L’AVVENTUROSA STORIA DEL FUMETTO AMATORIALE

di Giuliano Cerofolini e Leonardo Gori

terza puntata

COSTRETTI DALLO SPAZIO TIRANNO, FACCIAMO APPENA IN TEMPO A INTRODURRE IL COMPLICATISSIMO (MA ANCHE DIVERTENTE!) PUZZLE DELLE STAMPE E RISTAMPE DISNEYANE A "CIRCUITO CHIUSO". PRIMA CHE ALL’ORIZZONTE SPUNTI L’ANAF E LA COMIC ART...

 

12. Topolino e i "pirati": Arriva Disney

C’era una volta, in un tempo ormai lontano, una ferrea normativa per quanto riguardava i fumetti Disney. Più che ferrea: d’acciaio temprato. Fino a vent’anni fa, i diritti dei personaggi disneyani, limitatamente ai fumetti, erano saldamente nelle mani di Arnoldo Mondadori, editore di "Topolino", che li aveva rilevati da Nerbini nel lontano 1935. Nessuno poteva azzardarsi, pena solenni anatemi e azioni giudiziarie, a stampare dei fumetti con Topolino e Paperino. Tanto meno nel campo dell’"amatoriale". Eppure, proprio il materiale Disney era stato quello forse più importante nell’"età d’oro del Fumetto", come si diceva allora, ed era agognato da tutti gli appassionati. Fin dagli anni Sessanta furono fatti dei tentativi, alcuni dei quali riusciti, di coinvolgere direttamente Mondadori (nella persona del potente Mario Gentilini, El Direttùr per antonomasia) nell’attività di riedizione dei fumetti "classici". La cosa era difficoltosa per due motivi: in Mondadori non si gradiva affatto mettere a confronto i classici di Gottfredson e collaboratori con i "Disney Italiani", per il valore troppo discontinuo di questi ultimi; il fatto poi che albi e giornali ambìti dai collezionisti fossero usciti in epoca di Regime Fascista, non facilitava le cose per eventuali ristampe "anastatiche". E poi c’erano leggendari "disordini" d’archivio, sui quali prima o poi, magari in altre sedi, sarà necessario tornare... Comunque, la "spinta" degli appassionati sortì qualche notevole risultato. Non ci dilungheremo sulle collane mondadoriane degli anni Sessanta e Settanta perché - a rigore - non appartengono al mondo dell’amatoriale, ma è necessario ricordare alcune tappe essenziali. Nel 1966, come dono per gli abbonati ai periodici Mondadori, fu allestito uno splendido volume, dal titolo Le nostre prime, leggendarie imprese. Si trattava di un’antologia con alcuni dei più bei classici del Topolino anni Trenta, da Topolino e il mostro bianco a Topolino Agente della Polizia Segreta (1936). Sull’onda del successo di questo volume, furono preparate poi delle ristampe "quasi anastatiche" di alcuni dei più begli albi Nerbini e della serie "Nel Regno di Topolino": i fascicoli, con una doppia copertina (quella interna era tale e quale all’originale), facevano parte della collana "Le grandi storie", e fecero letteralmente "furore": in poco tempo, molti numeri finirono perfino quotati sul mercato dell’antiquariato! Sotto la pressione continua degli appassionati, soprattutto di alcuni esponenti di spicco dell’ANAF, Mario Gentilini, nel luglio del 1970, varò una collana che - nelle intenzioni - doveva essere definitiva: "Il Topolino d’oro - tutte le storie originali e integrali di Topolino dal 1930 al 1945". Purtroppo, i 33 albi mensili, usciti con una lunga interruzione dal 1970 al 1974, deluse tutti per la bassa qualità tipografica, per i rimaneggiamenti e le lacune. Non andò meglio col volume Io, Topolino!, anche questo uscito nel 1970.

Nonostante le iniziative mondadoriane, quindi, gli appassionati (e con loro gli editori amatoriali) scalpitavano. Il colosso di Milano (poi di Segrate) incuteva paura, nessuno osava far niente. Rinaldo Traini ottenne una sorta di "concessione straordinaria" per allestire il pregevole "Almanacco comics 1967", catalogo di Lucca 3, con alcune strisce rigorosamente lasciate nell’edizione in lingua francese in cui le aveva scovate; Silvano Scotto, dal canto suo, realizzò un volume quasi "sotterraneo", in inglese, con quasi tutta l’annata 1932 delle strisce giornaliere del Grande Topo.

Per vari anni, fino al 1976, i fumetti Disney restarono comunque off limits per gli editori amatoriali. Poi, un giorno, qualcuno si fece coraggio, e nacque il primo "pirata". Chi fu? Tutti lo sanno ma nessuno lo dice, ovviamente, e anche noi non faremo eccezione. Fatto sta che, dopo contatti fra "carbonari" di città diverse, con "triangolazioni" insospettabili e intrighi degni di un romanzo di Le Carrè, un bel giorno sui banchi dei commercianti "piovve" come d’incanto nientemeno che la ristampa "anastatica" della prima, veramente introvabile annata del giornale "Topolino", quel 1932/33 (53 numeri in tutto) considerata da sempre l’Araba Fenice dei collezionisti. L’editore figurava un non meglio identificato "Vecchi Ricordi". Il prezzo? Altissimo, per l’epoca (1977), ben 3.000 lire per fascicolo, poi ribassate a 2.000. Fu un successo tanto "sotterraneo" quanto straordinario. Ben pochi si resero conto, all’epoca, che la ristampa era scadente: assolutamente sbagliata la scelta della carta, molto più scura e porosa dell’originale; assai ingrossati i tratti del disegno, oppure a volte, all’opposto, evanescenti; falsati i colori; spesso addirittura rifatti i retini tipografici. Solo la rivista "Wow", in una breve recensione, dopo molte frasi "in codice" per addetti ai lavori, segnalò la cosa. Ma ben pochi potevano verificarlo: dell’annata originale si conoscevano allora solo quattro o cinque copie, tutte in mano a gelosissimi collezionisti privati. Dopo l’annata 1932/33 fu la volta del 1934, poi del 1935... Intanto, alla Nerbini, si mordevano le mani: ma come, proprio loro, "idealmente" proprietari del mitico giornale, dovevano stare con le mani in mano e vedere la fortuna degli altri? Fatto sta che da Firenze uscì addirittura una seconda edizione dello stesso materiale! Vi risparmiamo le beghe, anche legali, che la cosa comportò. Qualcosa, però, si era finalmente rotto nel "muro" mondadoriano, e altre cose furono ristampate.

 

13. Tanti Barks, ma tutti completi?

Qualcuno, ad un certo punto, pensò a Carl Barks: mancava allora, in tutto il mondo, un’edizione veramente integrale dei suoi capolavori paperinici. L’impresa si presentava veramente titanica, soprattutto per quanto riguardava le fonti. Se per i fumetti sindacati ci si poteva rivolgere alla benemerita San Francisco Academy of Comic Art diretta da Bill Blackbeard, per il materiale da comic books sarebbe stato necessario rivolgersi direttamente alla Disney, il che - senza i regolari permessi - era ovviamente impossibile. Per fortuna, in Germania, qualcuno riuscì a mettere le mani sulle "patinate" originali di una gran parte del corpus barksiano: il "Comic Buch Club" di Francoforte allestì una serie di curiose "pagine staccate", di grandissimo formato, con alcuni dei più introvabili episodi barksiani in bianco e nero, che avrebbero dovuto alla fine costituire la Gesammelte Werke (l’opera completa) del Mago dei Paperi. Le pagine, raccolte in spartane buste di plastica, avevano una circolazione limitatissima, cosicché qualcuno, in Italia, si industriò a ...replicare alla perfezione i grandi fogli, utilizzando addirittura una carta quasi identica a quella originale. L’iniziativa ebbe un successo molto superiore alle previsioni: anzi, fu ben presto chiaro che esisteva un’autentica "fame" di Barks, come testimoniavano anche le crescenti quotazioni del "Topolino" tascabile, fino a pochi anni prima addirittura negletto dai collezionisti. Pensare alla progettazione di una collana di volumi rilegati, "The complete Carl Barks", fu un passaggio logico obbligato. Il problema delle fonti, però, nonostante l’edizione tedesca che procedeva assai a rilento, permaneva. Così i volumi rilegati, ovviamente "pirata", che apparvero alla fine degli anni Settanta nel mercato dell’amatoriale (editi da "The Duckie Comic Club" di Woodville, in Nuova Zelanda...), corredati da puntuali, esaurienti e sorprendentemente accurate note storico-critiche, alternarono episodi riprodotti magnificamente con spaventosi rimaneggiamenti di brutte fotocopie, quando mancavano fonti privilegiate. Solo alla fine dell’opera, uscita in 32 volumi più uno a colori con molti oli del Mago dei Paperi, la fondamentale "Carl Barks Library" dell’Another Rainbow fu allegramente saccheggiata, con risultati qualitativi notevoli.