavia https://www.reddit.com/r/MapPorn/comments/8l952b/where_is_syldavia_1600_x_1464_oc/

Non esiste un posto che corrisponda a tutti gli elementi menzionati negli albi di Tintin. Appare come un paese rurale e tradizionale nel 1939, con un programma spaziale nucleare di successo nel 1953: in sostanza è un mix di tanti paesi dell’Europa Orientale.” E, aggiungo, di tante fonti di ispirazione, tra cui anche il film Il Prigioniero di Zenda.

La conclusione delle mappe pubblicate da PisseGuri82, come vedi, tiene conto di questi elementi relativi alla posizione geografica e alle fonti di ispirazione di Hergé:
il Regno di Syldavia nell’Europa Orientale è molto piccolo (“solo due valli”), vi si parla una lingua germanica, ha una città portuale, diverse antiche moschee, pellicani, sorgenti di acqua minerale, depositi di uranio e potrebbe essere a nord del o sul Danubio, le montagne Zymylpathian possono ricordare i Carpazi, la linea reale della Syldavia contiene nomi di re medievali della Boemia, la lingua (che in realtà è basata sul dialetto brussellese del quartiere Marolles) ha una ortografia influenzata dal polacco con l’uso di grafemi come CZ, SZ e CH, Cracovia potrebbe aver ispirato la capitale Klow col castello Kropow, il nome Syldavia si evidenzia come fusione di Transilvania e Moldavia, l’uso di caratteri misti cirillici e latini ricorda la Jugoslavia, il nome della città di Dbrnouk ricorda quella di Dubrovnik, l’Albania prossima all’invasione italiana fu citata espressamente da Hergé come ispirazione per l’albo Lo Scettro di Ottokar.


Molti altri elementi sono stati disseminati da Hergé, in particolare nella prima versione dell’avventura: per esempio il capo borduro del partito della Guardia d’Acciaio (parliamo del complotto in atto per annettere la Syldavia da parte della Borduria, che la qualifica come l’equivalente della Germania nazista all’epoca) si chiama Müsstler, cioè la fusione di Mussolini e Hitler. All’epoca Hergé era solito sfottere i due dittatori nelle gag della sua serie Quick et Flupke. E ancora, il saluto tipico borduro è “Amaïh!” (ovviamente preso dal dialetto di Bruxelles) ed è da intendersi come l’equivalente dell’orrendo “Heil!” nel nazismo.
Insomma, uno storico troverà una bella quantità di riferimenti che non avrà alcuna difficoltà a collocare correttamente. E, allora, erano chiari e immediati anche per i bambini del Belgio.


Dall’edizione italiana Rizzoli Lizard rinnovata, ecco il famoso opuscolo letto da Tintin sull’aereo, nell’avventura Lo Scettro di Ottokar: 

 

E qui una traduzione alla buona della scritta in syldavo antico:
“Ottokar, sei un falso re, quindi il tuo trono è mio.” “Davvero?” disse il re Ottokar. “Vieni a prenderlo allora!” Quindi il re colpì il barone Staszrvich sulla testa [con lo scettro – NdGG]. Il patetico Staszrvich belò: “Oh!” e poi il tipo cadde a terra.

Ma altri propongono traduzioni leggermente diverse, come ci mostrava nel 2018 Jean-Luc Rémy nel suo ottimo blog Tintinomania:

Soffermiamoci un attimo sul testo antico sildavo [Scettro pagina 21] del manoscritto del XIV secolo, che termina con le parole “Dâzsbíck fällta öpp o cârrö”.

Frédéric Soumois lo interpreta così:
dâszbick = (ger.) das: questo + (fr.) bique: capra
fällta = (ing.) to fall: cadere
cârrö = (wall.) piastrella.
L’uso di francese, inglese e tedesco da parte di Soumois è inutilmente complesso: “bique” è un’inutile deviazione linguistica, anche se l’animale può essere associato al comportamento ribelle del barone ribelle, che soddisfa il criterio di coerenza contestuale.

Daniel Justens e Alain Préaux propongono la seguente alternativa:
bick = (bv.) bikker: (fr.) bouffeur, ghiottone
fällta = (nl.) valt: cade – o, il contesto impone “caduto” e l’imperfetto di “valle(n)” è “viel”
cârrö = (fr.) piastrella, piastrellatura, pavimento.
Justin e Préaux invocano “Bikker” il cui significato di ghiottone qui si riferisce all’avidità di potere: soddisfa il criterio linguistico ed è coerente con il tentativo di golpe. D’altra parte, traducono fällta come “cade”, un indicativo presente; è in realtà l’imperfetto (Vallen, viel, gevallen) trasposto in fallta, la finale -a che ricrea l’imperfetto.

Jean-Jacques DE GHEYNDT gli offre una traduzione diretta per “bink”, senza deviazioni di alcun significato approssimativo ma basata su una conoscenza più approfondita del dialetto fiammingo di Bruxelles: bink: type, ragazzo. Questa parola di vloms, sinonimo di peï, è presa in prestito dal bargoensch, un gergo fiammingo oggi scomparso ma ancora conosciuto nel distretto di Marolles ai tempi della nonna di Hergé. La traduzione diventa quindi semplicemente: “(e) il ragazzo cadde a terra”.

Visto? Il Syldavo antico non è mica robetta da ridere…
Scherzi a parte, come dicevo, Hergé ha usato il marollien per scrivere questi testi (divertendosi parecchio, suppongo), per cui se sei un lettore anziano di Bruxelles potresti forse capirlo, ricostruendo dalla scritta il lessico di partenza.


Ci sarebbe ancora molto da raccontare. Hergé si è divertito a combinare, mescolare, suggerire… con il semplice intento di creare un paese fittizio ma che “suonasse” esoticamente balcanico e adatto a collocarvi una storia di intrighi, complotti ecc., (purtroppo fin troppo vicini alla realtà). Che poi gli appassionati (e gli studiosi) della serie Tintin abbiano scavato in ogni piccolo dettaglio cercando di ricavarne qualcosa di coerente è una di quelle cose che gli autori non considerano proprio, avendo l’intento di raccontare una storia e non di fare documentari. E, per dire, come nel teatro, c’è a volte più verità nella finzione scenica (o in un racconto di fantasia ben costruito), che nella cronaca (spacciata per verità).

Ricerche inutili, quindi? Solo un gioco? In realtà, tutte queste ricerche, a dirla tutta, portano alla luce elementi molto interessanti di storia, geografia, geopolitica, usi e costumi, cultura e tanto altro ancora. Sono parti delle verità nascoste in bella vista nella finzione.


Tutto quel che è di sua proprietà qui, è © Hergé / Tintinimaginatio


L’albo di cui vedi la copertina qui di seguito contiene, oltre alla storia, un ricco apparato informativo sia sull’avventura sia sul contesto storico ecc. Essendo parte della serie uscita in edicola con Corriere della Sera – Gazzetta dello Sport, forse faticherai a trovarlo, ma vale la pena tentare.

La bella edizione italiana da edicola corredata di ricchi redazionali, basata sulla nuova edizione e traduzione della serie di cui ho curato l’aderenza filologica per Rizzoli Lizard.

Altri elementi utili si possono trovare nel sito del Console Onorario di Syldavia in Taurinia:


 

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