Scrivere Fumetti, di Gianfranco Goria

14 giugno 2000

Lèggere, scrivere... e far di conto?

zoom inzoom inPer anni molti hanno erroneamente pensato che i fumetti non si dovessero scrivere, ma, al massimo, disegnare. In realtà praticamente qualunque attività umana creativa è preceduta da una fase di “scrittura”, quantomeno mentale. Così come di solito i fumetti si “leggono”, e non ci si limita a guardarli, anche quando sono privi di testo.

 “Lèggere: indica l’interpretazione funzionale della scrittura per lo più in rapporto all’opportunità di conseguire vari livelli di informazione o di conoscenza; riferito a un qualsiasi sistema convenzionale di segni, ne indica la conveniente interpretazione, la quale può anche implicare un certo grado di abilità o maestria.”
zoom in - matita per una tavola dei "BABs" di Goria...Con queste parole il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli descrive questa nobile attività, svolta quotidianamente, usando una indispensabile abilità, da milioni e milioni di lettori di fumetti in tutto il mondo... Sulla lettura dei fumetti vi invito a leggere il bel saggio di Benoit Peeters “Leggere il fumetto”. Le sue riflessioni acute vi saranno preziose e sono corroborate dal fatto che Peeters non è solo uno dei grandi esperti di fumetto, ma è uno sceneggiatore di fumetti e, quindi, li conosce anche dall'interno.
Nei prossimi capitoli parleremo di come si scrive (di come si può scrivere) un fumetto. Se avete l’ambizione di farlo come professione (o se siete degli studiosi di questo medium), ragionare su questa fase fondamentale vi sarà di grande aiuto. Se siete solo curiosi, probabilmente ne ricaverete un maggior piacere nella lettura, e questa non è certo una cosa da poco!

Con la crescita di interesse attorno al mondo del fumetto, oggi è possibile trovare in libreria delle sceneggiature. Alcune sono state pubblicate dal Centro Fumetto Andrea Pazienza, altre vengono pubblicate su libri che parlano di fumetto (ad esempio su "Eroi di Inchiostro - Antonio Serra racconta Nathan never e Legs", EuresisEdizioni, a cura di Giovanni Garbellini e Alberto Ostini, 1996). Noi ve ne segnaliamo anche una in linea su Internet all'url www.fumetti.org/goria/3samurai. Come vedremo lo stile della scrittura cambia da autore ad autore, naturalmente, ma alcune caratteristiche tecniche sono comuni a tutti.


Sceneggiatore: chi è costui?

zoom inzoom inFino a non molti anni fa persino la stessa professione di sceneggiatore di fumetti era sconosciuta ai più e veniva considerato fra i “non lavori”, una stranezza... Sorte condivisa con i disegnatori, naturalmente, della cui esistenza, però, nessuno poteva dubitare, di fronte all’evidenza fisica dei loro disegni... almeno fino all’avvento dei computer! Poi, a fasi alterne, i disegnatori hanno riacquistato la propria dignità artistica e gli sceneggiatori quella letteraria, puntando al riconoscimento complessivo del ruolo di “autore di fumetti”, autore "letterario" e autore "grafico".

Si racconta che Robert Riskin, lo sceneggiatore fisso di Frank Capra, esasperato dal sentire lodare dalla critica il “tocco di Capra” senza mai un accenno all’autore delle sceneggiature, inviò al grande regista uno spesso copione composto solo di pagine bianche con la frase “Caro Frank, applica il tuo celebre ‘tocco’ a questo”.[1] Rivalse di questo tipo le avrebbero volentieri fatte anche molti sceneggiatori di fumetti, ignorati anzitutto dal pubblico, negli anni in cui i nomi degli autori non apparivano praticamente mai.

zoom inLo sceneggiatore è, di fatto, colui che immagina una storia e la racconta, nei minimi dettagli, a qualcun altro, in modo tale che possa poi essere adeguatamente disegnata e infine letta dal pubblico. Può raccontarla per iscritto o, perché no, addirittura a voce. In quest’ultimo modo spesso nascevano le storie della celebre coppia Goscinny e Uderzo (universalmente noti per Asterix), magari al tavolino di un caffè, come potete vedere nella tavola di Uderzo qui a fianco. Ma normalmente, a parte i momenti rari in cui gli autori possono incontrarsi e discutere insieme il lavoro, lo sceneggiatore lavora a casa propria (o, oggi grazie a internet, dove gli pare, purché ci sia una connessione...), in mezzo ai propri libri, a videocassette, usando internet per ricerche aggiuntive. Non è un lavoro facile e, se l’impostazione del soggetto con tutte le sue ricerche preliminari può essere ancora una fase creativa appassionante e divertente, la stesura della sceneggiatura è sicuramente più pesante, a volte noiosa, a tratti inconcludente, sicuramente piena di limitazioni oggettive in cui incanalare a forza la propria fantasia e soggetta a svariate riscritture. Lo sceneggiatore, insomma, è un lavoratore, un professionista che deve stare all’interno di regole precise (tra cui il rispetto delle scadenze!) e che, tranne nei rari casi in cui sia anche titolare di una serie, potrebbe non avere neppure la soddisfazione del pubblico riconoscimento delle proprie capacità, giacché, sempre e comunque, il suo lavoro sarà inevitabilmente (e giustamente) mediato dall’opera di un altro professionista: quello per cui sta scrivendo (tranne nei rari casi in cui lo sceneggiatore sia anche disegnatore, s'intende)... 


Caro amico, ti scrivo...

zoom inA chi scrive lo sceneggiatore? Non al pubblico, o per lo meno non direttamente. Il destinatario di questo strano testo è un altro lavoratore, un altro professionista che ha il compito di far diventare fumetto tutte quelle parole. Il disegnatore riceve un plico contenente, come vedremo più avanti in dettaglio, una storia raccontata minuziosamente (più o meno a seconda dei casi), pronta per la mutazione finale. La lettura del soggetto gli servirà a capire l’insieme del racconto; la sceneggiatura invece dovrà creare in lui l’ambiente mentale, le sensazioni sufficienti a ispirargli le giuste immagini, pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta. zoom inAl disegnatore compete il compito che è del regista in un film, del cantante per una canzone: interpretare le emozioni di un’altra persona e farle diventare percepibili da tutti gli altri, attraverso la mediazione della sua arte. Alla fine di questa operazione il risultato finale non sarà più scindibile in “parte letteraria” e “parte figurativa”. I due autori mescolano le proprie arti, fondendole in qualcosa di assolutamente nuovo, una nuova creatura che chiamiamo “fumetto”. Resta inteso che tutto quello che dico circa lo sceneggiatore e il disegnatore vale anche in quei casi, fortunati e rari, in cui le due professionalità siano unite in una sola persona, il cosiddetto “autore completo” che scrive e interpreta le proprie storie, come un cantautore, per intenderci.

Proprio perché la sceneggiatura non è un’opera letteraria finita, ma solo uno strumento di comunicazione tra due professionisti, il modo con cui si scrive è fondamentale. Solitamente superfluo perdersi in abbellimenti stilistici; indispensabile spiegarsi molto bene. Non è richiesta una prosa forbita, ma la capacità, ben più rara, di toccare il cuore del disegnatore con frasi essenziali. Poi, in realtà, ognuno trova un proprio stile e, a volte, si scrivono brani intensi e commoventi (o spassosi) che, però, nessun lettore leggerà mai: vedrà, invece, i tratti che quel testo avrà suscitato nel disegnatore.  


Ecco qui un piccolo esempio del percorso di produzione di una storia a fumetti. Fate click sulle immagini e vedrete tutto il materiale (tratto da un esempio reale) necessario a fare una storia a fumetti!
Appunti preliminari... storyboard... sceneggiatura... matite... pagine inchiostrate... ecc!
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[1] Citazione raccolta da “Approche du scénario” di Dominique Parent-Altier, ed. Nathan, Parigi, 1997; ed. Italiana “Introduzione alla sceneggiatura”, ed. Lindau.

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© Gianfranco Goria