afNews 23 Luglio 2022 14:36

Annecy 2022, la presentazione speciale delle produzioni Netflix.

Mercoledì 15 giugno durante il festival di Annecy 2022 si è tenuto quello che è stato probabilmente l’incontro più interessante tra produttori e pubblico di tutto il festival, al di fuori del MIFA. Quello con Netflix.

Tante realtà diverse tenute insieme da un produttore a cui non manca il coraggio di sostenere la realizzazione di grandi lungometraggi e serie animate, sperimentali e dalle storie coraggiose, che tentano davvero di generare qualcosa di nuovo e rivoluzionario nel settore.

Marcell Jean ha passato la parola a Peter Debruge di Variety perintrodurregliospiti e, dopo un inizio decisamente autocelebrativo, tipico dei grandi studi, Netflix ha iniziato a chiamare sul palco i suoi autori.

La prima presentazione è stata quella del lungometraggio “The Sea Beast”, che sarebbe stato postato sulla piattaforma poche settimane dopo e che venne presentato in anteprima al festival durante due proiezioni speciali, ma quel giorno era la prima volta che si mostravano immagini al pubblico e l’autore, Chris Williams era davvero molto emozionato di vederne le reazioni. Il film appariva come qualcosa di un’epicità assoluta come non si vedeva da anni. Il pubblico in sala era letteralmente impazzito per l’energia trascinante delle scene, la grande bellezza dei personaggi e per la qualità dell’animazione.

La seconda presentazione riguardava l’attesissimo nuovo film di Henry Selick, l’autore leggendario che ha reso grande la Stop Motion con grandi capolavori come “The Nightmare before Cristmas” e “Coraline”.

Purtroppo Henty Selik non era potuto venire di persona, ma aveva inviato un video dove ricordava quanto ami il festival di Annecy e quanto, ogni volta che sia venuto, abbia incontrato persone il cui amore per l’animazione lo aveva commosso.

Sono state mandate in anteprima alcune immagini di Wandel & Wild” Il suo nuovo lungometraggio animato. Sempre in Stop Motion e in uno stile incredibilmente sintetico, ma insieme complicatissimo, colorato, ma anche monocromatico. Animazione di altissima qualità e pupazzi animati insieme a scene realizzate con quella che sembra essere carta ritagliata usata per costruire delle scenografia. Una storia dove i due diavoli imbranati Wandel e Wild, per tentare di dimostrare che anche loro sanno ingannare gli umani e prenderne l’anima, decidono di andare sulla terra e creare un parco dei divertimenti assurdo e infernale. Lì avranno a che fare con un ragazzino, che non sembra per nulla intenzionato a farsi ingannare da loro. Già solo quelle poche immagini lasciano intuire un film della massima qualità. Chi scrive spera che Henry Selick possa venire in futuro a presentare il film dal vivo per una proiezione speciale.

Terzo ospite a salire sul palco è stata Nora Twomey, che poche ore prima nella Sala Pierre Lamy di Annecy aveva presentato il Work In Progress del nuovo lungometraggio del suo studio Cartoon Saloon , “My Father’s Dragons”. La regista generosamente ripete, almeno in parte, la presentazione precedente parlando al pubblico in sala del suo nuovo film, che è tratto da un libro degli anni’60 che lei conosce fin da bambina. A lei piacciono le storie dove si mischiano fantasia e realtà e questa è la storia di un bambino che scappa da una situazione familiare complicata per rifugiarsi in un’isola, dove incontra un piccolo di drago che deve aiutare a scappare. È un film per capire che non si è da soli nel mondo. Mostrano alcune immagini, il film sembra unire uno stile dolce a una storia piuttosto seria di rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta, come fanno tutti i film dello studio Cartoon Saloon.

Il quarto progetto è stato un altro lungometraggio tratto da un romanzo, “The Magician’s Elephant”, un progetto in CGI la cui regia è di Wendy Rogers, che non era presente in sala ma ha mandato un filmato. Il film sembra davvero particolare e la regista è felice di aver trovato un produttore per poter realizzare un film così insolito.

Per il quinto progetto il pubblico è saltato in piedi per l’emozione, perché era “Nimona”, il famigerato lungometraggio tratto dal celebre fumetto omonimo di Nate Diana Stevenson e che sembrava essere andato perso per sempre dopo che lo studio che lo produceva, Il BlueSky, era stato acquistato dalla Disney, che ne aveva bloccato la produzione anche se il film era già completo per tre quarti.

Questo non viene ricordato da Nick Bruno e Troy Quane i due registi, che sono decisamente felici di poter presentare al pubblico alcuni frammenti del film, che assicurano essere uno dei film più Punk-Rock di sempre, con: assassinii, amori, incendi, devastazioni, traumi e ancora assassinii. Un film su una ragazza che può cambiare forma e che è una punk dallo spirito libero. Chiuso il BlueSky non volevano lasciar morire il film, la storia che raccontava era emblematica per il nostro periodo storico e doveva essere finita, tutti quelli che avevano lavorato al film volevano finirlo. Persino i doppiatori li hanno seguiti e sostenuti, anche se per farlo hanno dovuto rinunciare a altri lavori (anche importanti) che gli sono stati proposti. Ma avevano bisogno di aiuto e quello di Netflix è stato provvidenziale.

Le immagini mostrate sono in CGI in uno stile solido, volutamente sporco, ma particolareggiato e ben definito. Molto diverse dallo sintetico, semplice e elegante del fumetto. Ma nonostante i cambiamenti i personaggi sono gli stessi. Più epici e in un mondo tra medioevo e futuro ancora più chiaramente distopico, cupo e oppresso da una tirannia completamente corrotta a cui solo Nimonae il suo capo Ballister Blackheart sono gli unici ad avere il coraggio di opporsi.

Si cambia completamente tono e tipologia passando a una serie animata per l’infanzia in CGI, “Spirit Ranger” l’autrice Karissa Valencia introdotta in  sala dalla sua mentore Chris Nee racconta quanto questa sia unacompleta novità, perché per la prima volta si sta realizzando una serie partendo dal vasto patrimonio culturale dei nativi d’America con un’autrice che è una nativa d’America. Le storie si rifanno alla tradizione della tribù dei Chumash e ha come protagonisti tre fratellini che vivono con la famiglia in una riserva, li possono entrare in una realtà alternativa dove diventano dei ranger e possono assumere le forme degli animali sacri. I frammenti mostrati sono pieni di colori e fantasia e lo stile, oltre a essere quello comunemente usato nelle serie animate prescolari, riprende e cita l’arte tradizionale dei nativi americani.

Questa serie è ispirata alle storie che il padre le raccontava da bambina e alla sua infanzia tra la riserva e la scuola, dove la sua identità di nativa americana non veniva capita dalla classe.

Altra serie animata è “My dad the Bounty Hunter”, una serie fantascientifica molto attesa. Reailzzata in CGI, mischia lo stile fantascientifico consolidato a tanti personaggi in stili diversi in maniera sorprendente e non banale.

La presentavano gli autori Everett Downing e Patrick Harpin. La serie parla di un padre che finge di avere un lavoro comune e noioso, ma un giorno i suoi figli scoprono che va in giro per lo spazio a fare le cose più assurde e avventurose. I due autori sono entusiasti di stare facendo una serie così e tutto sembra davvero divertente. Gli autori ci tengono a far sapere che la serie è coprodotta con lo studio francese Dwarf Animation.

Segue un filmato che parla della serie a cortometraggi “Love Death + Robots” dove i vari autori raccontano del suo sviluppo dalle prime idee per fare la serie alla realizzazione finale della prima stagione e di quelle successive. Sembravano tutti quasi stupiti di aver avuto la possibilità di realizzare una serie così e di poterla continuare. Anche se si trattava di un filmato, la loro felicità era evidente e sembrava sincera.

Si passa a un altro progetto davvero importante, la serie animata “Entergalactic”. Che genera tantissimo entusiasmo nel pubblico in sala perché il coautore della storia e autore di tutte le musiche e canzoni è il cantante Kid Cudi, presente in sala con il regista Fletcher Moulese e il coautore/produttore Maurice Williams . I tre non vedono letteralmente l’ora di mostrare il loro lavoro e la qualità di questo è altissima. La musica è eccezionale e tutto sprigiona una grande energia e voglia di vivere. La serie ruoterà incontro alla storia d’amore del protagonista, che (da quel che si capisce) è un giovane artista e autore di fumetti che vive felice passando da una festa all’altra con i suoi amici, con conseguenti mattine di mal di testa. Ma la cosa più impostante di tutte è la storia d’amore che esplode tra lui e una ragazza che cambia per sempre il suo mondo.

Sono al lavoro sulla serie da tre anni e la data d’uscita è fissata al trenta settembre. La lavorazione ha coinvolto tanti studi distribuiti in diciannove paesi nel mondo. Quello che volevano fare era una serie che parlasse dell’amore, una storia d’amore totale e tradizionale, che renda felice chi la guarda perché l’amore è la cosa più importante e bella. Una storia così, senza drammi con protagonisti degli afroamericani innamorati non era mai esistita, hanno dovuto farla loro e ne sono giustamente fieri.

L’ultimo progetto presentato è un altro lungometraggio in Stop Motion. Il “Pinocchio” nella versione del regista Guilliermo Del Toro.

Salito sul palco il regista ha raccontato quanto abbia sempre amato l’animazione in Stop Motion fin da bambino, quando vide “King Kong” e capì, per la prima volta, quanto l’animazione potesse essere fantastica e in grado di trasmettere emozioni.

Si dice sicuro che questa sarà la decade dove finalmente si capirà che l’animazione non è un genere ma è un medium in cui si può raccontare ogni genere di storia e che ognuno dei presenti in sala potrà dire la sua in animazione.

Quello che lui vuole animare è il silenzio. Vuole evitare i movimenti inutili e ha sempre odiato l’esagerata gesticolazione in animazione. Questo film su Pinocchio è un film molto personale, nato pensando al rapporto con suo padre e dove vuole dire fermamente quanto sia importante la disubbidienza.

Questa è una storia di cui sentiva davvero il desiderio di raccontarla, potrebbe essere la più importante delle storie che racconterà. Per lui Pinocchio è come la creatura di Frankenstein. Creato dal desiderio di qualcuno e poi incompreso e incontrollabile.

Le immagini che vengono mostrate colpiscono al cuore. Il mastro Geppetto di questo film è un uomo vecchio e solo che dopo la morte del figlio piange e beve fino ad arrivare alla folle idea di costruirsi un burattino con le sembianze del figlio, per poi trovarlo vivo una volta risvegliatosi e non sapere cosa fare. Realizzato con pupazzi piuttosto realistici ma dalle forme estremizzate per renderli più disperati.

Per Del Toro le buone notizie sono due. Che oggi l’industria finalmente da possibilità di sviluppare anche le idee più follie e ardite e che NOI siamo il futuro.

Netflix vuole fare storie e dare al pubblico il meglio che possa desiderare con la massima varietà, ma sempre con la migliore qualità.

Finiti i discorsi, tutti i registi che hanno parlato vengono invitati a mostrarsi insieme sul palco per un saluto corale al pubblico.

Questo è stato l’incontro con Netflix, uno studio che, nonostante le molte polemiche recenti per la soppressioni di diversi progetti di serie animate e per la scarsa promozione di quelle che vengono postate, continua comunque a restare il più interessante e creativo produttore per varietà e libertà data agli autori.

Chi scrivo lo ha trovato un incontro davvero emozionante.

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