Scaringi: Una pantera bionda nel Borneo

Sessant’anni fa, più o meno, i fumetti furono trascinati sul banco degli imputati, accusati dai soliti moralisti di presentare ragazze poco vestite, una diffusa violenza non solo nelle immagini ma anche nelle nuvolette spesso piene di coloriti improperi come quelli che papà Bonelli metteva in bocca al suo Tex, e un notevole materialismo frutto soprattutto dei modelli di vita americana. Quando il 24 aprile del 1948 apparve in edicola il primo albo di Pantera Bionda le accuse si moltiplicarono, perché l’eroina inventata da Gian Piero Dalmasso e disegnata da Enzo Magni (che si firmava esoticamente Ingam) era una bella ragazza sempre in succinto bikini di pelle di leopardo che viveva nella giungla del Borneo e sembrava una copia al femminile del celebre Tarzan. Con un pugnale infilato nello slip e con arco e frecce in mano dava la caccia agli ultimi soldati giapponesi che non avevano riconosciuto la sconfitta del loro Paese, e a trafficanti e criminali di ogni genere. Più che per l’esilità delle storie, spesso ripetitive e prevedibili, gli albi di Pantera Bionda furono subito criticati per l’esiguo abbigliamento della protagonista costretta dopo qualche numero a coprire il suo slip con uno svolazzante gonnellino. La soluzione adottata da Ingam non accontentò però i moralisti che costrinsero la bionda eroina a indossare una gonna che col tempo divenne sempre più lunga, fino a coprire totalmente le belle gambe. Tra minacce di sequestri e forse per il boicottaggio degli edicolanti, Pantera Bionda visse per un centinaio di numeri, appena due anni, prima di scomparire, lasciando però un gran rimpianto tra molti ragazzi. Nelle sue avventure Pantera Bionda era accompagnata da una vecchia governante  cinese di nome Fior di Loto e da uno scimmione ammaestrato che già nel nome, Tao, ricordava la più celebre Cita di Tarzan. Nelle sue battaglie contro giapponesi e criminali vari era spesso aiutata da un baldo esploratore americano, Fred, che la trattava quasi come una sorella. Evidentemente per quei tempi era eccessivo osare di più. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Venerdì, 18/4/2008
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