afNews 24 Gennaio 2023 18:01

Al WOW di MIlano il “pennello spianato” di Maurizio Bovarini

WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano dedica una mostra a Maurizio Bovarini, uno dei protagonisti del nostro fumetto, a 36 anni dalla scomparsa. Oltre 150 disegni originali tra illustrazioni, vignette e fumetti illustrano al pubblico il suo lavoro, dalle riviste satiriche francesi degli anni Sessanta a quelle italiane dei Settanta e Ottanta, passando per collaborazioni importanti con Linus, il Corriere dei Piccoli e il Festival dell’Umorismo. Pennini e pennelli in continuo movimento a suon di jazz, altra sua grande passione. La mostra è a cura di Paolo Valietti, Moltimedia Fattoria digitale.

Inaugurazione sabato 4 febbraio alle ore 16.30.

Maurizio Bovarini disegnatore è una mostra monografica che omaggia, a 36 anni dalla scomparsa, Maurizio Bovarini, disegnatore di indiscussa qualità, protagonista di una stagione molto fertile del fumetto e dell’illustrazione italiana.

Maurizio Bovarini realizza le prime illustrazioni negli anni ’50 per il settimanale Le Ore poi, nel decennio successivo, inizia a collaborare con il Corriere dei Piccoli e a partire dal 1962 si fa conoscere oltralpe e soprattutto in Francia, grazie ai lavori pubblicati sulle riviste Siné-massacre, Adam e Bizarre. Tra il 1968 e il 1969 dirige la rivista Kara Kiri, versione italiana della francese Hara Kiri che si trasformerà poi in Charlie Hebdo.

Ma è sulle pagine dei supplementi di Linus che i lettori più attenti imparano a riconoscere il suo segno veloce e preciso, spietato ed espressionista. Per la rivista fondata da Giovanni Gandini crea, tra gli altri, le serie “Kariplo” e “Philadelphia Miller”, quest’ultima pubblicata anche in Francia su Charlie e in seguito raccolta nel volume “La dinastia dei Miller”. Le sue sono le pagine di un grande autore, destinato a essere poco storicizzato, che vengono pubblicate accanto al meglio del fumetto del periodo. Sono anni convulsi per il fumetto non seriale. Le riviste che lo ospitano sono molte, ma la successiva pubblicazione in forma di libro è più un’eccezione che una regola. Bovarini, che dalla metà degli anni Settanta si fa rappresentare da Quipos, l’agenzia di fumettisti e disegnatori fondata da Coleta Goria e Marcelo Ravoni, si muove in quel mercato con sapienza. Pubblica sulle riviste, costruisce libri, lavora con i periodici disegnando strisce, vignette, illustrazioni e copertine. È così che nel 1970 arriva il primo volume a fumetti, “Ricco Ridens”, seguito nel 1972 da “Ultimo tango a fumetti”, parodia del film di Bernardo Bertolucci, e da “Eia eia trallallà” (1975), racconto semi-serio dell’Italia fascista.

Lo troviamo pubblicato su quasi tutte le pubblicazioni umoristiche e satiriche italiane degli anni Settanta – primi Ottanta. Ritorna occasionalmente al fumetto sulle pagine di Linus, Eureka e Alter Alter. Intensifica la sua attività di illustratore in particolare con l’editore di Tempo Medico.

Il volume “Schizzofrenia” (con doppia z) del 1982 raccoglie le vignette realizzate a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.

Parallelamente coltiva la passione per il jazz, espressa ovviamente attraverso il disegno. Bovarini ritrae e rappresenta i principali artisti della scena jazzistica internazionale che si esibiscono fra Bergamo, città che gli ha dato i natali e Milano, città d’adozione.

Questa mostra e questo catalogo sono il tentativo, sartoriale, di mostrare come tutti questi ritagli, cuciti insieme con cura e attenzione, possano essere confezionati nell’abito di un autore di grandissima classe.

Attraverso un percorso cronologico che accosta disegni originali ad una selezione di pubblicazioni europee sulle cui pagine Bovarini è stato pubblicato, il visitatore ha la possibilità di seguire l’evoluzione continua del segno che accompagna il lavoro di tre decenni.

Si parte dai primi disegni degli anni Sessanta per le trasgressive riviste francesi fino a L’Enragè del maggio 1968, passando poi attraverso i personalissimi fumetti dei primi anni Settanta, con rivisitazioni inusuali del western classico, incrociando il poliziottesco e il fumetto storico, fino alle vignette per i giornali satirici italiani degli anni Settanta – Ottanta.

I grandi formati degli originali consento di riscoprire disegni inevitabilmente penalizzati dalle riproduzioni tipografiche in piccolo formato del periodo.
Sono presenti poi due sezioni specifiche: la prima dedicata ai sorprendenti disegni dedicati all’amato Jazz e una seconda in cui sono esposti 24 disegni tratti da “Eia eia trallallà”, il libro sul fascismo (per ricordare come eravamo) che rappresenta probabilmente il livello grafico più alto raggiunto dall’artista.

Sabato 4 febbraio alle ore 16.30 si terrà un incontro di presentazione con il curatore Paolo Valietti con Boris Battaglia e Paolo Interdonato della rivista Quasi. Un informale dialogo per ripercorrere la carriera e i contesti nei quali il disegnatore ha trovato spazio.

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Scrivono di lui

Per entrare nel mondo di Maurizio Bovarini disegnatore forse più di ogni altri conta leggere ciò che i suoi colleghi scrivevano di lui, raccolte per la prima volta in un volume a lui dedicato del

«Terminati i suoi disegni, Bovarini si ritrova completamente spruzzato d’inchiostro di china. Per ripulirsi, si strofina contro le pareti di casa creando suo malgrado sconvolgenti affreschi».

Giorgio Cavallo

«Bovarini disegna con la cravatta, digrignando i denti, pigro e passionale come ogni bergamasco cronico. Poi si corica, lasciando i pennini sfiniti sulla carta sfatta».

Altan

«Eravamo lì con i nostri normalissimi rapidograph, senza fare del male a nessuno, quando all’improvviso la porta si spalancò e apparve lui col pennello spianato:

«Fermi tutti, questo è un disegno!»

«Non spararlo, Maurizio, non spararlo!»

Ma lui se ne fregò, lo sparò comunque. E poi se ne andò sorridendo educatamente.

E noi impotenti a chiederci: «Ma dove lo trova quell’arsenale? Quale cartolaio gli fornisce inchiostro al tritolo, machines-pennelli, pennini a testa dirompente?»

Possibile che si lasci girare indisturbato uno capace di scatenare una libertà grafica di tale portata?».

Quino

«Mi piace il Bovarini quando è arrabbiato, arrabbiatissimo. Ricordo una serie di facce per un discorso del DUCE, con una bocca autofagocitante, mostruosa. Eccezionale».

Guido Crepax

«Quelli che hanno visto per la prima volta i disegni di Bovarini su L’Enragé del maggio ’68 non li hanno dimenticati. Gli uomini al potere adorano essere caricaturizzati ma non da disegnatori come Bovarini. Bovarini non è cattivo, è spietato come lo sguardo di un bambino o come la requisitoria di un avvocato. i suoi disegni sono delle condanne».

Georges Wolinski

«Bovarini si fa l’overdose di humor nero per meglio affrontare il lato peggiore della vita»

Coco

 BIOGRAFIA

Maurizio Bovarini (Bergamo, 31 luglio 1934 – Milano, 13 luglio 1987) è stato un disegnatore straordinario e vulcanico. È stato anche, almeno in apparenza, indifferente alle malizie editoriali, grandi e piccole, che permettono a un autore di ritagliarsi un posto sicuro nella storia. Ricostruire la sua biografia, quasi completamente assente da tutti i testi di storia del fumetto e dell’illustrazione, ha richiesto la raccolta di informazioni di prima mano dalla famiglia: la moglie Adele ed i figli Andrea e Alessandra.

Famiglia è racconto, ma anche Archivio.

Maurizio Bovarini nasce a Bergamo, nei borghi storici della parte bassa della città, il 31 luglio 1934. Abita in piazza Pontida ed è l’ultimo di 6 fratelli, maschi il primo e l’ultimo, con quattro sorelle in mezzo. Il padre è reduce della Grande Guerra, la madre è maestra. In famiglia si studia. La carriera scolastica del nostro è discontinua e incompleta. Una turbolenza che trova pace solo quando, nei primi anni Cinquanta, frequenta i corsi di disegno e pittura appena inaugurati all’Accademia Carrara.

Respira da subito il mondo della carta stampata. A pochi metri da casa, c’è la sede dell’Istituto Italiano di arti grafiche. Il fratello, maggiore di dieci anni, scrive e confeziona libri scolastici. È proprio lui a introdurlo nel settore editoriale, dove ha la possibilità di comprendere i meccanismi, ai tempi abbastanza complessi e articolati, della realizzazione di una pubblicazione. Si fa le ossa tra antologie e atlanti geografici, infilando qua e là le sue prime illustrazioni. Sul finire degli anni Cinquanta inizia a pubblicare una pagina di disegni umoristici a tema musicale sul settimanale Le Ore.

La musica è da subito una passione centrale. Nella Bergamo degli anni Cinquanta c’è una certa vivacità nella scena Jazz. I locali del centro ospitano volentieri esibizioni di concerti di formazioni locali.

Sul finire del decennio si sente pronto ad allargare lo sguardo e si presenta con un portfolio negli uffici Mondadori a Milano. Viene assunto come grafico illustratore e inserito nella redazione di Arianna.

Un paio d’anni di grosse esperienze in campo editoriale, ma spazio per lavori personali in Italia non c’è. Le testate da imitare vengono da Parigi, capitale culturale europea che manifesta una certa vivacità.

Interrompe la collaborazione con Mondadori e si sposta in Francia. Le cose non vanno come spera. Torna a Milano e suoi disegni cominciano a comparire quell’anno su Sinè Massacre e Bizarre. Illustra anche per Adam e poi per Hara Kiri fino a L’Enragè del 1968.

Nel 1964 vince il premio Unità. Nel 1967 si aggiudica, a Tolentino, il primo premio alla IV Biennale dell’umorismo nell’arte; ne seguirà una personale nell’ambito dell’edizione successiva, nel 1969.

Giornalista iscritto all’albo dal 1965, dirige dal 1967 il mensile per soli uomini Kent. Nel 1969 arriva il settimanale Cronaca Vera con l’editore Garassin. Accompagnato da Antonio Perria, giornalista e scrittore sardo, segue il settimanale fino alla morte.

La musica Jazz trova casa a Milano con la nascita del Capolinea: il meglio della scena mondiale si esibisce sul Palco della cascina sui navigli. Il nostro diventa un frequentatore assiduo del locale e la produzione di disegni, ritratti e manifesti, dedicati alla musica afroamericana, è ricca e variegata.

Nel 1971 lo troviamo a bordo della rivista Cabalà che inaugura una nuova stagione della satira italiana. Nel 1972 su L’Arcibraccio, altra rivista satirica costruita da Luca Aurelio Staletti, agente dei più trasgressivi disegnatori transalpini.

Il mensile Linus, che fino a quel momento aveva privilegiato i fumetti americani, inglesi e francesi, gli si apre nel 1973. Sulle pagine del settimanale Epoca nel 1974 compare per alcuni mesi la striscia Lessico Familiare.

Nel 1978 la collaborazione con Altan, nel frattempo le sue vignette sono ospitate su diverse testate umoristiche. Fino alla scomparsa, cura la rubrica disegnata Fffortissimo sulle pagine di Musica Jazz, per la quale realizza anche copertine per dischi.

Muore improvvisamente nella notte tra il 12 e il 13 luglio del 1987, a cinquantatré anni, ed è seppellito al cimitero di Bergamo.

4 febbraio – 16 aprile 2023

Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano
Viale Campania, 12 – Milano

Info: 02 49524744  – www.museowow.it – Ingresso 7 euro intero, 4 euro ridotto
Orario: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 14.00-19.00. Lunedì chiuso

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