Scaringi: Cento volte Magico Vento

Anche Magico Vento, uno dei tanti “cavalli di razza” della scuderia Bonelli, è arrivato al traguardo del numero 100 che taglierà a metà settembre con “Il crepuscolo degli dei”, un albo tutto a colori (la tradizione va rispettata) scritto come sempre da Gianfranco Manfredi e disegnato da Goran Parlov, uno dei tanti bravi artisti del pennello che nel corso di questi anni hanno realizzato le circa diecimila tavole di questa epopea western non solo di successo, ma soprattutto originale e stimolante per la ricchezza dei temi e dei personaggi proposti. Ad un primo, superficiale esame balzano evidenti i punti di contatto fra Tex – l’eroe storico della casa editrice e del fumetto italiano – e Magico Vento: al di là dello scenario delle loro avventure (il West dell’Ottocento o le metropoli spesso covo di politicanti corrotti e di affaristi imbroglioni), va sottolineato che entrambi sono profondamente amici del popolo pellerossa, che hanno un compagno che ne mitiga l’irruenza (Poe forse è più colto di Carson, ma il vecchio Kit spesso lo supera per saggezza), sono testimoni e talora protagonisti involontari delle guerre fra pellerossa e bianchi, sia quelli in divisa come il generale Custer o in borghese come i tanti fuorilegge e trafficanti (di whisky o di armi) che li sobillano. Le loro avventure sono solari, spettacolari, anche drammatiche, ma spesso sia Tex che Magico Vento si scontrano anche con i misteri del soprannaturale, una presenza che dà un tocco di horror soprattutto alle storie di Magico Vento, la cui personalità è forse più vicina alla cultura, ai miti, alle leggende di un popolo che è molto meno “incolto” di come è stato spesso raffigurato in tanti film e qualche fumetto. Se a Tex i testi di Gianluigi Bonelli e i disegni di Galleppini hanno impresso un’immagine a lungo immodificabile, Magico Vento risulta, sotto questo aspetto, una figura più sfaccettata, perché se Manfredi è stato l’unico soggettista e sceneggiatore, i disegnatori sono stati alcune decine, da Josè Ortiz, autore del primo albo nell’estate del 1997 a Barbati, da Parlov a Mastantuono, da Ramella a Frisenda, da Roi a Milazzo, e via continuando. Ciascuno ha impresso a Magico Vento e alle sue vicende un taglio personale, con esiti sempre positivi perché tutti hanno evitato di rifugiarsi in uno stile anonimo. Anche le storie sono risultate sempre originali, azzeccate, ben calate nella realtà del West di quegli anni. Uno dei personaggi centrali, dopo i protagonisti fissi, è senz’altro il generale Custer, presente anche in questo ciclo di cinque episodi (l’ultimo uscirà a novembre, con il numero 101, primo della nuova serie bimestrale arricchita di una trentina di tavole in più) che narra la guerra delle Black Hills che dall’inverno del 1875 al settembre di due anni dopo (quando venne ucciso Cavallo Pazzo) oppose drammaticamente i Sioux e i soldati di Custer (e altri generali). Non manca in questo ciclo la rievocazione della battaglia di Little Big Horn, un momento classico della storia del West, ricordati in numerosi film e in circa duecento storie di fumetti, fra cui molte di autori italiani, da Gino D’Antonio a Paolo Eleuteri Serpieri, per citarne un paio fra le migliori. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Venerdì, 23/9/2005
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