afNews.info web site 7 Marzo 2022 10:00 breathshortfilm, Eric Rittatore, Interviste et similia, Musica. -> afnBLOG - afnHOME - Menù Base - Ultime Notizie in diretta

Animare il respiro del vento: il regista e gli artefici della colonna sonora di “BREATH” a confronto

La colonna sonora – intesa non solo come partitura musicale ma quale insieme organico di melodie e sonorità che nel loro amalgama concorrono alla resa espressiva globale dell’opera filmica – è dalla fine dell’epoca del muto un elemento fondamentale per la riuscita di una pellicola, e nel caso dell’Animazione oserei dire che nei suoi elementi costitutivi, quali fonte di ispirazione/suggestione per la creazione del movimento non reale ma percepito, lo sia stata anche prima.

Questo legame emerge in modo evidente nel caso del cortometraggio “BREATH”, del cui intrinseco legame tra immagine, musica e suono abbiamo discusso insieme al regista Giacomo Mora e ai due artefici della colonna sonora: il maestro Giuseppe Verdecchia, compositore della musica del film, e il sound designer Luigi Bruti, titolare del MR Studio di Pedaso (FM), presso cui è stata effettuata la registrazione della colonna sonora.

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

E’ lo stesso Giacomo a voler subito sottolineare, sopra ogni altro aspetto, quanto questo rapporto sinergico sia stato fondamentale a livello narrativo ed emotivo: – “A questo progetto si sono avvicinate così tante persone di grande sensibilità, malgrado la lontananza e la carenza di fondi, ed è stato  per me uno sprone ad andare avanti malgrado le difficoltà… la grande coesione tra immagini e musica è nata da un lavoro in team che abbiamo potuto, seppur raramente, discutere anche dal vivo… è stata la parte più bella, anche perché, a prescindere dall’emergenza Covid, sta diventando sempre più raro a causa delle distanze, spesso importanti, che oggi separano artisti e tecnici: devo riconoscere che quel che si è tirato fuori in poche ore faccia a faccia è stato a volte più importante del tanto lavoro eseguito in remoto!

Sia per Luigi che per Giuseppe quella con “BREATH” è la prima esperienza professionale con il cinema di animazione, anche se il secondo, fin da piccolo, si è nutrito dei capolavori Disney – “Almeno – precisa – fino al Libro della Giungla… dopo zio Walt per me non reggono più il confronto!” – Giuseppe ne ammira soprattutto la mirabile sinergia tra immagine e suoni, e in questo senso uno degli approdi successivi della sua ricerca non poteva che essere l’immortale connubio cinematografico tra Sergio Leone ed Ennio Morricone.

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Giacomo Mora e Luigi Verdecchia si conoscono nel 2008, in occasione di una lezione tenuta dal secondo e incentrata proprio sull’indimenticabile sequenza di apertura di “C’era una volta il West”, assoluto capolavoro di comunicazione non verbale. Per Giuseppe, d’altronde, – “il dialogo destinato all’eternità è solo quello musicale.”

A Giacomo rimane ben impressa questa esperienza, e nel 2017, quando l’idea del corto si sta sviluppando nella sua mente si ritrova a parlarne ancora con Giuseppe, il quale non ci mette molto ad innamorarsene. E’ raro nel cinema che la musica venga composta ancor prima che il regista abbia impostato con precisione soggetto e sceneggiatura, ma tale fu la suggestione suscitata dal concept di “BREATH che, dopo un fitto scambio di opinioni tramite facebook, e-mail e telefonate, un anno dopo l’unica cosa a risultare pronta sarà la musica, composta da tre temi principali:

  • THE WIND
  • THE DREAM (1 e 2)
  • BREATH

Per la registrazione della colonna sonora, Giuseppe consiglia caldamente a Giacomo Luigi Bruti, con cui ha già collaborato più volte.

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Luigi ricorda bene il loro primo incontro: “Vennero insieme da me in studio, e Giuseppe eseguì al piano i brani che aveva composto, mentre Giacomo raccontava la storia: ne fui immediatamente conquistato. La sfida principale era rappresentata dall’effettistica sonora ambientale, tutta da creare in un’opera in animazione: a parte il ricorso ad alcune banche dati on line, i suoni sono stati registrati dal vero, e non sempre la loro reperibilità risultava scontata o agevole! Per l’intero progetto, abbiamo registrato oltre 300 tracce audio.”

Quando Giacomo si ripresenta in studio con il primo story reel, o Animatic, la registrazione viene eseguita dal vivo, con la musica che segue le immagini.

Giacomo aveva già in mente il tema – racconta Giuseppee si è discusso molto sull’abbinamento musica-suono-sequenze. Spesso divergevamo come visione, ma malgrado le perplessità, analizzando in seguito il montaggio, dovevo ammettere che le sue idee funzionavano! Comunque, un tale scambio è stato possibile solo perché la musica era già presente, e anche l’Animatic era fortemente ispirato alle musiche, adattate dal regista alle proprie esigenze e intenzioni.”

Giacomo: “Sì, anche a livello testuale immaginavo la durata della sequenza avendo in mente il mood sonoro, e la sfida per tutti noi è stata riadattare la musica “immaginata” in precedenza alle immagini realizzate successivamente, Tra l’altro, non essendo io né un tecnico né un esperto del settore, mi trovavo talora in difficoltà a fornirgli indicazioni precise e comprensibili!”

Giuseppe: – Sono stati cinque mesi di lavoro in stretta sinergia con Luigi, spesso senza avere chiaro da subito cosa volesse Giacomo… Ad esempio: per il tema del compleanno, della durata di circa 40’’, ci sono volute 30 ore di lavoro: per fortuna mi fidavo dell’intuito del regista, altrimenti lo avrei mandato a quel paese! Altro aneddoto: un giorno, verso le 6 di mattina, mi sono svegliato di colpo con un’illuminazione e ho chiamato subito Luigi per dirgli che avevo il finale del secondo sogno e anche del film… e questa volta Giacomo non avrebbe potuto cambiarcelo!”

Giacomo: “Posso capirli: hanno dovuto anche destrutturare la canzone di buon compleanno per adattarla a ciò che mi serviva…”

Luigi: “Si trattava, letteralmente, di “disegnare i suoni”, e non di rado il primo arrangiamento tra musica ed effetti andava rifatto per armonizzarlo alle sequenze animate… Dopo un po’ di tentativi, abbiamo stabilito di far sentire prima a Giacomo delle tracce prova realizzate al piano, che solo dopo il suo ok venivano registrate.”

Giuseppe: “C’è voluto il suo tempo per armonizzarci col regista e tra di noi, ottenendo dei suoni amalgamati nella partitura… una grande fatica ma anche molto divertimento, riversati soprattutto nei fine settimana!”

Giacomo: “Il lavoro sull’Animatic è comunque stato impostato tenendo conto che il progetto è in progress, per creare una base comunque solida su cui eventualmente operare minime varianti.”

Giuseppe: – “Il risultato finale possiede secondo me un grande valore espressivo e narrativo, e costituisce un’eccellente base di partenza … è il frutto di uno scambio di competenze artistiche e tecniche, di un dialogo tra due linguaggi che si sono incontrati, studiati e infine – pur nelle loro differenze – compresi.”

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Giacomo: – “L’idea di un film muto c’era fin dall’inizio, soprattutto in considerazione della complessità narrativa e tecnica che il parlato richiede all’animatore, ma avevo ancora dei dubbi: conoscendo e lavorando con Giuseppe mi sono convinto del tutto che i dialoghi erano un di più. Abbiamo mantenuto dei suoni semi-verbali, quasi borborigmi che però costituiscono parte integrante della colonna sonora, necessari al suo fluire. Ad esempio, una risata femminile nella sequenza iniziale che serve a inquadrare la situazione del personaggio, perfettamente integrata nella narrazione. In questa esperienza ho compreso quanto la parola sia importante solo se parte integrante di una partitura cinematografica, assecondandone tempi e ritmi peculiari, così come il ruolo fondamentale dell’”ambientazione sonora”… il suono delle campane, il verso delle cicale, la voce dei gabbiani che danno il senso del luogo, del tempo e dello spazio, trasmettendo l’intimità di un piccolo luogo di mare  – nello specifico si tratta di Cupra Marittima (AP), la cittadina natale mia e di Francesco, il protagonista – così come appare nella prospettiva di un bambino, ovvero me stesso da piccolo. Inoltre, dopo un po’ che lavoravo sul corto, sempre chino sulle stesse scene, e iniziavo a sentirmi un po’ ‘asettico’ verso il mio lavoro, la musica ha saputo restituirmi la prospettiva dello spettatore consentendomi anche di individuare diversi elementi da cambiare o sistemare, emozionandomi di nuovo e strappandomi alla routine…”

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Luigi: “A me ha colpito molto il contrasto tra la vita che si dipana fuori, bellissima quanto irraggiungibile nella prospettiva del malato, e il tempo sospeso dell’ospedale, scandito dal ticchettio della macchina cardiaca, mentre la voce del pianoforte sottolinea queste emozioni contrastanti… Come detto, si è trattato di un enorme lavoro scandito da lunghe discussioni, anche a causa dei tanti momenti emozionali diversi che si alternavano nella narrazione. Feci notare che rischiavamo l’effetto “saliscendi” del pianista che accompagna dal vivo un film muto e convenimmo occorresse un fils rouge che preparasse l’acme finale con piccole variazioni su un tema riconoscibile. Tre soli temi non potevano descrivere tutto ciò che viene raccontato nei 10’ del corto, e si scelse di destrutturarli per riempire i vuoti, utilizzando quello di “BREATH” come un tramite che si snoda lungo al narrazione.”

Giuseppe: “In realtà il tema di “BREATH” è stato composto per primo, e mi sono battuto come un leone affinché venisse mantenuto integralmente nella sequenza finale… la famosa “illuminazione” delle 6 del mattino, che credo abbia funzionato perché, vedendolo, ha fatto commuovere anche mio figlio ingegnere!”

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Giacomo: “L’unico personaggio a cui è stato attribuito un tema specifico è il Vento (THE WIND), che costituisce una presenza fondamentale fin dall’inizio: prima entra dalla finestra e poi si congeda allo stesso modo, introdotto da alcune note di Celesta. Apre e chiude la storia, in due sequenze opposte e complementari. Ad ispirarmi, ovviamente, è stato il cinema di Hayao Miyazaki, che nei suoi film ha celebrato il vento in modo esemplare, mentre gli altri temi sono impostati sulle situazioni narrate nelle sequenze. “THE WIND” è stato anche eseguito dal vivo da Giuseppe insieme a un altro ragazzo, nel 2020 a Cupra Marittima, in uno spettacolo organizzato apposta per il crowdfunding.”

Giuseppe: “Le due variazioni di “THE DREAM” (due come gli incubi del protagonista) posseggono ciascuna la propria struttura, ma con un ostinato ritmico comune che ritorna, a rappresentare il disagio e la paura di Francesco…”

Luigi: “Abbiamo utilizzato strumenti acustici e sonorità digitali per accentuare il pathos… tra le fonti di ispirazione ci sono anche i Genesis e Astor Piazzolla!”

Giuseppe: “Essendo come detto un work in progress ci si è per ora limitati sul piano strumentale, creando la base con quelli ritenuti insindacabili: FLAUTO TRAVERSO (essendo il mio strumento, risparmiamo anche sull’esecutore!), CHITARRA ELETTRICA, PERCUSSIONI (anche taiko, i tamburi giapponesi), OBOE… Tutti insieme concorrono a farci “uscire dall’incubo”, insieme al protagonista.”

Foto e immagini per gentile concessione del team “BREATH” (2020) – tutti i diritti riservati

Giacomo: “Il finale è volutamente aperto: volontà di lasciare alla fantasia dello spettatore il suo sviluppo, pur lasciando indizi sul destino del protagonista. Questa esperienza mi ha regalato rinnovate energie per portare a termine questa impresa nel più breve tempo possibile… Sarebbe bello ripetere il concerto in grande stile, a film finito come per MILA a Trento: è il mio sogno.”

E noi prenotiamo sin d’ora un posto in prima fila, per farci cullare dalla magia della musica e dell’animazione espresse al loro meglio.

Nell’attesa: vento alle vele, un bel respiro… e il viaggio continua!

NOTE: “BREATH” nasce come progetto indipendente e si regge, almeno per ora, su campagne di autofinanziamento rivolte a singoli e istituzioni che vorranno credere in questa iniziativa. Per sostenere BREATH e ricevere aggiornamenti sul progetto: https://www.breathshortfilm.com/it/crowdfunding.html

QUI e QUI potete leggere le puntate precedenti.

QUI l’articolo del nostro Aladar sulla presentazione di BREATH al VIEW Fest 2020.

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