Scaringi: Il cinema scopre il fumetto
In Francia non solo i quotidiani  ma anche i periodici letterari e le grandi istituzioni culturali ospitano lunghi articoli e grandi mostre sul fumetto. In Italia invece le “nuvolette” finiscono sempre (salvo rarissime eccezioni riservate quasi esclusivamente ai grandi maestri, Pratt su tutti) nelle “brevi” di poche righe, in fondo alla pagina. Ha pertanto sorpreso positivamente vedere che il Magazine del Corriere della Sera ha dedicato a V come Vendetta un lungo articolo del suo critico letterario nella pagina delle recensioni librarie. Da quanto si legge fra le righe, il critico ha scoperto solo adesso – forse sollecitato dall’uscita del film che ne è stato tratto – il valore dirompente della storia di Alan Moore, trasferita in efficaci immagini da David Lloyd. Un interesse cui non sono stati certo estranei né il film dei fratelli Wachowski, né la trama della vicenda,  ambientata in un’Inghilterra dominata da una dittatura che sembra evocare gli anni dei governi della signora Thatcher, che Moore pone sotto accusa per la forte carica di autoritarismo e di conservatorismo, per molti versi analoga a quella espressa vent’anni dopo dalla presidenza Bush negli Stati Uniti. Quello di Moore è ormai un fumetto cult che ben si inserisce nel filone più impegnato che ha sempre avuto straordinari narratori e disegnatori, dallo Spiegelman di Maus al Will Eisner di tanti amari affreschi che hanno rappresentato nel modo migliore molti aspetti della realtà americana. Hollywood ha scoperto con ritardo V come Vendetta (affidandolo all’interpretazione di Hugo Weaving e Natalie Portman), perché il mondo del cinema alle storie con forti radici civili preferisce quelle più spettacolari e più evasive dei supereroi. Nei prossimi mesi infatti è in arrivo la solita valanga di film con abbondanti effetti speciali e molti personaggi senz’altro amati, dai Fantastici 4 alle nuove puntate della storia infinita di Batman e di Superman (filone quasi inesauribile per Hollywood), agli X-Men. Ma nei cassetti dei produttori ci sono anche proposte più serie, dai nuovi episodi di Sin City (con Frank Miller coinvolto nella regia), a Watchmen, altro interessante romanzo a fumetti degli anni Ottanta di Alan Moore e Dave Gibbson, che Terry Gilliam avrebbe voluto girare già da tempo, con Richard Gere e Robin Williams, e che ora è nelle mani di Paul Greengrass per la solita pausa di riflessione che dovrebbe permettere ai produttori di valutare gli aspetti economici di un film del genere, senz’altro più difficile di quelli dei supereroi che assicurano incassi notevoli e spesso soddisfano un pubblico di bocca buona, che non sempre conosce e apprezza le storie di Moore e compagnia. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Domenica, 19/3/2006
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