Milano batte Genova 6-0

di Alberto Conte

 

Per facilitare la comprensione consideratelo un racconto di fantasia.

Almeno fino a quando non vi dirò il contrario.

Tutto inizia con delle porte scorrevoli che si aprono silenziose, dando l’accesso ad una hall piccola ma confortevole. Questo comincia a farmi sorgere un dubbio…A destra un bancone e tre simpatiche ragazze si dividono il compito di regolare il flusso degli appassionati. Il dubbio è adesso un ronzio in crescendo, ma mi ostino a considerarlo uno degli sgradevoli postumi della serata precedente. Efficienti e carine: mi consegnano il badge per ospiti che gentilmente mi è stato assegnato: ormai il ronzio è divenuto un rombo.

Rimango basito a guardare la scritta sul tesserino, poi alzo gli occhi al cielo: COMICONVENTION 2000 MILANO! Io, invece, dovevo scrivere un pezzo sulla mostra mercato ligure…

Facile in fondo sbagliarsi, poiché sin dall’inizio si è ignorata la concomitanza della mostra di Milano, evidentemente considerando di surclassarla, grazie ad una politica di investimento, oculata ma lungimirante, senza peraltro dimenticare la prossima investitura quale capitale europea della cultura nel 2004. In quest’ottica il connubio con l’arte sequenziale dovrebbe proprio essere facile e produttivo: diavoli di organizzatori!.

Fine della fantasia, torniamo alla realtà.

Sesta edizione di Genova Comics, quella del 2000: una data che ha assunto per migliaia di manifestazioni la valenza di una data apocalittica, segnando l’inizio di una nuova era (lasciamo da parte per un istante le dispute su quando inizi il Terzo Millennio…), qui ha significato semplicemente un’altra occasione persa.

Tutto contribuiva a creare un’atmosfera deprimente di balcanica memoria postbellica: mi dispiace non potermi attribuire la paternità di questa felice definizione, ma trattasi dello sconsolato commento di un professionista del settore. Devo concordare con lui.

Le indicazioni erano poche e tracciate a pennarello su fogli attaccati con lo scotch.

Lo spazio espositivo è stato drasticamente ridotto a favore della ben più frequentata mostra mercato del vinile Una manciata di espositori, in numero assai esiguo, si contendeva famelico ogni visitatore presente.

Un monitor da 15” era accantonato in un angolo provvisto di scarne poltrone, occupate soltanto da un paio di sparuti zombie irriducibili, che assistevano alla miseranda proiezione di cartoon nipponici d’epoca.

Ho visto anche alcuni appassionati consultare il proprio broker di borsa per verificare la propria solvibilità in previsione dell’acquisto di prime edizioni di Hugo Pratt. Questo, però, fa parte di un altro tipo di problema…

Sono stato breve e sintetico, forse troppo, ma ho preferito non dilungarmi troppo: chi c’è stato già sa e chi di dovere non è semplicemente interessato a migliorare le cose.

Io non credo che tutto questo contribuisca al rilancio di una mostra mercato del fumetto storica, a quanto mi consta la prima addirittura in Italia, né in generale all’immagine di una città che vuole puntare sulla sua vocazione turistica. In ultima istanza non credo neppure giovi al fumetto, ma questo è un problema che non riguarda davvero Genova Comics…