Sono
arrivati praticamente nello stesso giorno di aprile (il 21
Lanciostory, il 22 Robinson),
ma a trent’anni di distanza l’uno dall’altro. Uno gode buona
salute (in fondo è solo un trentenne…), e dell’altro parlano in
tanti, anche se pochi lo hanno visto veramente, perché Robinson
è rarissimo sul mercato dell’usato e nessun editore ha avuto la
voglia e il coraggio di farne una ristampa anastatica. Di
Lanciostory si può dire che resta un riuscito esempio di rivista
contenitore (come Skorpio, del resto) e
rappresenta una valida alternativa, sul piano dell’avventura,
alla massiccia presenza dei “bonelliani”. Tra Robinson e
Lanciostory ovviamente le preferenze dei critici e degli esperti
vanno al primo, se non altro perchè Robinson ha avuto il merito
di aver importato in Italia il grande fumetto americano degli
anni Trenta, con quei personaggi (da Dick Tracy
a Li’l Abner, da Terry e i pirati
allo stesso Tarzan di Hogart) che
rappresentavano forse una novità troppo grande (e in qualche
caso anche difficile) per lettori cresciuti con le storie di
Topolino e Paperino, sia pure inframmezzate dalla saga
fantascientifica di Flash Gordon o dalle avventure africane di
Cino e Franco, oppure dalle magie di Mandrake o dai misteri
dell’Uomo Mascherato. Con Dick Tracy, con Li’l Abner e con Terry
il fumetto spaziava dal poliziesco alla satira di costume,
all’avventura esotica o bellica, facendo un vero salto di
qualità, crescendo di spessore artistico e di contenuti, perché
erano storie che in America venivano lette da un pubblico adulto
ma quasi ignorate dai ragazzi. Con Robinson si fece un errore di
prospettiva, un passo azzardato e in anticipo sui tempi,
pensando di fare un settimanale per ragazzi, i quali invece
restarono disorientati e perplessi non tanto per le tematiche (Dick
Tracy, l’agente X-9 o Rip Kirby sono cicli gialli abbastanza
semplici, seppure con qualche scivolata nella violenza) quanto
per il disegno (crudo e realistico quello di Chester Gould,
ironico e grottesco quello di Al Capp) così lontano dalle
tranquille tavole che
evocavano
panorami esotici (l’Africa o l’Asia di Cino e Franco e Phantom),
momenti di violenza contenuta (l’agente X-9) o scenari
fantascientifici come quelli in cui è immerso Flash
Gordon nella sua battaglia contro il tirannico Ming. La
vita di Robinson è stata breve, appena due anni e 90 numeri, dal
22 aprile 1945 al 5 aprile 1947, ma molti sono stati i fumetti
pubblicati, quasi tutti di qualità: oltre a quelli ricordati
apparvero Bibì e Bibò nella versione di Dirks, il Principe
Valentino di Hal Foster, il Giudice Morris, Broncho Bill e altri
oggi quasi dimenticati. L’inizio fu disastroso, con fumetti
americani di scadente qualità alternati con altri di anonimi
autori italiani nascosti dietro pseudonimi esotici. Quando,
dopo una dozzina di numeri, vennero inseriti Dick Tracy, Terry e
Tarzan, il settimanale decollò, ma senza trovare la forza per
“sfondare” in un mercato che poco tempo dopo avrebbe accolto con
entusiasmo un’infinità di giornaletti, con personaggi raramente
italiani (Kinowa, Tony Falco, Tex, Pecos Bill, Pantera bionda,
ecc.) ma tutti di autori italiani, da papà Bonelli
a Lavezzolo, a Galleppini.
Diverso il percorso di Lanciostory, nato trent’anni dopo, nel
1975, con l’obiettivo di contrapporsi al monopolio
dell’Intrepido e del Monello, i due periodici dell’Universo nati
negli anni Trenta. Lanciostory (come il fratello minore Skorpio)
era pubblicato dall’Eura e per lungo tempo il mercato delle
riviste contenitori è vissuto sullo scontro fra queste due
grosse realtà editoriali. L’Eura e Lanciostory hanno avuto il
merito di aver importato il meglio del fumetto argentino e
sudamericano in genere, offrendo cicli straordinari, dall’Eternauta
di Oesterheld e Solano Lopez a
Sherlock Time dello stesso sceneggiatore e disegni di Alberto
Breccia, da Yor di Collins e
Zanotto a Larry Mannino, ancora di Collins e
Fernandez, fino a tutti i personaggi scaturiti dalla fantasia di
Robin Wood, da Dago a Martin Hel, da Savarese a
Helena, da Nippur a Gilgamesh, che ancor oggi affiancano cicli
di nuovi autori, sempre ai vertici del fumetto mondiale. L’Eura
Editoriale non ha mai trascurato, nelle sue molteplici collane,
gli autori italiani, dai western di Paolo Eleuteri
Serpieri di tanti anni fa, agli attuali John Doe e
Detective Dante, cui sarà dedicato un nuovo mensile ormai dietro
l’angolo. [Carlo Scaringi]
Domenica,
5/6/2005 - Autore: afnews
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