Scaringi: Ma quanto spara Tex!

Forse non avevano tutti i torti quei censori che nei primi anni Cinquanta accusavano Tex e i fumetti in genere di proporre ai giovani lettori abbondanti dosi di violenza. Secondo una attenta indagine statistica di Claudio Paglieri, giornalista del Secolo XIX di Genova, il popolare ranger ha commesso, nell'arco di circa 600 numeri, albi speciali compresi, pubblicati fino a tutto il 2007, 2783 uccisioni, che salgono a 4160 se si calcolano quelle attribuite anche ai suoi compagni d'avventura. Facendo una media si ottiene che in ogni albo ci sono più o meno sette morti, una cifra senz'altro inferiore a quella che comunque si trova in un qualsiasi film western. Le statistiche che abbiamo citato sono riportate a conclusione dell’originale volume “Non son degno di Tex” che Paglieri ripropone, in versione aggiornata, dieci anni dopo la prima edizione, edita, come questa, dalla Marsilio. Con la precisione e la pazienza d'un certosino, Paglieri si è divertito non solo a raccontare, con indubbia ironia ma senza cattiveria, la sessantennale storia di Tex, ma ha anche catalogato tutte le imprese compiute dal simpatico quartetto in questi anni. Risulta così che il ranger ha ucciso 1199 bianchi, 904 pellerossa, 328 messicani e svariati altri nemici di varie nazionalità, per un totale superiore ai due terzi della cifra globale dei morti ammazzati in tutti gli albi. Ma anche Kit Carson si difende bene, totalizzando 767 uccisioni, in maggioranza nemici bianchi, 271, ma anche molti pellerossa e messicani. Decisamente inferiori sono invece le cifre relative al figlio di Tex, Kit, e a Tiger Jack, che hanno fatto fuori poco più di 300 nemici ciascuno, ma bisogna precisare che la loro presenza è saltuaria, a differenza di quella di Tex e Kit Carson, protagonisti fissi di tutte le avventure. Nelle storie di Tex non si uccide sempre: spesso si fa a pugni, circa 600 volte, ci sono infiniti agguati e Tex, che Paglieri si diverte a dipingere come una sorta di supereroe per le esagerazioni degli sceneggiatori, è stato catturato dai nemici, indiani per lo più, circa un centinaio di volte. Ma ovviamente verrà sempre salvato, soprattutto da quel brontolone di Kit Carson (in una quarantina di occasioni), ma qualche volta anche dalle giacche blu dell’esercito, che il ranger non ama molto.  Con molto umorismo e tutta la simpatia di un lettore decennale, Paglieri si diverte a smontare i testi degli autori, soprattutto quelli dei primi anni, individuando errori storici, scene ispirate a film western e altre sviste. Ma lo fa con un senso di dissacrazione e di divertimento che vorrebbe condividere con i lettori. Qualche volta forse esagera, ma il suo non è il saggio di uno storico, quanto il risultato di un’indagine semiseria sul personaggio più longevo e forse più amato del fumetto italiano, che è cresciuto soprattutto per merito di papà Bonelli e Galleppini, ma poi è maturato  con le storie di Sergio Bonelli, spesso più credibili di quelle del padre, di Claudio Nizzi e di Mauro Boselli  che, come ha scritto l’autore, ci stanno dando un Tex più moderno, forse più investigatore che pistolero, ma in ogni caso sempre ben radicato all’interno della tradizione del western all’italiana. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Sabato, 7/6/2008
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